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Presidenziali in Serbia: come un referendum

Terminato il primo turno delle presidenziali la Serbia è spaccata in due, tanto da far apparire referendario il ballottaggio del secondo turno: la Serbia proseguirà lungo il percorso europeo o farà ritorno agli anni novanta?

22/01/2008, Danijela Nenadić - Belgrado

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Il vincitore del primo turno delle elezioni presidenziali in Serbia è Tomislav Nikolic, candidato del Partito radicale serbo (SRS) con il 39,96% di voti. In seconda posizione Boris Tadic, attuale presidente della Serbia e candidato del Partito democratico (DS) per il quale ha votato il 35,41% degli elettori che si sono recati alle urne. Sono questi i dati forniti dalla Commissione elettorale della Repubblica sulla base dello scrutinio del 90% delle schede.

Il risultato dei due candidati che passano al secondo turno delle presidenziali non è motivo di sorpresa per nessuno. La più grossa sorpresa, invece, riguarda i cittadini della Serbia che con un’eccezionale alta affluenza sono andati a votare alle elezioni di domenica. Nessuno degli analisti locali si attendeva un’affluenza di oltre il 60%, e questi dati non erano in possesso nemmeno dei comitati elettorali e nemmeno dei numerosi rappresentanti delle ambasciate e degli ambienti diplomatici.

Già verso mezzogiorno era certo che l’affluenza avrebbe superato tutte le attese e che il suo trend non sarebbe diminuito. Ci si ricorda di una tale insolita atmosfera e di una tale calca ai seggi elettorali solo con le elezioni del 24 settembre 2000, quando Voijslav Kostunica vinse contro Slobodan Milosevic. Tutte le previsioni degli analisti sono svanite, proprio come i timori di alcuni politici secondo i quali le elezioni erano state fissate nel momento sbagliato, ossia nel cuore dell’inverno e nel giorno di San Giovanni, grande festività serba. Come uno sberleffo per gli scettici, domenica in Serbia era un giorno di primavera, e i cittadini hanno deciso di andare prima a votare e poi di andare a celebrare la festa.

Ricordiamo che gli analisti serbi avevano previsto che l’affluenza, nel caso migliore, si sarebbe aggirata attorno al 50%. I "più vicini" sono stati gli esperti del Centro per le libere elezioni e la democrazia (CESID) che hanno annunciato che al voto sarebbe andato circa il 52% dei cittadini aventi diritto. Lo Strategic marketing aveva stimato che avrebbe votato il 46% dei cittadini, mentre il Centro per lo studio di un’alternativa aveva previsto un’affluenza tra il 40 e il 45%. Ancora più in là si era spinto l’analista politico Dejan Vuk Stankovic il quale si attendeva un’affluenza inferiore al 40%. In una dichiarazione per il quotidiano "Politika" Marko Blagojevic, direttore del CESID, ha affermato che la sua organizzazione "ha sbagliato di mezzo milioni di voti. Le nostre previsioni per il secondo turno erano di 3,3 milioni di votanti. Ma a questo punto non so proprio cosa pensare".

Tutto ciò può essere ben sintetizzato con la previsione degli analisti locali. Non c’è nessuno in Serbia che oggi sia in grado di fornire una qualche previsione sui risultati del secondo turno. Gli analisti di cui sappiamo a memoria il nome e il volto si susseguono su tutti i media.

"Ci aspetta una campagna con forti emozioni", "ci sarà un’atmosfera da referendum", "l’essere o non essere del futuro serbo", sono solo alcune delle frasi con cui gli esperti descrivono il secondo turno. È opinione generale che il vincitore del secondo turno avrà una lieve maggioranza, che per il futuro presidente sarà decisivo ogni voto, e che la differenza sarà la più bassa che mai. Le previsioni indicano addirittura che la differenza tra i due candidati non sarà superiore ai 50.000 voti.

Al contrario di quanto si aspettavano prima del primo turno, gli esperti adesso ritengono che ci siano grandi possibilità che al secondo turno l’affluenza sia maggiore che al primo. Invitato ad una trasmissione su RTS Zoran Lucic del CESID ha dichiarato che ci si può aspettare l’affluenza di 4.700.000 cittadini, che sarebbe un risultato equivalente a quello del settembre 2000. Lucic ha aggiunto che è difficile aspettarsi che vengano motivati più elettori, in particolare se si tiene presente che il 10% degli elettori non ha mai partecipato in alcun modo alla vita politica del paese. Lucic, invece, crede che i cittadini intenderanno il secondo turno come un referendum con il seguente quesito: desiderate il proseguimento delle integrazioni europee o il ritorno agli anni novanta?

Proviamo a immaginare per un momento la questione del ritorno agli anni novanta. Per quanto paradossale possa sembrare, per la gran parte dei cittadini il ritorno agli anni novanta non significa un ritorno ad una vita peggiore. I motivi di ciò vanno cercati in alcuni fatti. Primo, la Serbia ha un grande numero di perdenti della transizione che si sentivano più sicuri al tempo dell’ex regime socialista, il quale cercava di "comprare" la pace sociale. Secondo, un grande numero di giovani che votano per la prima o la seconda volta non ricorda gli anni novanta ed è difficile spaventarli con la storia del ritorno ai tempi bui. Allo stesso tempo, questo elettorato di giovani è frustrato e chiuso nelle "quattro mura della Serbia". Alla fine, si stima che i radicali siano riusciti a mobilitare una parte degli elettori del SPS che dal 2000 non andavano alle elezioni e che erano del tutto insoddisfatti. Sono quelli che non hanno mai condiviso l’atteggiamento nazionalista di Seselj e di Nikolic ma ai quali ora il ripulito e ben infiocchettato Nikolic risulta accettabile.

