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Macedonia: ascesa e crollo di un nazionalista

Fautore della linea dura, dello scontro a tutti i costi con i ribelli albanesi Ljube Boskovski è stato per anni osannato come Salvatore della Patria. Ora, nel carcere croato dove si trova rinchiuso, gli è stata notificata l’incriminazione da parte del Tribunale dell’Aja.

18/03/2005, Redazione -

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Di Ana Petruseva – IWPR
Traduzione a cura di Osservatorio sui Balcani

Per coloro i quali conoscevano la controversa carriera dell’ex Ministro degli interni macedone Ljube Boskovski la sua incriminazione per crimini di guerra da parte del Tribunale dell’Aja non è stata una sorpresa.

Fautore della linea dura durante gli scontri del 2001 con i ribelli albanesi, Boskovski, dai vestiti sempre alla moda, era in quel periodo coccolato dai media macedoni e godeva di enorme popolarità presso la maggioranza dei cittadini macedoni.

Finì in disgrazia però presso la stampa macedone quando con un lanciarazzi ferì gravemente un giornalista.

Un onda discendente che è stata confermata l’anno scorso quando fu obbligato alla fuga in Croazia – ha la doppia cittadinanza ed in Croazia è proprietario di un hotel – accusato in Patria delle morti di sette migranti che erano finiti nelle mani della polizia macedone.

Nel novembre scorso, quando già si trovava in prigione in seguito dell’avvio anche in Croazia delle indagini sulla morte dei migranti, è stato interrogato anche in merito ad un raid della polizia nel villaggio macedone di Ljuboten, nell’agosto del 2001, durante il quale dieci civili albanesi vennero uccisi.

Boskovski, 44 anni, ha vissuto e lavorato per più di dieci anni in Croazia dove ha anche combattuto nei primi anni ’90 nella guerra d’indipendenza. Poi è riuscito ad emergere sulla scena politica macedone nelle elezioni parlamentari del 1998, in seguito al successo del suo partito, il nazionalista VMRO-DPMNE.

Ha iniziato da vice-direttore dell’agenzia macedone di controspionaggio per poi passare al ruolo di segretario di stato del Ministero degli interni. E’ poi divenuto Ministro degli interni nel 2001, due mesi dopo lo scoppio della violenza etnica.

Dalla sua nuova poltrona Bsokovski ha più volte incitato ad un’offensiva a tutto campo contro i ribelli albanesi e, a questo scopo, ha creato un’unità speciale della polizia di 1400 uomini chiamati "I Leoni", nome ispirato dall’hotel di Boskovski in Croazia "Lion Hotel" e dal nome di un vino rosso prodotto dallo stesso Ministro degli interni.

Conosciuti per il loro approccio dalla mano pesante i Leoni sono stati protagonisti di molteplici raid in aree di maggioranza albanese per trasformare le violenze sporadiche in una guerra civile a tutto campo.

Durante i negoziati di pace di Ohrid, che hanno portato alla fine del conflitto nell’agosto del 2001, Boskovski ha sfruttato ogni occasione possibile per attaccare i diplomatici stranieri il cui compito era quello di favorire il dialogo, accusandoli di essere troppo protettivi nei confronti degli albanesi.

I rappresentanti internazionali, da parte loro, in pubblico lo definivano un estremista nazionalista mentre in privato lo descrivevano come un "lunatico pericoloso" ed un "clown".

Più tardi, ad Accordi di Ohrid firmati, Boskovski ha continuato a minacciare il fragile accordo di pace. Nel novembre del 2001, pochi giorni prima che il Parlamento macedone approvasse una serie di emendamenti alla costituzione in linea con quanto sottoscritto ad Ohrid, ignorando le ammonizioni internazionali inviò i suoi Leoni a proteggere presunte fosse comuni nell’area di Tetovo.

Dopo che i suoi uomini vennero mostrati in televisione ad arrestare un certo numero di albanesi, la guerriglia albanese uccise tre poliziotti macedoni in un’imboscata. Durante la crisi che ne seguì, mentre i principali rappresentanti internazionali assieme ai più alti rappresentanti del governo cercavano, grazie ad una serie di incontri d’emergenza, di riportare la calma Boskovski rifiutò di assumersi le responsabilità dell’azione da lui ordinata.

Quando, nel 2002, il VMRO-DPMNE, perse le elezioni Boskovski perseverò con le proprie ambizioni politiche. In seguito alla morte del Presidente Boris Trajkovski, in un incidente aereo nel 2004, addirittura annunciò l’intenzione di correre alle presidenziali ma la sua candidatura venne bocciata dalla commissione elettorale per il fatto che non aveva risieduto in modo continuativo in Macedonia nei precedenti 15 anni.

