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Montenegro: doppi standard sulla concentrazione dei media

Nonostante il suo obiettivo sia quello di impedire la formazione di monopoli, in Montenegro la normativa in materia di concentrazione dei media non fa che aumentare l’opacità degli assetti proprietari

27/04/2017, Ivan Čađenović, Mila Radulović - Podgorica

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(Originariamente pubblicato da Vijesti , media partner del progetto ECPMF)

In Montenegro la proprietà dei media è formalmente trasparente, tuttavia non esiste un registro centralizzato, e pubblicamente consultabile, che contenga l’insieme delle informazioni relative ai media e ai loro assetti proprietari.

Benché ufficialmente non esista la concentrazione di proprietà nel settore dei media, la maggior parte dei mezzi di informazione è concentrata nelle mani di pochi proprietari (due, tre al massimo), per alcuni dei quali questa è solo un’attività secondaria, essendo coinvolti anche in altri business.

Tale è il caso della società First Financial Holdings, fondata dal businessman greco Petros Stathis, uno dei principali partner privati del governo di Podgorica.

Stando ai dati ufficiali del Registro centrale delle imprese, gestito dall’Agenzia delle Entrate, l’attività principale di First Financial Holdings riguarda l’importazione di frutta e verdura. Tuttavia, questa società è iscritta nel Registro anche come fondatrice di due aziende che operano nel settore dei media: Media Nea e Portal Press.

 

La prima delle due, nella quale First Financial Holdings detiene una partecipazione quasi totale (pari al 99,99% del capitale), è proprietaria unica dei quotidiani Dnevne novine e Nova Pobjeda, nonché del portale informativo Cdm. Il restante 0,01% del capitale di Media Nea appartiene a Boris Darmanović che, stando a quanto emerge dal Registro, ne è fondatore e direttore esecutivo, oltre ad essere direttore responsabile del quotidiano Dnevne novine e del portale Cdm.

Per quanto riguarda il quotidiano Pobjeda, il suo direttore e legale rappresentante è Draško Đuranović.

Quest’ultimo compare nel Registro anche come il rappresentante legale di Portal Press, la seconda azienda mediatica che appartiene (al 100%) a First Financial Holdings di Petros Stathis. Questa azienda è proprietaria del portale informativo Analitika e la sua direttrice esecutiva è Tinka Đuranović, moglie del sopracitato Draško Đuranović.

Dietro a tutti i media summenzionati, due giornali e due portali web, sta Petros Stathis, uno dei più importanti partner commerciali del governo montenegrino. Oltre ad essere fondatore della società First Financial Holdings, è anche proprietario dell’impresa Monte Rock, tramite la quale gestisce, in qualità di proprietario o di locatario, quattro alberghi e ben sette spiagge situati nel tratto di costa montenegrina compreso tra Sveti Stefan e Pržno.

Il businessman greco Petros Stathis (Credit: Boris Pejović)

La sua partnership con il governo ha causato la rottura dell’alleanza storica tra DPS e SDP, avvenuta l’anno scorso quando lo SDP, contrario alla stipula di alcuni accordi di concessione, ritenendoli sfavorevoli per lo stato, è uscito dalla coalizione di governo.

In Montenegro, la questione della concentrazione dei media è regolamentata dalla legge sui media elettronici, stando alla quale, però, non vi è nulla di problematico in casi come quello sopra descritto, dove la proprietà di diversi organi di informazione, che occupano buona parte dello spazio mediatico nazionale e hanno una linea editoriale filogovernativa, è concentrata nelle mani di un’unica persona.

Cosa dice la legge

Secondo quanto prescritto dalla legge sui media elettronici, un proprietario di un media stampato non può detenere partecipazioni superiori al 10% del capitale di un media elettronico, e viceversa. Inoltre, uno stesso soggetto giuridico non può essere contemporaneamente proprietario di due media elettronici.

La legge inoltre vieta ai parenti entro il secondo grado del proprietario di un media stampato o elettronico di partecipare all’assetto proprietario di un altro media elettronico.

Nei documenti che trattano questa problematica si precisa che le limitazioni alla concentrazione della proprietà sono necessarie per garantire il pluralismo dei media, considerato un presupposto indispensabile per la democratizzazione della società, sul quale si insiste anche nei progress report della Commissione europea.

