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Passioni macedoni

A Sofia, il momentaneo successo della Grecia nella disputa del nome con la Macedonia, costata al paese l’invito alla Nato, è stata interpretata da alcuni come segno della necessità di un irrigidimento dei rapporti con Skopje nell’affrontare questioni storiche e di minoranze mai risolte

30/04/2008, Tanya Mangalakova - Sofia

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Il 31 marzo scorso a Sofia è stato presentato il libro "La politica bulgara nei confronti della Repubblica di Macedonia", attraverso il quale si chiede alle autorità bulgare di insistere col governo di Skopje affinché ai bulgari di Macedonia vengano riconosciuti gli stessi diritti delle altre comunità etniche nel paese. Nel libro, pubblicato in bulgaro, macedone ed inglese, si parla in modo diretto della presenza di una minoranza bulgara in Macedonia.

Gli autori della pubblicazione insistono perché cessi quella che definiscono la repressione subita dai cittadini macedoni che si definiscono bulgari. "Questa repressione include interrogatori di ore ed ore subiti da cittadini della Repubblica di Macedonia, per il solo motivo di essersi dichiarati di etnia bulgara, licenziamenti dal lavoro, pressioni subite da organizzazioni sociali e culturali bulgare e così via", recita un passaggio del testo.

Altra richiesta avanzata riguarda lo stop a testi e manuali di storia che falsificherebbero gli avvenimenti del passato, e in cui lo stato e la nazione bulgara vengono descritti in termini offensivi, che arriverebbero a sfiorare un aperto razzismo. Le autorità di Skopje dovrebbero invece far sì che nei manuali da questa approvati venga ribadita l’identità storica bulgara di importanti figure del passato comune, come Sveti Kliment Ohridski, lo Tzar Samuil, i fratelli Miladinovi e Gotze Delchev. Si insiste inoltre sul processo di restauro delle iscrizioni cancellate o riscritte in chiese, monasteri, icone, affreschi, fontane e ponti sul territorio macedone.

La pubblicazione, che nel suo complesso raccomanda un irrigidimento del tono del dialogo tra Sofia e Skopje, è opera di un’equipe che ha raccolto diversi esperti della "questione macedone", come il noto nazionalista Bozhidar Dimitrov, direttore del Museo Nazionale di Storia, diversi storici dell’Accademia delle Scienze bulgara, e membri della "lobby atlantica", soprattutto nella persona di Lyubomir Ivanov, presidente del Club Atlantico.

"La politica bulgara nei confronti della Repubblica di Macedonia", finanziato dalla fondazione "Manfred Wörner", è stato presentato alcuni giorni prima del summit Nato di Bucarest, dove la Macedonia ha visto negarsi l’invito ad entrare nell’Alleanza Atlantica. La pubblicazione, come ha dichiarato ad Osservatorio Lybomir Ivanov, suo principale autore, è stata fatta circolare all’interno delle istituzioni bulgare all’inizio del 2008.

Secondo Ivanov, questo rapporto influenzerà direttamente la politica ufficiale bulgara nei confronti dello stato vicino. "Con l’ingresso della Bulgaria nell’Ue, si sono create le condizioni per una nuova base su cui fondare le nostre relazioni con la Macedonia, che come tutti sanno, fin dai tempi della Jugoslavia di Tito sono tutt’altro che buone, una nuova base che risponda ai legami storici di chi abita da una parte e dall’altra del confine". Per Ivanov il ritardo dell’integrazione della Macedonia nell’Ue e nella Nato è diretta conseguenza dell’insistere nella ricerca di una storia mai accaduta.

"Quando si vive in un mondo artificioso, prima o poi ci si scontra con la realtà circostante. Proprio questo è successo ai macedoni a Bucarest. Volevano ricevere un invito dalla Grecia, ma senza venire a patti con la posizione di Atene. Spero che questa si riveli una lezione utile. Con questa scelta, la Macedonia si discosta dalla direzione comune presa nel resto della regione".

Già prima del summit di Bucarest, Dimitar Tzanchev, portavoce del ministero degli Esteri, aveva annunciato che la Bulgaria continuerà a sostenere l’avvicinamento della Macedonia alla Nato, ma che "l’aiuto non sarà incondizionato". La Bulgaria segue con attenzione lo svilupparsi dei negoziati tra Macedonia e Grecia sulla questione del nome, ed insiste perché vengano presi in considerazione tutti i fattori storici e culturali legati alla questione macedone. Lyubomir Ivanov ricorda che una parte della Macedonia geografica è parte del territorio bulgaro. "Un nome in grado di risolvere la disputa con i greci, ma problematico per la Bulgaria, sarebbe per noi una soluzione accettabile", sostiene Ivanov, sottolineando che, dal punto di vista di Sofia, la storia dei macedoni è parte della storia e dell’identità bulgara.

