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Mostar, un calcio alla convivenza

La Croazia perde con il Brasile e a Mostar si scatena la guerriglia urbana. Obiettivo dei teppisti anche il liceo multietnico della città. La tensione rimane alta, anche per l’arresto, nelle scorse settimane, di tre croato-bosniaci accusati di crimini di guerra

19/06/2006, Massimo Moratti - Sarajevo

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Una serie di incidenti ha scosso Mostar la sera della partita di calcio tra Brasile e Croazia. La sconfitta della Croazia è stata mal digerita dai supporters erzegovesi che hanno inscenato una vera e propria guerriglia urbana, martedì notte subito dopo la sconfitta della nazionale croata ad opera del Brasile. Una serie di teppisti, per lo più teen agers, provenienti da Mostar Ovest hanno iniziato a saccheggiare edifici e proprietà nella piazza di Spagna a Mostar e subito dopo si sono scontrati con un gruppo di coetanei provenienti dalla parte orientale della città, che avevano iniziato a tifare per il Brasile, lo scontro tra i due gruppi è stato inevitabile. Un testa a testa tutto erzegovese e, senza offesa per nessuno, la durezza delle cervici erzegovesi è un fatto alquanto noto nei Balcani. Il risultato, secondo quanto riportato dal portavoce del ministro degli Interni del Cantone, Srecko Bosniak, è stato di 18 feriti, tra i quali 6 agenti di polizia. Uno dei feriti versa in gravi condizioni per ferite da arma da fuoco. 26 persone sono state arrestate. Secondo quanto riportato dalla stampa locale, la polizia si è fatta trovare impreparata di fronte all’esplosione di violenza, a differenza di quanto era avvenuto un mese prima, quando le forze dell’ordine avevano aumentato la loro presenza in occasione della vittoria del Velez, la squadra di calcio di Mostar Est. Questa volta invece la situazione è sfuggita al controllo delle forze dell’ordine e provocando lo spavento dei cittadini di Mostar in una nottata che ha fatto ritornare la città alle paure e tensioni etniche.

Il consiglio cittadino si è riunito d’urgenza il giorno dopo in una sessione per discutere degli incidenti. Il sindaco, Ljubo Beslic, dell’HDZ, ha condannato gli episodi e affermato che i genitori dei teen ager dovrebbero pagare per quanto avvenuto quella sera. Il presidente dell’assemblea comunale, il bosgnacco Murat Covic ha espresso anche lui una ferma condanna per gli incidenti, ma ha sottolineato che episodi simili non avvengono solo a Mostar, ma in tutta l’Europa in occasione delle partite di calcio. Anche i media si sono premurati di condannare gli episodi e far presente che una risposta violenta a questi episodi equivarrebbe far ritornare la Bosnia ed Erzegovina ai suoi periodi più bui.
I teppisti si dirigono verso la scuola multietnica
Ma gli incidenti non si sono fermati e la tensione è continuata anche i giorni successivi. Il bersaglio è stato il ginnasio di Mostar, l’unica scuola superiore che è frequentata sia da croati che da bosgnacchi. Il giorno dopo la partita gli stessi teppisti avevano iniziato a radunarsi di fronte al ginnasio e a insultare sia studenti che professori. Nel frattempo una telefonata minatoria aveva avvertito che la scuola sarebbe stata bruciata. In quel giorno a scuola c’erano solo studenti di nazionalità bognacca dato che i croati erano assenti per una festività religiosa. Studenti e professori si sono quindi asserragliati nella scuola in attesa dell’intervento della polizia. La quale non è stata pronta ad intervenire, nemmeno in questa occasione, come ha avuto modo di rilevare l’ufficio dell’Alto Rappresentante, che per voce del suo capo ufficio regionale ha sottolineato che le autorità locali e il ministero degli Interni non avevano adottato tutte le misure necessarie.

Le voci del vice preside, bosgnacco, e del preside, croato, si sono levate per difendere il diritto allo studio degli studenti e per tenere al di fuori della scuola la politica. In particolare il preside ha sottolineato che nella scuola non vi è stata alcuna tensione tra gli studenti e non si capisce perchè della gente venuta da fuori voglia interferire con il programma didattico.

Tensioni simili sono state poi riportate negli altri punti caldi tra bosgnacchi e musulmani, come a Stolac, ma senza provocare incidenti.
In vista della partita col Giappone…
In vista della partita col Giappone si temeva che potessero verificarsi nuovi incidenti di questo genere, ma evidentemente la lezione è servita e non vi sono stati incidenti di rilievo. Resta da chiedersi come reagirà il pubblico in attesa del quasi "derby" tra Croazia e Australia: la nazionale australiana infatti vanta un considerevole numero di croati della diaspora, emigrati in Australia: le due rive della Neretva potrebbero trovarsi di nuovo di fronte.
Ma c’è dell’altro…
L’atmosfera a Mostar nelle scorse settimane è stata comunque riscaldata da alcuni episodi che hanno riacceso gli animi, primo tra tutti l’arresto di 3 croati bosniaci per crimini di guerra, arresto avvenuto il primo di giugno. La SIPA, il FBI bosniaco, il primo giugno ha arrestato 2 croati e un bosgnacco (tutti membri dell’esercito della Herceg Bosna) per crimini contro l’umanità quali stupri compiuti nel campo militare di Vojno ai danni di civili bosgnacchi durante il conflitto tra croati e bosgnacchi nel 1993. Tra gli arrestati, anche Marko Radic, presidente dell’associazione dei veterani croati, e guarda caso, insegnante in una delle scuole superiori della città. Radic è stato arrestato mentre accompagnava i figli a scuola. Le proteste per l’arresto si sono levate subito a Mostar, al punto che anche il membro croato della presidenza bosniaca, Ivo Miro Jovic, ha unito la propria voce al coro delle proteste, non tanto per l’arresto in sè ma quanto per il fatto che l’arresto fosse avvenuto in presenza degli studenti.

Marko Radic, oltre ad essere il presidente dell’associazione dei veterani croati, era anche insegnante in un altro dei ginnasi di Mostar, questo frequentato primariamemente da croati. È triste e paradossale che a Mostar si protesti per le modalità dell’arresto di un potenziale criminale di guerra, ma nessuno obietti al fatto che lo stesso potenziale criminale di guerra possa essere un’insegnante nelle scuole locali e quali siano i messaggi che vengono trasmessi agli studenti.

C’è da meravigliarsi poi se basta una partita di calcio per far scatenare i teppisti?

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