In un rapporto sul clientelismo nel settore dei media (Media Clientelism Index 2016 ), realizzato nell’ambito di un progetto quadriennale finanziato dall’Unione europea (consultabile sul sito fairpress.eu), si legge che “il pluralismo dei media è tutelato innanzitutto limitando la concentrazione dei media”, intesa come “quella tendenza del mercato che vede ridursi il numero dei media, ovvero dei soggetti che esercitano un controllo diretto o indiretto su di essi”.

Nel rapporto viene spiegato inoltre che esistono due tipi di concentrazione dei media: orizzontale e verticale.

“La concentrazione orizzontale riguarda il controllo di più mezzi di informazione dello stesso tipo, normalmente concorrenti tra loro, nonché il possesso di più mezzi di informazione di vario tipo da parte di una società la cui attività principale non rientra nel settore dei media”, mentre quella verticale consiste nel controllo dell’”intero processo di produzione e distribuzione dell’informazione, ma anche nel controllo dei media dello stesso tipo operanti ai diversi livelli territoriali”.

La ricerca è stata condotta in sei paesi del sud-est Europa, compreso il Montenegro.

“In Montenegro la costituzione di un media avviene attraverso un atto costitutivo, liberamente e senza bisogno di alcuna autorizzazione. Tutti i media sono obbligati all’iscrizione nel Registro dei media, per la quale è sufficiente fornire informazioni sulla denominazione e sede sociale. Per quanto riguarda i media elettronici, il legislatore ha imposto norme più precise, volte a regolamentare la proprietà pubblica e la concentrazione dei media. Ai sensi dell’art. 129 della legge sui media elettronici, i fornitori di servizi di media audiovisivi sono tenuti a far pervenire all’Agenzia per i media elettronici, entro e non oltre il 31 dicembre dell’anno corrente, informazioni su persone fisiche e giuridiche che nel corso dell’anno in questione hanno detenuto, direttamente o indirettamente, una quota di partecipazione al capitale. L’Agenzia è poi tenuta a pubblicare informazioni raccolte nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica del Montenegro. Inoltre, l’Agenzia gestisce il Registro delle autorizzazioni per la prestazione di servizi di media audiovisivi, nonché il Registro delle pubblicazioni elettroniche”, si legge nel capitolo dedicato al Montenegro.

Stando alla legge sui media elettronici, la concentrazione dei media è considerata illegittima quando un soggetto titolare di concessione per la radiodiffusione in ambito nazionale detiene più del 25% del capitale o dei diritti di amministrazione di un’altra emittente radiotelevisiva a copertura nazionale; oppure quando detiene più del 10% del capitale sociale di un’agenzia stampa o di una società editrice di un quotidiano che ha una tiratura giornaliera superiore alle 3.000 copie. La stessa logica si applica anche ai media stampati ed elettronici operanti in ambito locale e regionale.

Emerge, quindi, un quadro normativo piuttosto lacunoso che, consentendo che gli assetti proprietari vengano eccessivamente frammentati, che le quote di partecipazione vengano intestate ai parenti, ecc., ha fatto sì che in Montenegro ufficialmente non accadano violazioni delle norme, e di conseguenza nessuno viene sanzionato.

Così il fatto che Petros Stathis, un uomo d’affari molto vicino al partito al potere, possieda diversi media nazionali non risulta problematico in quanto non rientra nelle ipotesi prese in considerazione dal legislatore.

Alla domanda quando e in che modo verrà colmata tale lacuna legislativa, dal ministero della Cultura rispondono che spetta all’Agenzia per i media elettronici occuparsi dell’attuazione della legge pertinente, ma siccome quest’ultima è stata recentemente modificata, non vi sono indizi che ciò possa accadere di nuovo in un prossimo futuro.

Nella sua risposta scritta alle domande rivoltegli dalla redazione di Vijesti, Željko Rutović, capo del Direttorato per i media istituito presso il ministero della Cultura, ha ricordato che nel luglio 2016 il parlamento montenegrino ha approvato modifiche e integrazioni a quelle parti della legge sui media elettronici che dovevano essere adeguate agli standard europei, in conformità con obblighi derivanti dai negoziati di adesione.

