Peaks of the Balkans: per un turismo virtuoso e vincente
Un premio ricevuto direttamente dalla mani di Bill Clinton. Al progetto Peaks of the Balkans, trekking transfrontaliero tra Kosovo, Albania e Montenegro è stato recentemente assegnato il Tourism for Tomorrow – Destination Stewardship Award . Ne abbiamo parlato con Kirsi Hyvaerinen, consulente presso l’organizzazione turistica montenegrina e membra del comitato direttivo di Peaks of the Balkans
I Tourism for Tomorrow awards, rilasciati ogni anno dal World Travel and Tourism Council (WTTC), sono tra i più prestigiosi riconoscimenti internazionali in materia di turismo sostenibile. Un’ampia giuria composta da esperti in governance del settore turistico – provenienti sia dal mondo accademico che politico-istituzionale – o direttori di autorevoli riviste come il National Geographic, al termine di un rigido processo di valutazione seleziona quelle esperienze distintesi per attenzione alla sostenibilità dei processi; cura dei beni (ambientali, culturali, sociali – in una parola: l’universo dei commons) trattati; rafforzamento della coesione territoriale e sociale tramite il coinvolgimento diretto delle comunità locali.
Peaks of the Balkans – un percorso di trekking transfrontaliero tra Kosovo, Montenegro e Albania – si è aggiudicato il 9 e 10 aprile scorsi il primo premio nella sezione Destination stewardship award assegnato a destinazioni turistiche caratterizzate da reti di istituzioni pubbliche, organizzazioni profit e no-profit unite però dal riferimento a modelli sostenibili di gestione dell’offerta turistica.
Della rete di Peaks of the Balkans (nata su iniziativa delle organizzazioni turistiche montenegrine, kosovare ed albanesi coadiuvate dalla Cooperazione tedesca,GiZ) fa parte anche Rugova Experience, associazione kosovara di promozione del turismo nell’area di Peja/Peć, nata e sostenuta dalla cooperazione trentina. L’Associazione Trentino con i Balcani, già Tavolo Trentino con il Kosovo, ha infatti messo a disposizione del progetto le proprie competenze e soprattutto quelle della SAT (la sezione trentina del CAI), sia in fase di realizzazione della sentieristica che nella creazione della rete di accoglienza (guesthouse) basata sulla metodologia tutta italiana dell’albergo diffuso. Questo è avvenuto soprattutto durante gli ultimi ultimi anni con l’Azione Verticale 2C “Valorizzazione del Turismo Ambientale” nel contesto del Programma Seenet, anche se i primi passi in tal senso affondano le radici già nei primi anni di cooperazione comunitaria tra il Trentino e Peja/Peć.
Va poi segnalato l’ulteriore contributo del CAI, e della SAT in particolare, con il "test trekking", realizzato dal 22 al 30 giugno 2012 su tutto il tracciato di Peaks of the Balkans. Oltre ad aver fornito al partenariato (soprattutto alle guide e ai gestori delle guesthouse) preziosi consigli per migliorare gli aspetti tecnici ed escursionistici del percorso, esso ha contribuito in maniera determinante, grazie all’estesa e capillare rete delle sezioni locali del CAI, a far crescere nel pubblico italiano l’interesse per quest’area dei Balcani e per il trekking stesso. Da quest’estate chiunque potrà iscriversi ai viaggi di gruppo promossi da ViB nei mesi di giugno e luglio o in alternativa, per gruppi già formati di minimo 7 persone, scegliendo a piacimento il periodo di partenza (compreso tra il 1 giugno e il 10 ottobre).
Nei prossimi mesi una sezione del nostro sito si inoltrerà lungo i paesaggi, la storia e i sincretismi culturali sorti nelle valli attraversate dal Peaks of the Balkans, seguendo le attività del nascente progetto “Il sentiero del gusto” ideato dalla nostra associazione in collaborazione con Slow Food International e Rugova Experience, teso a valorizzare produzioni locali ed unicità enogastronomiche della regione alpina transfrontaliera a cavallo tra Kosovo, Albania e Montenegro.
