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Presidenziali in Serbia: l’inizio della fine

Benché il governo serbo abbia indetto le elezioni presidenziali al fine di consolidare la propria posizione, l’insuccesso praticamente certo delle elezioni potrebbe essere l’inizio della fine di questo governo

30/09/2003, Željko Cvijanović - Belgrado

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Nonostante il governo serbo abbia indetto le elezioni presidenziali al fine di consolidare la propria posizione, già traballante a causa dei numerosi scandali di corruzione, l’insuccesso praticamente certo di suddette elezioni potrebbe accelerare la soluzione della crisi politica in Serbia, ormai in corso da due anni.

La presidentessa del parlamento serbo Nataša Mićić ha deciso lo scorso 17 settembre che le elezioni, per la terza volta in un anno, si terranno il 16 novembre.

Prima di queste, in due riprese, nel settembre e nel dicembre dello scorso anno, le elezioni presidenziali erano fallite perché non vi aveva partecipato il 50% degli elettori iscritti, come previsto dalla legge per la riuscita delle stesse.

Questa volta, invece, tutti gli analisti sono completamente convinti che le possibilità di una riuscita delle elezioni siano decisamente inferiori di quelle dello scorso anno.

Come primo motivo di questa convinzione viene avanzato il fatto che il quorum non è stato eliminato, nonostante che gli influenti rappresentanti della comunità internazionale a Belgrado abbiano richiesto che si facesse modificando la legge elettorale.

Radio France International ha annunciato, sabato scorso, che l’ambasciatore americano a Belgrado William Montgomery ha espresso le sue lamentele perché il quorum non è stato eliminato, dicendo che si metterebbe piuttosto male se nemmeno dopo le elezioni di novembre la Serbia non riuscisse ad avere un presidente.

Il secondo motivo, secondo il quale si prevede un insuccesso delle elezioni, è l’aumento, rispetto allo scorso anno, dell’apatia degli elettori serbi dovuta ai numerosi scandali e conflitti politici che vigorosamente scuotono il governo.

Alla fine, i principali partiti filo-democratici di opposizione, i quali durante le fallite elezioni hanno avuto i candidati che hanno ottenuto il maggior numero di voti – il conservatore Partito Democratico della Serbia (DSS) di Vojislav Koštunica, e il riformatore G17 Plus di Miroljub Labus – hanno deciso di boicottare le elezioni.

Al posto di quelle presidenziali, i suddetti partiti richiedono dal governo l’indizione di elezioni parlamentari anticipate, cosa che il governo rifiuta con l’intenzione di attendere il termine del mandato, che scadrà nel dicembre del prossimo anno.

Gli analisti affermano che rimane aperta la questione se persino con la partecipazione di Koštunica e Labus andrebbe a votare il 50% degli elettori.

Senza di loro, però, la riuscita delle elezioni è totalmente priva di possibilità, dal momento che secondo i sondaggi gli appartiene un terzo del corpo elettorale.

Ecco perché il loro boicottaggio conduce fino al punto che, con un alto numero di astensioni, alle elezioni non andrà nemmeno più di un terzo degli elettori.

Per questo è rimasta controversa la questione sul perché il governo abbia comunque indetto le elezioni presidenziali, perché, secondo le indagini dell’agenzia Strategic Marketing rese pubbliche il 29 settembre, per Dragoljub Mićunović il candidato alla presidenza della coalizione di governo si è dichiarato solo il 3 percento degli intervistati.

Secondo lo stesso sondaggio, Koštunica come presidente della Serbia avrebbe il favore del 15% degli intervistati, mentre Labus l’8%.

La maggior parte degli analisti concorda sul fatto che nemmeno il governo è interessato alla riuscita delle elezioni. Il governo infatti controlla tale funzione, sin da quando dopo le fallite elezioni dello scorso anno la funzione di presidente venne assunta provvisoriamente da Nataša Mićić, fedele alla coalizione DOS.

Con ciò tutto il potere in Serbia è concentrato nella funzione del premier di governo, che ha esercitato Zoran Djindjić, che è stato sostituito dopo l’attentato del 12 marzo da Zoran Živkovic.

Tuttavia indicendo le elezioni il governo desidera fugare i dubbi della comunità internazionale sull’usurpazione del posto di presidente della repubblica, avendo presente che la Costituzione prevede che il presidente del parlamento possa svolgere la funzione di presidente della Serbia solo per un periodo di due mesi, dopo di che è d’obbligo indire nuove elezioni.