“Il piano delle attività di governo per l’anno 2017 non prevede ulteriori modifiche di questa legge. Nel 2010, durante la redazione del testo legislativo, la formulazione delle disposizioni in materia di concentrazione dei media è stata monitorata da esperti e direzioni generali competenti della Commissione europea, in conformità con procedure e obblighi previsti nell’ambito dell’armonizzazione con la legislazione comunitaria”, ha spiegato Rutović.

In uno dei suoi rapporti annuali sul progresso compiuto dal Montenegro nel processo di integrazione europea, la Commissione europea ha rilevato che la legge sui media elettronici “fornisce una solida base per lo sviluppo e il normale funzionamento delle emittenti pubbliche e, più in generale, per il raggiungimento di un maggior grado di indipendenza e professionalità dei media”, constatando che, in questo ambito, “è stato raggiunto un buon livello di allineamento alla normativa comunitaria”.

Il comproprietario di Media Nea Boris Darmanović non si è dimostrato disponibile a discutere di questo tema, ignorando telefonate e messaggi da parte di Vijesti. Nemmeno Draško Đuranović, rappresentante legale di Portal Press e caporedattore di Nova Pobjeda ha voluto rilasciare dichiarazioni in merito.

Dall’Agenzia per i media elettronici (AEM), organo regolatorio competente per la problematica in questione, il cui direttore è Abaz Džafić, precisano che per quanto riguarda “il mercato montenegrino dei media audiovisivi, negli ultimi cinque anni sono state inflitte solo due sanzioni relative alla concentrazione della proprietà”. In entrambi i casi si è trattato di media critici nei confronti del governo.

L’AEM ha infatti riscontrato un eccessivo grado di concentrazione della proprietà solo nel caso di TV Vijesti, i cui proprietari erano gli stessi dell’azienda Daily Press, fondatrice del quotidiano Vijesti, e in quello di  M.D.Company (Radio D, D+), i cui proprietari erano gli stessi dell’azienda Jumedia mont, fondatrice del quotidiano Dan.

Daily Press è società fondatrice del quotidiano indipendente Vijesti e dell’omonimo portale informativo, e i suoi proprietari sono le imprese Styria Media International e Media development investment fund, nonché Željko Ivanović, Katarina Perović e Ljubiša Mitrović.

I fondatori di TV Vijesti sono Matijaž Popović, Slaviša Šćekić, Bojica Bošković e Milka Tadić Mijović, mentre tra i membri del Consiglio di amministrazione vi sono i fondatori del quotidiano Vijesti Ivanović, Mitrović e Miodrag Perović, la cui cugina Katarina Perović detiene una quota di capitale del quotidiano Vijesti.

Per quanto riguarda il quotidiano Dan, esso è stato fondato dalla società Jumedia mont, i cui proprietari sono Mladen Milutinović e Slavica Jovanović, nonché un figlio minorenne di quest’ultima. Le emittenti radiofoniche D e D+ sono state fondate da M.D.Company, i cui comproprietari al 50% sono Dejan Ražnatović e Ljiljana Martinović, mentre il sopracitato Milutinović vi ricopre la carica di rappresentante legale.

Stando alle parole di quest’ultimo, hanno agito “in conformità con la legge e con quanto richiesto dagli organi regolatori”.

Mladen Milutinović, editore del quotidiano Dan (Credit: Boris Pejović)

Tuttavia, Milutinović è stato costretto a vendere la propria quota di partecipazione nelle summenzionate emittenti radiofoniche, nonostante esse diffondano una programmazione esclusivamente musicale. D’altra parte, l’Agenzia per i media elettronici non vede nessun problema nel fatto che Petros Stathis possieda ben quattro media a carattere informativo.

“È ovvio che ci si preoccupa di più degli aspetti formali della concentrazione dei media piuttosto che di quelli essenziali. Poiché è il governo che, esercitando la propria influenza su determinati individui, detiene l’effettivo monopolio dei mezzi di informazione”, ha affermato Milutinović.

L’Agenzia Garante della Concorrenza (AZZK), il cui compito principale è quello di impedire un’eccessiva concentrazione dei mercati, non ha mai sanzionato alcuna azienda mediatica per un’infrazione del genere.