Nel frattempo abbiamo fatto due chiacchiere con Kirsi Hyvaerinen, consulente presso l’organizzazione turistica montenegrina, di ritorno da Abu Dhabi dove ha partecipato alla cerimonia di premiazione del Tourism for Tomorrow Awards assieme alla folta delegazione del Peaks of the Balkans. Come si evince dalle parole di Kirsi, la vittoria di questo premio – dotato di un alto grado di legittimità internazionale – potrebbe rappresentare una grande opportunità per questi paesi: dare piena cittadinanza, specialmente a livello politico e di decision-making, ad un diverso modello di turismo che prenda sul serio il concetto di sostenibilità, nei suoi multiformi significati e traduzioni pratiche. Dotando riflessivamente gli attori locali di riferimenti “oggettivi” con i quali abitare il proprio presente, senza farsi travolgere da processi globali sfuggenti (per lo sguardo locale dunque parziale dell’osservatore, per l’immensità del tema) e ad oggi quasi sempre invasivi, come il turismo di massa giunto recentemente anche in alcune zone del Sud-Est Europa con il suo corredo di degrado ambientale e omologazione culturale. “Rispetto al globale mi sento intellettualmente piccolo” ha ammesso recentemente Carlo Donolo, “ma penso che ogni granello di sabbia sia il benvenuto”. Benvenuto, Peaks of the Balkans.
Quali sensazioni e ricordi le ha lasciato la cerimonia di premiazione ad Abu Dhabi?
Da una parte la ricchezza umana e paesaggistica della regione, ma anche la consapevolezza che i nostri territori – la regione del progetto Peaks of the Balkans –, sono in grado di offrire qualcosa di unico e per certi versi più affascinante, potendo contare su un’idea di turismo autentico, in simbiosi con la natura, la cultura e le comunità locali. Le narrazioni e memorie racchiuse tra queste valli donano all’offerta turistica un valore umano aggiunto, che il visitatore difficilmente dimenticherà al termine dell’esperienza di viaggio.
L’atmosfera durante la cerimonia era eccitata ed eccitante, specialmente quando il relatore principale – l’ex presidente degli Stati Uniti Bill Clinton – di fronte ad una platea di mille persone composta dai dirigenti dell’organizzazione Travel and Tourism, riferendosi ai Balcani ha detto: “Una delle più chiare manifestazioni di uno stato di pace è la possibilità di viaggiare” per poi descrivere i paesi del Peaks of the Balkans in modo molto positivo (il Montenegro lo ha definito “di una bellezza da togliere il respiro”). Sebbene la proclamazione ufficiale non era ancora giunta, già ci sentivamo vincitori! La sera infine abbiamo pianto di gioia al momento dell’annuncio – arrivato nel più classico dei modi: “And the winner is…”. Guardando alla forte competizione nella quale ci siamo trovati a dover gareggiare, è stato un doppio onore scoprire di aver ottenuto il primo premio.
Per ottenere il Tourism for Tomorrow – Destination Stewardship Award i candidati devono dimostrare di possedere severi requisiti connessi alla gestione dell’offerta turistica. In che modo Peaks of the Balkans ha raggiunto questi obiettivi?
Il lavoro portato avanti negli ultimi due anni non può che considerarsi positivo, altrimenti non saremmo nemmeno stati ammessi alla selezione finale del premio. Il cammino verso Abu Dhabi è infatti molto lungo, composto da diversi livelli di giudizio comprendenti anche missioni in loco di un valutatore che nel nostro caso ha incontrato una quarantina di soggetti, dalle ONG locali a operatori del settore turistico, sino a rappresentanti di municipalità e ministeri. Ciascun livello lavora indipendentemente da quello superiore o inferiore, così che la giuria finale è completamente autonoma nell’assegnare il premio.
