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Ossezia del Sud, nessuna unione alla Russia

Era quasi tutto pronto per il referendum che avrebbe consentito l’unificazione dell’Ossezia del Sud alla Federazione russa. Tuttavia nell’ultimo periodo il quadro è cambiato, sia da parte russa che da parte ossetina e il tutto si è risolto in una maggiore integrazione senza annessione

14/06/2022, Marilisa Lorusso -

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Dopo una primavera di dichiarazioni di fuoco durante la quale ha regnato la più assoluta indecisione, l’ennesimo referendum promosso da Anatolij Bibilov che avrebbe portato l’Ossezia del Sud in Russia non si terrà.

La questione ossetina

L’Ossezia del Sud è una delle due aree della Georgia che in seguito a due guerre – una negli anni della frammentazione dell’Unione Sovietica, e una nel 2008 – non è controllata dal potere centrale. In questi anni di esistenza come entità de facto l’Ossezia del Sud si è progressivamente isolata dal resto del paese e a livello internazionale. Ha invece creato un rapporto di dipendenza totale dalla Russia che ne sostiene il secessionismo e che dal 2008 ne riconosce l’indipendenza. Per la Georgia e per il resto del mondo (eccetto Nauru, Venezuela, Nicaragua e Siria) l’Ossezia è parte della Repubblica di Georgia e sotto occupazione russa.

C’è un formato di negoziazione internazionale, le Discussioni Internazionali di Ginevra, che dovrebbe portare a una soluzione politica del quadro che si è creato dopo la guerra del 2008. Questo formato diplomatico è presieduto da Unione Europea, Osce, Onu e vi partecipano Georgia, Russia, Stati Uniti e le due entità de facto: Ossezia del Sud e Abkhazia che si trova nella stessa situazione. Dall’aggressione russa contro l’Ucraina questo formato è sospeso, anche se i co-presidenti stanno continuando a mantenere i contatti con le parti, e a viaggiare nella regione, salvo la Russia.

Oltre a questo formato c’è una missione dell’Unione Europea in Georgia che è in contatto con la parte ossetina attraverso un meccanismo scaturito dalle negoziazioni di Ginevra per la soluzione e prevenzione di incidenti fra le parti. Questo meccanismo è ancora attivo.

C’è poi un ulteriore meccanismo, bilaterale, russo-georgiano con un profilo più tecnico che riguarda la soluzione di questioni inter-statali emerse dopo il riconoscimento russo delle due regioni georgiane, e che è a sua volta interrotto negli incontri in presenza, ma non negli scambi fra i due incaricati, il russo Grigorij Karazin e il georgiano Zurab Abashidze.

Nessuna di queste parti attive a diverso titolo, pare essere stata coinvolta nel processo decisionale che avrebbe portato a marzo il presidente uscente Bibilov a lanciare la raccolta firme per un referendum che avrebbe completamente scardinato tutti i meccanismi messi in piedi per la risoluzione pacifica di questo conflitto protratto, anche se la reazione di alcuni esponenti russi lascia intendere che ci poteva essere stato un qualche accordo di massima o almeno una valutazione sospesa di possibile fattibilità da parte di Mosca.

Il referendum

A maggio il quadro intorno al referendum è iniziato a cambiare. In contemporanea alla pressione sempre maggiore esercitata dalla Russia per la sospensione delle sanzioni inflittele per l’aggressione all’Ucraina, hanno cominciato a emergere dichiarazioni che mettevano sempre più in forse il referendum. Ha preso la parola in merito Grigorij Karazin, che oltre a essere stato a lungo vice ministro degli Esteri e capo-delegazione russo nel formato di Ginevra, è anche senatore e presidente del Comitato del Consiglio Federale per gli Affari Internazionali, nonché l’incaricato di vari dossier sulle questioni transfrontaliere russe. Karazin ha reso noto che aveva discusso con la parte georgiana la questione del referendum, e che aveva preso atto delle preoccupazioni di Tbilisi in merito.

Il 24 maggio è intervenuto in merito il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov che ha sollevato una questione di plausibilità legale dei termini del referendum. Il testo del quesito referendario che sarebbe stato sottoposto ai circa 40.000 elettori ossetini il 17 luglio era infatti: “Sei favorevole alla unificazione della Repubblica dell’Ossezia del Sud con la Russia?”. Queste parole, secondo Peskov, avrebbero implicato la creazione di una nuova realtà statuale, uno stato russo-ossetino, un nuovo stato, condizione non accettabile per la Russia. In verità è una interpretazione piuttosto bizzarra.

Il testo del referendum in Crimea, pienamente supportato dalla Russia e accettato come valido strumento legale per giustificare l’annessione nel 2014, parlava di riunificazione della Crimea con la Russia come soggetto federale della Federazione Russa, e non c’è motivo per cui questa interpretazione non sarebbe potuta essere estesa all’Ossezia del Sud, se non evidentemente valutazioni di opportunità di creare un ulteriore fronte di scontro con la comunità internazionale.

Integrazione sì, annessione non ora

L’interpretazione del quesito referendario del Cremlino è stata la palla presa al balzo dal neo-eletto presidente de facto Alan Gagloev, che ha immediatamente sposato la causa russa. Ha infatti lamentato che inizialmente si era parlato di un quesito referendario articolato come: “Sei d’accordo a diventare soggetto della Federazione Russa?”, e non di una unione di due stati per crearne un terzo, secondo appunto la nuova scuola d’interpretazione moscovita. Gagloev ha poi sollevato la questione dei costi, che erano di 32 milioni di rubli, e che senza l’ok del Cremlino di fatto erano soldi buttati. Come ricordato, Gagloev è uno dei firmatari per il referendum, ma non ne è un promotore.

Insomma, questa nuova annessione russa si è risolta per il momento con un decreto, il № 315 del 30 maggio 2022, che così recita: “[…] Vista l’incertezza relativa alle conseguenze giuridiche della questione sottoposta a referendum ai sensi del Decreto del Presidente della Repubblica dell’Ossezia del Sud del 13 maggio 2022 ‘Sulla convocazione del referendum della Repubblica dell’Ossezia del Sud’, riconoscendo l’inammissibilità di una decisione unilaterale su un referendum su questioni che incidono sui legittimi diritti e interessi della Federazione Russa, sostenendo pienamente l’iniziativa dei cittadini della Repubblica dell’Ossezia del Sud sull’ulteriore integrazione della Repubblica dell’Ossezia del Sud e della Federazione Russa, […] decido: 1. di condurre senza indugio consultazioni con la parte russa sull’intera gamma di questioni relative all’ulteriore integrazione della Repubblica dell’Ossezia del Sud e della Federazione Russa. […] 3. Fino al completamento delle consultazioni, di sospendere la validità del decreto del Presidente della Repubblica dell’Ossezia del Sud del 13 maggio 2022 ‘Sulla convocazione del referendum della Repubblica dell’Ossezia del Sud’".

Per il momento si torna ai formati consolidati, per quanto tutto sia divenuto più fragile sotto i colpi inflitti all’area dalla catastrofe ucraina.

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