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Politiche in Romania: di nuovo socialdemocrazia?

Domenica 11 dicembre in Romania si elegge il nuovo parlamento. Si vota nel paese al secondo posto per povertà nell’Ue, nonostante il tasso di crescita economica più alto dell’Unione

07/12/2016, Mihaela Iordache -

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18 milioni di romeni sono attesi domenica al voto per le elezioni politiche. 6500 invece i candidati iscritti nelle liste elettorali, aspiranti ad occupare uno dei 466 seggi parlamentari (332 deputati e 134 senatori). In gioco vi è la guida del paese per i prossimi quattro anni.

Nell’ultimo anno la Romania è stata guidata da un governo tecnico, costituito in seguito ad ampie proteste di strada contro i partiti tradizionali, accusati di corruzione. Il primo ministro d’allora, il democratico Victor Ponta è stato costretto alle dimissioni.

L’attuale capo del governo, Dacian Cioloș, ex Commissario Ue per l’Agricoltura, ha guidato un esecutivo composto da ministri senza appartenenza politica. Un anno di governo non certo facile e non sono mancate le polemiche su alcuni ministri, costretti a dare le dimissioni.

In vista delle elezioni che si svolgeranno domenica, alcuni membri dell’esecutivo uscente hanno scelto di aderire a un partito e candidarsi per Camera o Senato. Il primo ministro stesso, Dacian Cioloș ha tenuto consultazioni con il Partito Liberale–PNL (da dove proviene anche il capo dello stato) e con il partito di recente formazione USR, l’Unione Salvate la Romania, per verificare la possibilità di rimanere in carica anche dopo le elezioni. Si è però rifiutato di aderire ad un partito specifico.

PNL e USR comunque lo propongono per un nuovo mandato, convinti che quanto dimostrato in quest’anno di governo può raccogliere numerosi voti nell’elettorato.

Sondaggi

Secondo un sondaggio di Avangarde, citato dal canale televisivo Antena 3, il PSD (Partito Social Democratico) è al 43% dei voti, i liberali (PNL) al 27%, l’USR (l’Unione Salvate la Romania) all’8%, ALDE (L’Alleanza dei Liberali e dei Democratici della Romania) al 6%, il PMP (Partito Movimento Popolare) dell’ex presidente Traian Băsescu al 5%, l’UDMR (l’Unione Democratica dei Magiari della Romania) anch’essa al 5%, mentre altre formazioni non raggiungerebbero la soglia del 5% necessaria per accedere nel Parlamento di Bucarest.

Se i dati del sondaggio si confermassero alle politiche dell’11 dicembre, il Partito Social Democratico – che quest’anno ha vinto anche le elezioni locali, compresi i 6 distretti di Bucarest e il sindaco generale della capitale – potrebbe ritornare a governare. In questo caso godrebbe anche dell’appoggio dell’ALDE.

Radiografia del paese

Una vittoria del centro-sinistra in Romania – in un’Europa dove le destre prendono sempre più terreno – non farebbe che confermare che il PSD può godere di un elettorato molto stabile nonostante la Romania in questi anni sia rimasta il secondo paese più povero dell’Unione Europea (circa il 25% della popolazione è al di sotto della soglia di povertà).

La Romania allo stesso tempo è il paese Ue con la crescita economica più alta (per il 2016 le stime del Fondo Monetario Internazionale sono del 5%, mentre le previsioni della Commissione Europea si aggirano intorno al 4,2%). Potrebbe sembrare un paradosso, ma la crescita economica non implica in automatico una diminuzione dell’indice di povertà. Non a caso nel paese il divario tra i più ricchi e i più poveri e tra chi vive nelle grandi città e chi in ambiti rurali, continua ad aumentare.

La diffusa corruzione e il mal assorbimento di fondi europei (che potrebbero essere spesi in progetti per lo sviluppo del paese) sono alcune delle cause della povertà. L’indice di disoccupazione si aggira intorno al 6,4%, mentre lo stipendio netto medio è di circa 470 euro al mese.

La Romania che si appresta a eleggere il nuovo parlamento non è certo un paese privo di contrasti: è al primo posto in Europa per la velocità di internet e internet è presente in tutte le scuole, anche nei più sperduti villaggi dove però, spesso, le toilette si trovano nel cortile, all’esterno dell’edificio principale. Secondo i dati della Commissione europea, nel 2014 l’80% della popolazione che riceveva assistenza sociale viveva in ambito rurale e, in campagna, solo il 34% delle abitazioni avevano il WC dentro l’abitazione.

Le sfide

Tante sono le sfide e i problemi che attendono il nuovo governo di Bucarest. La povertà, le persone con disabilità – circa 750.000 nel paese – e le loro condizioni di vita, le infrastrutture, la scarsa efficienza nell’amministrazione pubblica, la drammatica situazione negli ospedali e, non per ultimo, la corruzione.

Nonostante negli ultimi anni il paese abbia fatto progressi significativi in quest’ultimo campo, e sono stati condannati anche politici che hanno ricoperto incarichi importanti, la corruzione resta una piaga nella società romena. Un ostacolo che frena lo sviluppo del paese. Non è un caso che alle elezioni dell’11 dicembre quasi la metà dei candidati ha problemi con la giustizia: lo sostiene una ricerca pubblicata dal movimento civico “Iniziativa Romania”.

Intanto i responsabili della comunicazione dei due partiti principali – PSD e PNL – sembrano ispirarsi a vicenda: “Osa credere nella Romania”, invitano a fare i Socialdemocratici, mentre i liberali, un po’ più prolissi, invitano così l’elettore: “Osa a credere in una Romania guidata da gente onesta”.

Ora tocca ai romeni di osare in numero sempre più grande e andare a votare. I romeni che abitano all’estero avranno a disposizione nei paesi di residenza 417 seggi, 111 in più rispetto alle elezioni parlamentari del 2012 e 123 in più rispetto alle elezioni presidenziali del 2014 quando in molti, da Parigi a Torino, non riuscirono a esprimere il loro voto entro la chiusura delle urne.

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