Il progetto sta giocando un ruolo dirimente nel preservare l’eredità naturale, culturale e spirituale della regione, come anche nel ricostruire legami fiduciari, opportunità di collaborazione economica e politica tra i tre paesi coinvolti. Le attività si sono concentrate in particolare sullo sviluppo (attraverso momenti formativi e di capacity building) di organizzazioni turistiche all’interno delle piccole comunità attraversate dal percorso di trekking. Parallelamente si è lavorato a livello transfrontaliero per facilitare la mobilità tra i tre paesi. Peaks of the balkans è il simbolo di un partenariato virtuoso tra Albania, Kosovo e Montenegro, che acquista un significato speciale se pensiamo che questi territori hanno conosciuto nel recente passato periodi di forte instabilità.
Oggi chiunque può raggiungere e viaggiare attraverso questi luoghi, “sicuri” sotto ogni punto di vista; una volta giunti a destinazione si rimarrà piacevolmente sorpresi nel constatare inoltre che il modello di turismo proposto coniuga tutela e valorizzazione dei territori innescando ricadute positive in termini economico-sociali.
La strada verso la perfezione è tuttavia ancora molto lunga, e la vittoria di questo premio rappresenta un piccolo seppure importante traguardo. La vera sfida sul lungo periodo è far passare il nostro messaggio al mondo intero, in primis a tutte le persone che visitano la regione. Detto in termini pratici, continuare a sviluppare pratiche virtuose oltre che cooperative sul terreno della sensibilizzazione ambientale, la protezione e promozione territoriale e condividere tali approcci sia con i soggetti impegnati nel campo del turismo sostenibile, sia con le stesse comunità locali che di questi luoghi sono i veri custodi, nella speranza che lo sforzo fatto contrasterà lo spopolamento delle aree montane trovando nuove ragioni e stimoli per rimanere a vivere sotto lo stesso tetto dei propri nonni e bisnonni. Per concludere, l’indicatore del nostro successo potrebbe essere misurato attraverso il numero di camini fumanti in un villaggio a rischio spopolamento, o il numero di bambini iscritti alla scuola di quel villaggio.
Il World Travel and Tourism Council è un organismo riconosciuto a livello mondiale. Pensa che questo premio possa promuovere le Alpi Dinariche – e più in generale le zone interne dei Balcani – come destinazione di turismo sostenibile?
Penso proprio di sì, e conferme in tal senso ci stanno arrivando dall’interesse mediatico creatosi nelle ultime settimane. Già il fatto che l’immaginario legato ai Balcani stia migliorando giorno dopo giorno, potrà fare da traino per l’intera regione. Se poi si apriranno prospettive di trasferimenti di know-how da o verso altri modelli provenienti da altre parti del mondo, saremo ben lieti di sfruttare queste opportunità di scambio e arricchimento reciproco.
Il punto di forza del progetto mi sembra si trovi da un lato nel sistema di governance orizzontale stimolato dalla presenza di soggetti sia pubblici che privati, o provenienti dal settore non governativo locale e internazionale; dall’altro lato, una rete transfrontaliera di cui fan parte ben tre paesi. E’ difficile avere a che fare con questa “pluralità di voci”?
Di sicuro è una sfida, anche solo per il fatto che non c’è una lingua ad unire i soggetti coinvolti ma tutto dev’essere affrontato in montenegrino e albanese. Se però esiste un livello minimo di condivisione degli obiettivi, oltre ad una comprensione generalizzata riguardo i significati sociali, economici ed ecologici sottostanti al progetto stesso, allora la questione precipua non è più legata alla disponibilità a cooperare quanto piuttosto ai problemi di coordinamento e comunicazione.