Boskovski definì la decisione "politica" e si affiancò all’ex Primo ministro Ljubco Georgievski nel chiedere il boicottaggio del voto. Il VMRO-DPMNE non appoggiò questa sua posizione.

In quest’ultimo periodo, dal 2001 al presente, la popolarità di Boskovski è andata continuamente scemando.

Prima e dopo il conflitto la sua posizione nazionalista e da squalo, che lo aveva reso temuto e disprezzato dalla comunità albanese, gli aveva garantito un posto tra i politici più conosciuti in Macedonia.

Conosciuto come "fratello Ljube" a causa della sua abitudine di rivolgersi a tutti con il termine "fratello" e "sorella", esibiva completi molto costosi e cappelli improbabili.

Era particolarmente seguito dai media a cui piacevano i suoi discorsi patriottici ed accorati sulla "patria insanguinata" ed era sempre circondato da un gruppetto di giornalisti a documentare qualsiasi suo movimento.

Cantanti famosi, ambasciatori e giornalisti si ritrovavano spesso nella sua cantina rustica, presso casa sua a Sofia, a sorseggiare vino ed assaggiare prosciutto dalmata.

Ma la sua relazione con la stampa ha preso una piega negativa nel maggio del 2002 quando, durante un’esercitazione dimostrativa dei Leoni, Boskovski ha deciso di dimostrare le sue capacità nell’utilizzare un lanciamissili. Le schegge causate dall’impatto del proiettile con una roccia vicina ferirono tre persone, tra i quali un giornalista.

"Sono dispiaciuto ma sono cose che capitano", affermò lo stesso giorno durante un’intervista televisiva Boskovski. Ma era troppo tardi, i giornalisti macedoni si sono girati contro di lui, domandandogli di assumersi la responsabilità per quanto era accaduto. Venne indetto un blackout dei media su ogni evento dove lui avesse partecipato e sulle sue attività come ministro.

L’immagine di Boskovski venne nuovamente intaccata nel 2002 per la morte di 1 migrante indiano e 6 pakistani, uccisi dalla sua forza di polizia.

All’inizio Boskovski aveva orgogliosamente annunciato che la polizia macedone aveva teso un agguato ed ucciso 7 mujahedin, estremisti islamici, che stavano pianificando attacchi ad ambasciate straniere a Skopje. "La comunità internazionale dovrebbe finalmente impegnarsi nella lotta globale al terrorismo e non lasciare da soli gli USA e la Macedonia", aveva gracchiato.

Aveva anche mostrato ai giornalisti borse ed uniformi dell’Esercito di liberazione nazionale Albanese trovate a suo avviso in possesso dei presunti militanti islamici descrivendole come una prova del legame tra al-Qeada ed i combattenti albanesi della regione.

Le ambasciate inglese, americana e tedesca espressero subito le proprie riserve, affermando di non essere in possesso di alcuna informazione sul rischio di attentati nei loro confronti.

Ma il vero colpo arrivò in maggio quando il Wall Street Journal pubblicò un articolo dove si sosteneva che i sette uomini che erano stati uccisi non erano affatto terroristi ma migranti illegali.

Il quotidiano greco Elefterotipia in seguito intervistò loro parenti che vivevano in Grecia che dichiararono che gli uomini uccisi stavano cercando di arrivare ad Atene con la speranza di trovare qualche lavoro durante le Olimpiadi.

La comunità internazionale non protestò troppo temendo che un ulteriore scontro con Boskovski avrebbe rischiato di mettere in pericolo il delicato processo del dispiegare la polizia in quelle aree della Macedonia che erano state colpite dal conflitto del 2001.

Ma nel settembre del 2002, quando il partito di Boskovski perse il potere, i diplomatici stranieri hanno iniziato a far pressione sul governo affinché indagasse sul caso.

Il maggio successivo Boskovski fu il primo macedone a finire nella lista nera USA su coloro le quali mettevano a repentaglio la stabilità dei Balcani. Quelli sulla lista non possono recarsi negli Stati Uniti, qualsiasi proprietà essi posseggano negli USA viene congelata ed ai cittadini USA viene proibito si supportarli con finanziamenti.

Nel maggio 2004 infine le autorità macedoni incriminarono Boskovski per l’uccisone dei 7 uomini ed il Parlamento tolse l’immunità di cui godeva in modo potesse essere processato. Ma mentre era in atto il processo Boskovski scappò in Croazia e Skopje, impossibilitata a richiedere l’estradizione per un cittadino con la doppia cittadinanza, ha dovuto girare il caso alle corti croate.

Boskovski – che sostiene che le accuse sono state orchestrate per eliminarlo dalla scena politica macedone – è in un carcere di Pola dallo scorso settembre. Il 26 febbraio le autorità di Zagabria lo hanno incriminato per l’uccisone di sette migranti.

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