Naufraghi
Austerità, è la parola d’ordine anche in Romania. Il Presidente e il governo annunciano tagli alla spesa pubblica. A pagare saranno soprattutto i dipendenti pubblici, scesi in piazza nella più grande dimostrazione dai giorni della caduta del regime nel 1989
La nave Romania rischia di naufragare e il suo capitano annuncia misure di austerità. Dopo aver mantenuto il timone alle scorse presidenziali, il presidente Traian Baesescu (ex capitano della marina mercantile) ha fatto sapere in diretta tv a reti unificate le misure anticrisi che adotterà a breve il governo. A due settimane da quell’annuncio in molti, mobilitati dai sindacati, si sono riversati in strada e hanno dato vita alla più grande protesta mai avvenuta dalla Rivoluzione del 1989.
Basescu, pur dando per scontato un calo di popolarità, spera almeno si salvare l’immagine del Partito Democratico Liberale (PDL) di cui è mentore spirituale. Proprio per questo non è stato l’attuale premier e presidente del PDL Emil Boc ad annunciare per primo le misure convenute con il Fondo Monetario Internazionale ma lo stesso Basescu. Sarà però Boc ad assumersene la responsabilità in Parlamento.
Le misure riguardano una diminuzione del deficit Pil-indebitamento dal 7,2% al 6,8%, condizione posta dal Fondo Monetario Internazionale per erogare altri finanziamenti al paese. E prende sempre più terreno l’ipotesi che Boc sia una vittima sacrificale e che verrà sostituito dal presidente Basescu quando la situazione sociale diverrà insostenibile.
Tra le misure principali per la riduzione del deficit i tagli alla spesa pubblica. Molti romeni vivranno in prima persona una riduzione degli stipendi pubblici del 25%, di pensioni e sussidi del 15%. Misure radicali in un paese che è il penultimo nell’Ue per indice di povertà e dove lo stipendio medio mensile è di circa 350 euro e la pensione di 170 euro.
I più colpiti saranno i dipendenti statali: sono 1,3 milioni, un romeno su tre lavora per lo stato. Ma pure nel settore privato vi sono molte preoccupazioni: anche qui gli stipendi subiranno delle flessioni e i consumi si ridurranno drasticamente.
Spinti da queste preoccupazioni, mercoledì 19 maggio, decine di migliaia di dipendenti pubblici – insegnanti, ferrovieri, lavoratori delle aziende statali, poliziotti. giornalisti delle emittenti pubbliche – ma anche pensionati e studenti, si sono radunati in Piazza Vittoria a Bucarest davanti alla sede del governo per protestare contro i tagli annunciati e convenuti con il Fondo Monetario Internazionale da dove del resto ormai da un po’ di tempo arrivano i soldi per pagare salari e pensioni.
I giorni prima erano scese in piazza a protestare al suono di giocattoli e sonagli le mamme con i loro figli, che non riceveranno più dallo stato non solo i pannolini gratuiti ma che vedranno probabilmente ridursi anche gli assegni per la maternità .
I sindacati dal canto loro chiedono il ritiro delle misure di austerità nonché le dimissioni del governo dei democratico-liberali, guidati dal primo ministro Emil Boc e minacciano lo sciopero ad oltranza a partire dal 31 maggio prossimo. Le misure anticrisi dovrebbero entrare in vigore dal primo giugno, dopodiché dovrebbe arrivare un finanziamento dal Fmi di altri 8 miliardi di euro, parte del prestito di 20 miliardi di euro contrattato dallo stato romeno nel 2009 per la durata di due anni.
Prestito che non potrebbe però bastare ad uscire dall’emergenza. Il ministro delle Finanze Sebastian Vladescu ha avanzato l’ipotesi che l’anno prossimo la Romania sia costretta a chiedere un altro prestito di 7-8 miliardi di euro. Nel frattempo 100.000 statali potrebbero perdere il lavoro e l’Iva potrebbe essere aumentata determinando la crescita dei prezzi al consumo. La Romania occupa già il terzo posto nell’Ue per la crescita dell’inflazione: +4,2% nel mese di aprile rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.
“Andiamo verso un rapporto deficit-PIL del 9-10% il che significa che per ciascun mese lo stato può coprire le spese solo per venti giorni e per gli altri dieci rimasti è costretto ad indebitarsi”, ha spiegato il governatore della Banca Nazionale Romena (BNR) Mugur Isarescu. Lo stesso governatore della Banca Nazionale non ha poi esitato a definire “bugie” le dichiarazioni dei politici che negli ultimi anni hanno minimizzato la crisi e hanno sempre detto che i soldi per pensioni e salari c’erano. Dichiarazioni che si rivelano false, dice il governatore.
In queste settimane inoltre uno dei settori pubblici più in ginocchio sembra quello sanitario. Si va verso la chiusura di molti ospedali e vi è una forte carenza di personale dato che migliaia di medici ed infermieri sono emigrati ormai da tempo. Versa in forte crisi anche il sistema delle farmacie.
I tagli influiranno soprattutto sulle categorie sociali più deboli, e fa molto effetto, in questo contesto, sapere che sono sempre più le Ferrari vendute nel paese (dove sono solo 320 i km di autostrada totali). All’importatore Ferrari Romania è riuscito di collocarsi in poco tempo tra i primi dieci nel mondo, sintomo di un paese fortemente polarizzato dove molti fanno fatica a tirare avanti mentre aumentano le vendite di prodotti di lusso.
Molti analisti sottolineano la probabilità che la Romania non riesca ad uscire nel medio termine dalla crisi a meno che non si ponga fine alla tolleranza nei confronti di due vere e proprie piaghe che colpiscono il paese: la corruzione e l’evasione fiscale, che conducono a perdite di budget per decine di miliardi di euro, molti di più rispetto a quelli poi chiesti in prestito alle istituzioni internazionali.
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