Le distanze ridotte – grazie alle quali i vari partner possono incontrarsi fisicamente in modo regolare – unite agli strumenti comunicativi offerti dalla tecnologia moderna hanno permesso di gestire queste criticità. Speriamo che i media locali e nazionali tengano viva l’attenzione su questo progetto, intervistando viaggiatori e tour operator stranieri che stanno investendo nel trekking. In questo modo si accrescerebbe la consapevolezza della società civile locale sulla peculiarità di tale esperienza, incoraggiandoli a provarla di persona.
Quali saranno gli immediati passi futuri per Peaks of the Balkans?
Innanzitutto bisogna mantenere la qualità e gli standard offerti sino ad oggi, dai servizi ai turisti sino alla promozione del percorso, e per far questo servono risorse economiche. Il prossimo incontro operativo del direttivo è previsto per il mese di maggio, e di lì a poco partirà anche la stagione estiva con l’arrivo di turisti da varie parti del mondo.
Vorremmo inoltre che quest’anno fosse celebrato da tutte le comunità locali poste lungo il percorso come "l’anno del Peaks of the Balkans”, affinché le amministrazioni comunali investano ulteriormente in tale progetto sia a livello infrastrutturale che dei servizi offerti, sempre nel rispetto dei parametri qualitativi condivisi in partenza.
Allo stesso tempo le municipalità dovrebbe agire anche in modo più deciso nel contrastare progetti e modelli di sviluppo che mettano a rischio il delicato equilibrio di questa splendida regione. Tutti infatti sono chiamati a prendere giuste decisioni, sia quando si debba costruire un edificio o nel prendersi cura dei propri rifiuti domestici.
Lei lavora come consulente presso l’organizzazione turistica del Montenegro. Questo paese sembra seguire un “doppio binario” se si guarda al turismo: nelle regioni interne prevale un’offerta turistica rispettosa dell’ambiente e mossa da criteri di sostenibilità. In alcune zone litoranee invece poco è stato fatto per combattere speculazione edilizia e consumo del suolo, ponendo l’intera costa a rischio di overgrazing – usura dei suoi beni paesaggistici non più riproducibili nel tempo. La vittoria del Tourism for tomorrow award potrebbe stimolare una discussione a livello nazionale su questa apparente contraddizione?
Non siamo di fronte a nessun tipo di “doppio binario”. E’ comunque sempre difficile far convivere logiche appropriative da “tutto e subito”, orientate al massimo profitto nel breve periodo, con procedure di gestione e allocazione di risorse mosse da principi responsabili e trasparenti. E’ necessaria una leadership forte per dire “no” a determinate pressioni e mantenersi in linea per esempio con gli indirizzi della Tourism Development Strategy to 2020.
Riguardo alla sua domanda – sì, questo importante riconoscimento accordato da un’istituzione mondiale così prestigiosa come il WTTC potrebbe e già sta spingendo a prender consapevolezza su questioni che investono i valori-scopo afferenti al turismo. Guardando cosa accade da altre parti del mondo, ci accorgiamo che nei paesi dove oggi si trovano le esperienze più virtuose in ambito turistico, con politiche responsabili e leadership nazionali preoccupate delle future generazioni, a guardar bene abbiamo a che fare con equilibri sistemici frutto di lunghi processi di apprendimento, durati anche più di quindici anni. Anche nel nostro caso spero e mi auguro che si impari dagli errori compiuti nel passato recente, affinché prevalgano principi che mettano al centro un modello di competitività tanto per le singole destinazioni turistiche quanto a livello di sistema-paese più improntati alla sostenibilità sul lungo periodo che non al profitto individuale nel “qui e ora”.
A proposito, il mio mandato come consulente presso l’organizzazione turistica del Montenegro è giunto al termine: dopo essere arrivata qui per la prima volta nel 2003, averci lavorato e vissuto ininterrottamente dal 2006 ad oggi, ho deciso di porre fine a quest’esperienza. Nessun rimpianto comunque, ma uno splendido finale dopo le innumerevoli attività realizzate in questi anni a contatto con altre persone, sempre guidata dal motto “le cose difficili valgono la pena di essere affrontate”.
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