“L’Agenzia non è a conoscenza dell’esistenza di alcuna concentrazione illegittima nell’ambito in questione. Finora, l’Agenzia non ha respinto alcuna delle ‘richieste di aumento della concentrazione dei media’, ovvero non ha vietato nessuna operazione di concentrazione. Dalla sua istituzione, l’Agenzia ha ricevuto e approvato 16 richieste di rilascio dell’autorizzazione per effettuare operazioni di concentrazione nel settore dei media, di cui 11 extraterritoriali e 5 pervenute dal territorio nazionale”, si legge nella risposta inviata a Vijesti da parte dell’AZZK, guidata da Miodrag Vujović.

Una normativa inadeguata

Nonostante il suo obiettivo principale sia quello di impedire la formazione di monopoli, la normativa in materia di concentrazione dei media non fa che aumentare l’opacità degli assetti proprietari.

Željko Ivanović, uno dei proprietari di Daily Press, ritiene che, in un mercato così piccolo come quello montenegrino, la regolamentazione della concentrazione non abbia alcun senso.

“In un paese così piccolo come il nostro, e in un mercato, quello mediatico, ancora più piccolo – che ormai da decenni viene sistematicamente corroso da concorrenza sleale e da un forte sodalizio tra i media serbi e le agenzie pubblicitarie (agenzie specializzate nel media buying), da una parte, e il governo e gli enti regolatori montenegrini, dall’altra – è stato introdotto un ulteriore limite normativo riguardante la concentrazione della proprietà dei media. Come se fossimo, a dir poco, la Gran Bretagna o l’Italia”, ha lamentato Ivanović.

Egli ritiene che per regolamentare il mercato mediatico montenegrino siano sufficienti misure previste dalla legge sulla tutela della concorrenza, finalizzate ad impedire la formazione di ogni tipo di monopolio, compreso quello mediatico.

“Eppure, per dimostrare la presunta dedizione di Džafić e Vujović agli standard dell’Unione europea, è stata introdotta un’apposita normativa in materia di concentrazione dei media, la quale però, essendo adatta solo ai grandi paesi, con ricchi mercati, ha prodotto un contro-effetto: invece di rafforzare la trasparenza della proprietà dei media, la nuova normativa non fa altro che rendere i veri proprietari ancora più invisibili”, ha affermato Ivanović.

Media importati

Il principale media del paese è rappresentato dal servizio pubblico, composto da un’emittente televisiva (TVCG), una radiofonica (RCG) e un portale informativo (RTCG).

Le principali televisioni commerciali sono Pink M, gestita da Pink International Company di Željko Mitrović, e Prva TV che appartiene ad Antenna Group di proprietà del businessman greco Theodore Kyriakou. Entrambe queste emittenti sono “importazioni” dalla Serbia e sono considerate filogovernative.

Tra i mezzi di informazione a copertura nazionale vi sono da annoverare Radio Antena M e il settimanale Monitor.

Quest’ultimo condivide il destino della maggior parte dei media che si sono visti ridurre lo spazio di manovra a causa di pressioni economiche esercitate dal potere. Tuttavia, il suo ruolo di pioniere del giornalismo investigativo in Montenegro resta indiscutibile.

I fondatori di Monitor sono Željko Ivanović, Miro Perović, Vladimir Nikaljević, Aleksandra Popović e un gruppo di giornalisti che tutt’oggi fanno parte della redazione: Milka Tadić Mijović, Miodrag Rašović, Zoran Radulović, Predrag Nikolić e Esad Kočan.

Ivanović e Perović sono legati anche alla Tv e al quotidiano Vijesti, mentre quest’ultimo e suo cugino Miro sono tra i fondatori di Radio Antena M.

Una volta considerata un mezzo di informazione indipendente, questa radio ha ultimamente adottato una linea editoriale filogovernativa.

Stando ai dati del Registro delle imprese, tra i fondatori di Radio Antena M vi sono anche Darko Šuković, che attualmente vi ricopre la carica di direttore responsabile e caporedattore, Vladimir Nikaljević e Miodrag Radojčić.

Željko Ivanović cita inoltre il caso della Finlandia, considerata uno dei paesi europei con la migliore regolamentazione del settore dei media, dove i rischi di violazione della libertà di espressione e di informazione, nonché di erosione degli standard professionali sono estremamente bassi.