L’invito affinché le controversie sulla storia vengano affrontate soltanto in ambito accademico, viene molto spesso aggirato dai politici. All’inizio di marzo 2008, a Veles è stato distrutto il monumento a Todor Aleksandrov, una delle tante figure storiche contese, che era stato eretto nel cortile di casa di Dragi Karov. Il 4 dello stesso mese il presidente bulgaro Georgi Parvanov, durante l’incontro avvenuto nella cittadina di Melnik con il suo collega macedone Branko Crvenkovski, ha consigliato agli "amici macedoni", di leggere con più attenzione la figura storica di Aleksandrov, che per due volte ha rianimato il Vmro. Secondo Parvanov, dallo smantellamento del monumento si dovranno tirare varie somme politiche. Parvanov ha poi indicato altri casi che contribuiscono a dare l’impressione di vari tipi di pressione esercitati nei riguardi di cittadini macedoni che si ritengono bulgari.

A Melnik, Crvenkovski è stato accolto da attivisti del Vmro bulgaro, che mostravano cartelli con slogan come "Senza diritti per i bulgari in Macedonia niente Nato", e "Giù le mani dalla storia bulgara".

Il caso del monumento a Todor Aleksandrov a Veles ha avuto un suo corollario il 20 aprile, quando a Skopje è stato arrestato Viktor Kanzurov, giornalista free-lance. Kanzurov aveva fatto un discorso proprio in occasione dell’inaugurazione del monumento, nel quale aveva invitato i cittadini macedoni che si sentono bulgari a vincere la paura, e a dichiarasi ad alta voce. Alcuni giorni dopo, sul quotidiano "Vecer", Kanzurov è stato definito "candidato leader dei tatari in Macedonia e nuovo ‘Khan’", (su molti media macedoni, i bulgari vengono descritti come "tatari", N.d.A.).

Il giornalista è stato poi liberato, non prima che molti media macedoni si siano soffermati sull’accusa, non dimostrata, di "esibizionismo".

Il ministero della Giustizia di Sofia è sommerso ogni giorno da masse di macedoni, venuti a richiedere la cittadinanza bulgara. Secondo Boyko Rashkov, vice ministro della Giustizia, ogni settimana pervengono più di 250 richieste, soprattutto da Moldavia, Russia, Ucraina e Macedonia. Fino ad oggi le domande depositate sono circa 61mila.

Georgi Cholakov, nato a Veles, è uno tra i tanti macedoni che hanno richiesto un passaporto bulgaro. Si definisce bulgaro di Macedonia, e vede il proprio futuro in una grande città europea come Sofia. Georgi è ottimista, e pensa che non gli sarà difficile trovare un lavoro nella capitale bulgara, visto che molti macedoni già lavorano nelle cittadine di Radomir e Pernik, più vicine al confine con la Macedonia. Sempre secondo Georgi, l’integrazione europea della Macedonia è "ad un livello miserrimo", e il paese al momento è totalmente isolato. E’ convito che la propaganda del periodo jugoslavo contro la Bulgaria sia ancora attiva, e vorrebbe che la minoranza bulgara fosse citata nella costituzione macedone, con garanzie sulla difesa dei diritti umani di questa comunità.

In Macedonia, solo una piccola minoranza si ritiene bulgara. La grande maggioranza dei cittadini è legata alla propria identità e al nome del giovane paese. C’è chi è pronto anche a sacrificare i propri interessi economici, come è successo a Sofia il 21 marzo, quando agenzie turistiche macedoni hanno abbandonato la fiera turistica intitolata "Vacanze termali", a causa del cartello che recitava "Ex Repubblica Jugoslava di Macedonia", al posto di "Repubblica di Macedonia".

Doncho, circa 50 anni, proprietario di un albergo ad Ohrid, ritiene che la gente, in Macedonia, sia molto delusa dal sostegno dato dalla Bulgaria alla Grecia sulla questione del nome. "Posso vivere senza Nato, ed anche senza Ue. Voi bulgari siete nell’Unione, ma i vostri stipendi sono più o meno come i nostri". Doncho si infervora quando si parla del mancato invito a Skopje al summit di Bucarest. "A Bucarest si ripete quanto successo nel 1913 (quando al congresso di pace la Serbia ricevette la Macedonia del Vardar, la Grecia quella egea e la Bulgaria quella del Pirin N.d.A.). Resisteremo! Se serve aspetteremo decenni per entrare nella Nato, ma non faremo compromessi sulla questione del nome. Cosa dirò a mio figlio, quando mi chiederà lui che cos’è?"

Lo scontro tra Grecia e Macedonia va avanti da anni. Anche le passioni "macedoni", tra Sofia e Skopje ancora non si sono raffreddate. Nel frattempo, l’unica strada che collega le due capitali, poco più che una striscia di asfalto malandato, è vuota. Al contrario di quanto succedeva negli anni ’90, ogni movimento di macchine, autobus e camion sembra essere scomparso.

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