Macedonia: ONG, discussioni sulla nuova proposta di legge
Associazioni, fondazioni, ONG. Il loro operare è regolato da una legge del 1998. Che risulta però già vecchia. Sul tavolo del governo una nuova proposta di legge che dovrebbe arrivare in Parlamento nel corso del 2005.
Alcuni dei principali soggetti della società civile macedone hanno avviato un dibattito pubblico sulla nuova proposta di legge sulle associazioni di cittadini e fondazioni, meglio conosciuta sotto il nome "Legge ONG". Lo hanno fatto creando dei forum tematici sui propri siti internet. Sino ad ora sembrano però destare poco l’interesse dei lettori ma forse la situazione cambierà quando l’elaborazione del disegno di legge arriverà in una fase più avanzata. Attualmente lo si sta discutendo a livello ministeriale, nel corso del 2005 dovrebbe arrivare in Parlamento.
Il settore della società civile macedone è attualmente regolato da una legge adottata nel 1998 sotto la spinta di un terzo settore in piena crescita. La normativa precedente era infatti rigida ed arcaica e prevedeva che ogni associazione di cittadini dovesse registrarsi presso il Ministero degli interni e questo certo non contribuiva alla crescita della società civile.
La normativa attualmente vigente se da una parte garantisce le pre-condizioni per un buon funzionamento della società civile dall’altra manca di regolamentare interi settori. Molto è infatti già cambiato dal 1998. In particolare è forse troppo scarsamente regolata la questione dei finanziamenti alla ONG: tra questi è particolarmente delicato il tema degli incentivi fiscali alle donazioni o le agevolazioni fiscali a favore di associazioni non profit. Tutte queste previsioni non sono inserite nella legge del ’98 ma suddivise in altri provvedimenti legislativi che regolamentano le questioni fiscali nel Paese. Nei fatti in Macedonia gli incentivi alla sostenibilità finanziaria delle ONG sono quasi inesistenti.
La nuova proposta di legge cerca di sistematizzare e ridefinire la normativa vigente, adeguarla alla legislazione UE ed infine propone alcuni cambiamenti radicali.
La novità più rilevante è la proposta di inserire il concetto di "ONG di beneficio pubblico" opposta alla definizione precedente che prevedeva che le ONG e le associazioni in generale fossero create a vantaggio degli associati stessi. Le ONG potrebbero richiedere questo status del tutto particolare ad un’apposita commissione composta da funzionari governativi e rappresentanti nel mondo delle ONG. Le "ONG di beneficio pubblico" riceverebbero incentivi dallo Stato ma, allo stesso tempo, avrebbero precise responsabilità quali ad esempio quelle di operare coordinandosi con l’amministrazione pubblica e di relazionare annualmente sulle proprie attività. Lo status "ONG di beneficio pubblico" come viene concesso può anche essere revocato.
In molte democrazie occidentali ed anche in altri Paesi del sud est Europa questo modello è già stato recepito. In Macedonia c’è però timore a riguardo dell’interpretazione che il governo potrebbe dare a tale previsione di legge. Sino ad ora infatti il governo non si è dimostrato particolarmente ben disposto nei confronti degli sforzi della società civile. Non è mai arrivato ad arrestare attivisti come accadeva in Serbia con Milosevic o, recentemente, in Bielorussia con Lukasenko ma non li ha mai considerati con favore. Che passi ha mai fatto il governo verso la società civile? Pochi e solo su pressione della comunità internazionale.
Di tanto in tanto, ma con una certa regolarità, arrivano poi le esternazioni di qualche funzionario del governo sul carattere collusivo delle ONG e sul fatto che contengano spie che contribuiscono ad una cospirazione internazionale contro la Macedonia. Dato questo contesto cosa garantisce che la Commissione istituita per valutare le ONG sarà equa e liberale nelle sue decisioni? Dal disegno di legge si evince che la Commissione stessa dovrebbe essere aperta anche a membri di ONG che operano per l’interesse pubblico. Ma come sapere se la Commissione non diverrà un ristretto club a porte chiuse? Soprattutto se sul piatto vi sono agevolazioni statali?
L’aspetto più preoccupante è il legame che si vuole creare tra l’ottenimento dello status di "ONG di beneficio pubblico" e la possibilità di ricevere determinate donazioni da cittadini privati. Una delle novità introdotte nella regione per finanziare la società civile è la cosiddetta "Legge dell’1%", inizialmente adottata in Ungheria e poi in altri Paesi dell’area. Alla fine dell’anno fiscale ogni cittadino può decidere di donare l’1% del suo contributo fiscale ad un’organizzazione non profit. Il modello ha avuto buoni risultati. Ora, nella proposta di legge in questione si propone l’introduzione di questo meccanismo anche in Macedonia: potranno però ricevere il fatidico 1% solo le ONG alle quali verrà riconosciuto lo status di "ONG di beneficio pubblico". Se si parlasse di un altro Paese, e non della Macedonia, potrebbe anche andar bene …
Ma poi, cosa accadrebbe se decidessi di dare i miei soldi al club scacchistico della mia città? Ritengo abbiano bisogno di sostegno. Ed anche se si occupano innanzitutto dei propri associati dopotutto contribuiscono allo sviluppo intellettuale della società. Mi chiedo se i membri della Commissione condividerebbero questo mio punto di vista. E se invece volessi dare i miei soldi alla mia ONG preferita di gay e lesbiche? Mi chiedo se i membri della commissione condividerebbero il mio entusiasmo nel sostenerli e attraverso loro garantire il diritto all’identità.
In conclusione, anche se in termini generali la legge è accettabile contiene alcune previsioni che rischiano di divenire troppo restrittive. E’ una buona notizia che si voglia applicare il modello dell’1% , vediamo se il governo avrà il coraggio di accettarlo. Ma non vi è motivo di restringere il campo delle ONG che potrebbero esserne beneficiarie. I soldi appartengono in fin dei conti ai cittadini e saranno loro a decidere. C’è veramente bisogno di qualcuno che guidi la loro mano? Il governo invece è bene individui criteri e modalità con le quali sostenere con propri fondi le attività delle ONG, e fare una propria lista di beneficiari. E, naturalmente, renderla pubblica.
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