Stando infatti ad un rapporto sullo stato del pluralismo dei media in Europa, redatto dal Centro per il pluralismo e la libertà dei media (CMPF), in Finlandia non esiste una specifica normativa in materia di concentrazione dei media, per cui è molto diffuso il fenomeno di proprietà incrociata dei media. Tant’è che otto principali aziende mediatiche controllano il 98% del mercato mediatico nazionale, senza che nessuna ne detenga il monopolio.

“In Finlandia il sistema mediatico è altamente concentrato, e ciò si spiega in larga misura con il fatto che il mercato è piccolo. Per questa ragione, l’introduzione di una normativa anti-concentrazione più restrittiva non è raccomandabile”, si legge nel rapporto di CMPF.

Agron Bajrami, caporedattore del principale quotidiano di Pristina Koha Ditore, spiega che in Kosovo la situazione è simile, in quanto esiste una legge antitrust, ma non vi sono norme specifiche che regolino la concentrazione dei media.

Secondo lui questa è una buona soluzione normativa, tenendo conto della diffusione dei nuovi media.

“In Kosovo non vi è alcuna normativa in materia di concentrazione. Esiste solo la legge antitrust che impedisce la formazione di monopoli (non solo nel settore dei media). Penso che ciò abbia molto senso, soprattutto oggi, con tutte queste nuove tecnologie – portali web, tv via cavo, social media… Non so come stiano le cose nell’Unione europea, ma le leggi e disposizioni in materia di concentrazione dei media, da quello che ho capito, appartengono al passato. Finché esiste una legge che impedisce la formazione di monopoli, penso che non vi sia bisogno di altro”, ha detto Bajrami.

Stando ai dati dell’Agenzia per le comunicazioni elettroniche e i servizi postali (EKIP), in Montenegro nel 2015 la percentuale di utenti di Internet sul totale della popolazione si attestava al 18,1%, mentre la percentuale di famiglie con accesso a Internet era pari al 57,7% e la percentuale di quelle collegate a reti televisive via cavo raggiungeva addirittura l’84,27%. Questi dati confermano che i nuovi media stanno conquistando il primato su quelli tradizionali.

A partire da settembre 2017 in Montenegro entrerà in vigore la nuova legge sui media elettronici, che definisce come tali anche i portali web. Resta da vedere se questo basterà a convincere le autorità regolatorie competenti a cambiare idea sulla legittimità della concentrazione dei media nel caso di Petros Stathis, proprietario di due quotidiani e due portali web.

Ivanović ritiene strano il fatto che sui media di questo controverso businessman greco non appaiono mai pubblicità delle sue imprese operanti sul territorio montenegrino, il che fa sorgere il dubbio se egli sia realmente il proprietario di questi media.

“È ormai da anni che come proprietari dei media messi al diretto servizio, personale e politico, dell’ex premier montenegrino, compaiono i suoi padrini, diversi tycoon, controversi investitori stranieri. È un paradosso che su due quotidiani e due portali web di proprietà di un certo uomo d’affari greco non venga pubblicizzata nessuna delle sue aziende operanti in Montenegro, mentre la maggior parte degli spazi pubblicitari occupa Bemax. E qui sorge un’altra domanda: perché un’impresa edile incaricata di asfaltare e costruire in tutto il paese, godendo di una posizione di monopolio di fatto, avrebbe bisogno di pubblicizzarsi su qualsiasi media? E infatti non lo fa, tranne che su quelli presumibilmente ‘greci’. Pertanto è lecito chiedersi se Petros Stathis sia il vero proprietario di questi media o solo un ‘trade-mark’. Questo è un palese esempio di quanto la normativa sulla concentrazione dei media sia insensata e quanto sia facile aggirarla, giustificando al contempo la sua introduzione con il presunto rispetto delle norme europee”, ha ribadito Ivanović.

Stando ai dati dell’EKIP, nel 2016 sono state registrate 15 emittenti televisive (di cui 4 a copertura nazionale, 9 regionali e 2 locali) e ben 37 radiofoniche (5 a copertura nazionale, 8 regionali e 24 locali).

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