Maretta tra Croazia e Slovenia
Ancora mare agitato tra le due ex repubbliche jugoslave. Le fasce di pertinenza del mare Adriatico hanno sollevato aspri botta e risposta. La soluzione dell’annosa contesa sui confini marittimi, con ogni probabilità, sarà affidata ad un arbitrato internazionale
"La Slovenia ha delle pretese territoriali", "le relazioni tra la Slovenia e la Croazia non sono mai state ad un livello così basso", "La Croazia ha ritirato d’urgenza l’ambasciatore a Lubiana", "Inviare una nave da guerra nel Pirano!" – questi sono solo alcuni dei titoli che negli ultimi giorni dominano le prime pagine dei quotidiani croati e i primi minuti delle trasmissioni televisive e radiofoniche. La nuova guerra verbale tra Zagabria e Lubiana, suscitata dalla decisione del governo sloveno di inoltrare al parlamento la proposta di legge sulla dichiarazione di una zona di difesa ecologica e della fascia epicontinentale nel mare Adriatico, ha scosso le passioni politiche in entrambi gli stati.
La Croazia ha reagito molto severamente. Durante la prima seduta del governo dopo la pausa estiva, il premier croato Ivo Sanader ha suggerito al suo collega sloveno Janez Jansa che è in gioco una "decisione politicamente dannosa, che non è in accordo con l’impegno confermato da ambo le parti a favore della creazione di relazioni avanzate di buon vicinato".
"La Croazia desidera avere delle buone relazioni con la Slovenia, ma non consentirà che venga peso il territorio croato. La Croazia non chiede niente che sia d’altri, ma non vuol dare niente che sia suo", ha detto Sanader nella seduta del governo lo scorso venerdì. Gli analisti hanno subito notato che l’ultima frase di Sanader richiama irresistibilmente alla dichiarazione dell’ex presidente jugoslavo Josip Broz Tito, il quale all’apice della crisi su Trieste nel 1953 disse: "L’altrui non vogliamo, il nostro non diamo!".
Già il giorno seguente, da Lubiana è giunta la risposta: "La proposta di legge sulla dichiarazione di una zona ecologica nell’Adriatico non è un’acquisizione di territori altrui né con questa legge si desidera sollevare un conflitto", ha detto il premier Jansa, aggiungendo che la Slovenia solamente "ha fatto lo stesso che hanno fatto gli altri stati con il mare Adriatico".
Per la Croazia, invece, la dichiarazione della fascia epicontinentale è inaccettabile, perché come sostiene Zagabria, la Slovenia desidera farlo su uno spazio che appartiene alla Croazia. Più esattamente, la fascia epicontinentale slovena si troverebbe interamente sul versante croato della delimitazione della fascia epicontinentale della Croazia e dell’Italia.
Quando si guarda la carta geografica di questa parte di Adriatico creata al tempo della delimitazione dell’Italia e della ex Jugoslavia, è evidente che la cosiddetta frontiera di Osimo (con il Trattato di Osimo del 1975 i due stati, Italia e Jugoslavia, regolarono le loro frontiere marittime) va da Trieste fino al punto TP nel mare Adriatico, dal quale iniziano le acque territoriali dell’Italia e dell’allora Jugoslavia. Questo punto T5 è inoltre la linea di partenza che taglia in mezzo il resto dell’Adriatico, fuori dalle frontiere delle acque territoriali dei due stati, Italia ed ex Jugoslavia, sulla fascia epicontinentale dei due stati.
Adesso la Slovenia – con la proposta di legge che invia al parlamento – ha tracciato la sua fascia epicontinentale lungo l’ex linea di delimitazione e ciò – come considera Zagabria – sul versante Croato. Questa regione, così come desidera dichiararla la Slovenia, si protende a forma di rombo, dal punto T5 fino al 45° 10′ della latitudine meridionale, dove si trova all’incirca la città croata di Porec.
Zagabria, invece, considera l’intero problema nel seguente modo: siccome le acque territoriali della Slovenia non incontrano le acque internazionali, essa non ha nemmeno la condizione necessaria per dichiarare la fascia epicontinentale. La Slovenia però considera di avere questo diritto proprio sulla base del Trattato di Osimo – col fatto che, a prescindere dalla dissoluzione della Jugoslavia nel 1991, le frontiere non sono cambiate, e che fino al 1991 anche la Slovenia, così come la Croazia, era parte dell’allora Jugoslavia, anch’essa aveva lo sbocco sulle acque internazionali. Lubiana adesso desidera regolare formalmente questo status.
Tutto ovviamente sarebbe più chiaro se entrambi i paesi, Croazia e Slovenia, riuscissero ad accordare la loro frontiera marittima nel golfo che gli sloveni chiamano del Pirano, e i croati di Savudrija. L’inesistenza di queste frontiere è una continua fonte di conflitti e teatro di piccoli incidenti tra Lubiana e Zagabria. Non passa mese in cui le imbarcazioni dei pescatori di una o dell’altra parte, considerando a modo loro la frontiera marittima, non entrino nelle "acque altrui".
Al fine di evitare tali incidenti, i due stati di recente hanno tenuto una riunione comune dei rispettivi governi a Brioni – isola conosciuta per essere stata per molto tempo la residenza estiva dell’ex presidente della Jugoslavia, Josip Broz Tito. In quell’occasione si sono accordati per evitare incidenti nel golfo che divide la Croazia e la Slovenia, e sembrava che si fossero allentate le tensioni causate delle questioni di frontiera irrisolte, ma poi la Slovenia è uscita con la proposta di legge sulla dichiarazione della zona ecologica e della fascia epicontinentale.
La Croazia, alla vigilia delle elezioni parlamentari del 2003, aveva anch’essa sollevato una grande bufera quando aveva espresso l’intenzione di dichiarare la fascia padronale nell’Adriatico. Sotto una forte pressione della Slovenia e l’intervento dell’Unione europea, rinunciò all’ultimo minuto, dichiarando solo una zona ecologica con una spiegazione del tutto poco chiara su cosa quel concetto comprendesse. Quello fu un singolare tentativo di compromesso tra ciò che la Croazia voleva davvero e la pressione internazionale, perché cercò di venirne fuori in modo che agli occhi dell’opinione pubblica locale la rinuncia della fascia padronale non apparisse come una mossa nazionale.
Siccome è sempre più improbabile che Zagabria e Lubiana riescano da sole a risolvere il disaccordo sulle frontiere marittime, l’unica possibilità è l’arbitrato internazionale. La Croazia crede che l’arbitrato le sia confacente, mentre gli sloveni sono meno inclini a ciò, sostenendo che i croati, se non saranno soddisfatti, non lo accetteranno nemmeno.
La Zagabria ufficiale è particolarmente insoddisfatta per il fatto che la proposta di legge sulla dichiarazione della zona ecologica e della fascia epicontinentale è stata inoltrata dal governo di Jansa al parlamento sloveno con procedura d’urgenza. Ciò significa che potrebbe trovarsi all’ordine del giorno proprio nel momento in cui Bruxelles dovrebbe decidere sull’apertura dei negoziati con la Croazia per l’accesso all’Unione europea. Ciò viene interpretato come una ulteriore pressione della Slovenia, che minaccia la Croazia, chiedendole la concessione territoriale, per far sì che, in cambio, lei l’appoggi nello sforzo per entrare in Unione europea.
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