"Se il governo desiderasse la riuscita delle elezioni presidenziali, allora avrebbe eliminato il quorum del 50%" assicura l’analista politico Dušan Pavlović.

Pavlović crede inoltre che il governo desideri il fallimento delle elezioni presidenziali al fine di compromettere tale funzione, avendo presente che la Costituzione in vigore fornisce un alto potere al presidente eletto.

Dal momento che la coalizione di governo non dispone tra le proprie fila di personalità che siano in grado di equivalere a Labus e Koštunica alle prossime elezioni, sta cercando, nell’ambito delle attuali modifiche costituzionali, di diminuire il potere del presidente e di far sì che venga eletto dal parlamento.

Alla fine, la maggior parte degli analisti concorda sul fatto che il governo indebolito è messo alle strette dalle richieste dell’opposizione di indire elezioni parlamentari straordinarie, che secondo le indagini della Strategic Marketing sono appoggiate dai due terzi dei cittadini, mentre con l’indizione delle elezioni presidenziali cerca di distogliere l’attenzione da quelle parlamentari.

La domanda è, però, se riuscirà a farlo dato che la perdita di fiducia nel governo è notevole e molti piccoli partiti della coalizione governativa, composta da 15 membri, cercano il modo di avvicinarsi al DSS e al G17 Plus, che l’indagine pone come i vincitori delle future elezioni parlamentari.

Se Mićunović non dovesse venire eletto, ma nessuna analisi seria e nessuna indagine sull’opinione pubblica prevede il contrario, potrebbe accadere che la maggior parte dei leader della DOS si distanzi da lui e dal Partito Democratico (DS) di Živković, il più potente membro di tale coalizione.

Tale distanziarsi è già iniziato se si considera che il Partito socialdemocratico, membro della DOS, non ha appoggiato la candidatura di Mićunović ed ha contrastato l’indizione delle elezioni senza l’eliminazione del quorum.

Nel frattempo, anche altri partiti della DOS si dichiarano pubblicamente contrari alle elezioni oppure pubblicamente dubitano della loro riuscita, nonostante abbiano appoggiato Mićunović inchinandosi alla posizione della maggioranza della coalizione.

Invece, il vice premier di governo Miodrag Isakov ha osservato che le elezioni presidenziali saranno "un test per l’intero governo della Serbia" e che si sbagliano tutti quelli della struttura di governo che pensano che un eventuale fallimento di suddette elezioni non possa avere conseguenze.

"Nessuno dovrebbe illudersi che questo governo possa sopravvivere se Mićunović non dovesse raggiungere un numero sufficiente di voti" ha detto Isakov.

Benché le possibilità che il quorum venga sfondato proprio non esistono, Mićunović in aggiunta potrebbe essere compromesso dal fatto che il suo principale rivale sarà Tomislav Nikolić, il nuovo leader dell’ultranazionalista Partito Radicale Serbo di Vojislav Šešelj, il quale per via dell’accusa per crimini di guerra è in attesa di processo presso il tribunale dell’Aia.

L’insoddisfazione per il governo ha condotto all’aumento del raiting dei radicali cosicché un buon risultato di Nikolić potrebbe aumentare la paura di una crescita dell’influenza delle forze pro-Milošević.

Se Nikolić riuscisse a motivare i suoi tradizionali e disciplinati elettori, mentre la DOS, i cui elettori si mostrano sempre a favore dell’astensione, non sostiene affatto Mićunović, potrebbe accadere che il candidato radicale danneggi Mićunović, al punto di batterlo.

Questo sarebbe un indimenticabile fiasco dei successori di Milosevic al potere e l’indice del fatto che ogni rinvio delle elezioni parlamentari non fa che accentuare le forze dell’estrema destra e di quelle pro-Milosevic.

La conseguenza di ciò potrebbe essere la definitiva caduta della DOS, i cui piccoli partiti, che si avvicinano al DSS e al G17 Plus, potrebbero far cadere il governo in parlamento e guidare alle elezioni anticipate.

La debacle di Mićunović potrebbe inoltre avvicinare l’influente comunità internazionale, il cui appoggio al compromesso governo è sempre più fragile, all’idea di tenere le elezioni anticipate, dove Kostunica e Labus apparirebbero come l’unico forte ostacolo alla estrema destra che si sta riprendendo.

Vedi anche:
La battaglia di Stalingrado del governo serbo

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