La Serbia europea, come spesso si dice, ha ottenuto un incredibile numero di voti. Non è proprio chiaro da dove Tadic abbia tirato fuori gli elettori, a chi li abbia sottratti, chi ha votato per lui, ma è certo che ha raggiunto un inaspettato buon risultato, il migliore fino ad ora. Tadic ha ottenuto oltre un milione e quattrocentomila voti, dato che supera di 600.000 voti il risultato del DS alle elezioni parlamentari del 2007.

Gli esperti ritengono che le due chiare e contrarie prospettive – quella democratica e quella radicale – abbiano diviso gli elettori. Si sottolinea che la somma dei voti dei candidati democratici sia uguale alla somma dei voti dei candidati dei radicali e dei socialisti La Serbia è polarizzata su una situazione di parità.

Ricordiamo che Tomislav Nikolic alle elezioni presidenziali del 2004, al primo turno, aveva ottenuto la maggioranza dei voti, distanziando Tadic di 87.000 voti. Al secondo turno per Tadic votarono 275.055 elettori in più rispetto a quelli che avevano votato per Nikolic. Questa volta, per via della grande affluenza alle urne, la differenza fra i due candidati è di circa 180.000 voti. La vittoria di uno o dell’altro candidato dipende da alcuni fattori.

Entrambi i candidati hanno il compito di mobilitare tutti gli elettori che hanno votato per loro al primo turno. Continueranno di sicuro a mobilitare anche quelli che non hanno usufruito del diritto di voto. Gli analisti della scena politica affermano che il vincitore delle elezioni sarà colui che sarà in grado di "portare fuori" i cittadini a votare al secondo turno.

Contemporaneamente, il risultato dipende anche dall’appoggio dei partiti politici che avevano i propri candidati o che hanno appoggiato i candidati dei loro partner di coalizione. Cedomir Jovanovic (Partito liberal democratico – LDP) ha già annunciato che appoggerà Tadic con l’obiettivo di impedire il ritorno agli anni novanta. Secondo le parole di Dragan Bujosevic, durante la trasmissione Kaziprst di B92, "gli elettori del LDP anche senza l’invito del loro leader voteranno per Tadic, perché sono più consapevoli di altri di cosa significa la vittoria di Nikolic". Istvan Pastor ha invitato gli elettori ungheresi a votare per Tadic. È attesa la decisione del Partito socialista serbo, e Dragan Bujosevic sostiene che l’appoggio del SPS a Tadic non sarebbe una grande sorpresa. Tuttavia, la maggior parte degli analisti ritiene che l’SPS non appoggerà apertamente nessuno dei candidati ma che inviterà i propri elettori a votare secondo la propria coscienza. Ci si aspetta anche che gli elettori del SPS possano votare per Nikolic.

Velimir Ilic, candidato di Nova Srbija e del Partito democratico della Serbia (NS – DSS) è il maggior perdente di queste elezioni. Nonostante al primo turno sia finito al terzo posto con il 7,41% di voti, Ilic non ha nascosto la sua ira e la sua delusione. Ilic ha ottenuto circa la metà dei voti che aveva ottenuto la coalizione NS – DSS alle elezioni parlamentari dello scorso anno. Domenica sera Ilic non si è fatto vedere davanti ai giornalisti e ai pochi fortunati che sono riusciti a raggiungerlo telefonicamente ha detto che "non crede che Tadic vincerà e che non sa a chi darà il suo appoggio". Ilic ha aggiunto che queste sono state le elezioni peggiori tenute finora e che è stato tradito dai suoi partner di coalizione.

Deciderà, affermano gli analisti in coro, Voijslav Kostunica. Ma per questa decisione dovremo aspettare ancora un po’. La conferenza stampa del DSS che per anni si è tenuta di lunedì è stata rinviata, e ai giornalisti non è stata fornita alcuna spiegazione. Partecipando alla trasmissione Poligraf di B92 l’analista Djordje Vukadinovic, noto per le sue posizioni destrorse e "patriottiche" e per essere vicino al premier serbo, afferma che gli elettori del DSS sono "moralmente inclini al SRS, ma politicamente inclini per il DS". Zoran Lucic del CESID per il quotidiano "Politika" prospetta che "gli elettori di Ilic e Kostunica migreranno verso Tadic e Nikolic nella proporzione di 3 a 1". Nello stesso articolo, Dusan Pavlovic, docente alla Facoltà di scienze politiche di Belgrado, afferma che saranno decisivi i voti di Kostunica e aggiunge che Tadic ha due problemi al secondo turno: "deve lottare per i voti che stanno alla sua destra e alla sua sinistra, e anche per i voti del LDP e NS e DSS, mentre Nikolic lotta solo per i voti del SPS". Il funzionario del Patto di Stabilità Goran Svilanovic crede che Kostunica darà il suo sostegno a Tadic, mentre Sonja Liht, presidentessa della Fondazione per l’eccellenza politica, al quotidiano "Blic" ha dichiarato che "è convinta che il premier dovrà dare una preferenza per tutto ciò che Boris Tadic rappresenta".

Alla fine gli elettori in Serbia avranno occasione di ascoltare le rispettive posizioni dei due candidati in un duello televisivo. Tadic ha invitato Nikolic ad una serie di duelli tv in cui si confronteranno con le rispettive opinioni, ma Nikolic ha accettato di partecipare ad una sola trasmissione e sulla Radio televisione della Serbia (RTS) sulla base di condizioni precedentemente e rigorosamente accordate.

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