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Montenegro: governo in crisi per l’energia

Sulla questione energetica, e in particolare sulla possibilità che la compagnia italiana A2A diventi proprietario di maggioranza dell’Azienda elettrica montenegrina, si sta spaccando il governo. I socialdemocratici minacciano l’uscita dall’esecutivo

09/06/2011, Mustafa Canka - Ulcinj

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Il vortice dell’energia rischia di fagocitare la coalizione di governo. L’ex premier montenegrino Milo Ďukanović e il suo Partito democratico dei socialisti (DPS) sono favorevoli al fatto che l’azienda italiana A2A fra quattro anni possa acquisire il pacchetto di maggioranza dell’Azienda elettrica del Montenegro (EPCG), mentre non sono per niente d’accordo né il partner di coalizione, Partito socialdemocratico (SDP) di Ranko Krivokapić, né gli altri partiti di opposizione. Forti perplessità emergono anche dall’opinione pubblica montenegrina. L’SDP minaccia addirittura l’uscita dal governo, evento che porterebbe ad elezioni anticipate.

I socialdemocratici minacciano l’uscita dal governo

Nel nuovo programma del SDP, adottato al recente congresso, si dice esplicitamente che le risorse energetiche devono essere di proprietà dello Stato. “Per noi è una condizione di indipendenza, sia politica che economica”, sostiene il funzionario di alto livello del SDP Damir Šehović, il quale spiega: “Per l’SDP la questione relativa al proprietario di maggioranza nell’Azienda elettrica del Montenegro è una questione che riguarda i più alti interessi nazionali”.

I sondaggi realizzati sulla questione negli ultimi tempi evidenziano che la maggioranza dei cittadini del Montenegro condividerebbe questa posizione. Emerge inoltre la contrarietà dei cittadini montenegrini al piano del governo di costruire quattro grandi idrocentali sul fiume Morača, che non è escluso realizzi proprio la A2A.

Ma questo piano è invece sostenuto dal principale partito di maggioranza, il DPS di Milo Ďukanović. I suoi funzionari sono convinti che il potenziale energetico del Paese, in cui, si ritiene, debbano essere investiti circa quattro miliardi di euro, può essere sfruttato solo appoggiandosi agli investitori stranieri, o più precisamente alla A2A. Quest’ultima nel settembre 2009 ha acquisito quasi il 44 percento della proprietà della EPCG e da allora guida il management della più importante compagnia montenegrina. La transazione finanziaria è avvenuta tramite la “Prva banka”, il cui pacchetto di maggioranza è della famiglia Ďukanović .

Aco Ďukanović, fratello di Milo, e la A2A gestiscono inoltre insieme la miniera di carbone di Pljevlja. Gli italiani hanno proposto ora di unire la miniera con la EPCG. Le gare d’appalto per le idrocentrali sulla Morača sono attesi invece per quest’autunno. Nel frattempo sale di giorno in giorno la “tensione” nella coalizione di governo e nell’intera società montenegrina.

La contrarietà dell’opposizione

Il partito di opposizione “Movimento per i cambiamenti” (PzP), convinto della scarsa trasparenza nell’intero accordo con la A2A, ha presentato denuncia contro tutti quelli che hanno partecipato all’accordo, compresi l’ex premier montenegrino Milo Ďukanović e il presidente del Consiglio italiano Silvio Berlusconi.

Secondo le norme contrattuali, di cui l’opinione pubblica non è particolarmente informata, A2A dovrebbe entro il 2015, se rispetta le condizioni previste, diventare proprietario di maggioranza della EPCG. I membri del "Movimento per i cambiamenti" si dicono convinti che la A2A non riuscirà a rispettare le condizioni contrattuali, motivo per cui a loro avviso gli italiani chiedono una revisione dell’accordo stesso.

Il leader del PzP Nebojša Medojević ha chiesto pubblicamente ai socialdemocratici cosa intendano fare quando il premier Igor Lukšić metterà sul tavolo la revisione del contratto sulla privatizzazione della EPCG. "Lascerete il  governo?”, ha chiesto loro. Medojević aggiunge inoltre che l’unico modo per sciogliere, come afferma, il “contratto coloniale” con la compagnia italiana sono nuove elezioni. “Senza le denunce e senza le accuse per corruzione e organizzazione criminale riferite a questo contratto, le possibilità che lo Stato del Montenegro e i suoi interessi vengano rispettati sono veramente poche”, conclude Medojević, il quale riveste anche la funzione di presidente del Consiglio nazionale per l’integrazione europea del Montenegro.

Contrari anche gli analisti e l’opinione pubblica

A giudicare dalle dichiarazioni fatte fino ad ora da Krivokapić e dai suoi collaboratori, l’SDP non sembra intenzionata a mollare su questa questione. L’analista politico Svetozar Jovićević afferma che da come sarà risolta questa questione dipende il futuro del Montenegro. “E’ fin troppo evidente che è una questione che va a nuocere gli interessi sia dei cittadini che dello Stato. E’ così importante che l’SDP non la può mandare giù così facilmente. Ecco perché ritengo che siano in gioco questioni molto più serie ed è possibile che l’SDP molto più che in passato resti sulle sue posizioni”, conclude il professor Jovićević.

Anche il professore alla facoltà di Elettrotecnica di Podgorica, Ilija Vujošević, afferma che l’EPCG è una risorsa troppo preziosa per lasciare che qualcun altro la gestisca. "È in gioco una potente leva politica ed economica", dice il professore di Podgorica.

In Montenegro, d’altra parte, si sta seguendo molto attentamente la situazione politica italiana, dopo che Berlusconi ha perso le elezioni locali nelle grandi città del nord Italia. Questo, come si ritiene in Montenegro, potrebbe influenzare anche i futuri piani del governo montenegrino con la A2A.

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