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Macedonia: alla scoperta del parco di Mavrovo

Il racconto di Giulia, del blog Blocal, in viaggio nel Parco Nazionale di Mavrovo. Tra chiese ortodosse, moschee, villaggi e mercati di una Macedonia ancor poco esplorata

07/07/2016, Giulia Blocal -

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(Vai nelle pagine del blog Blocal dedicate ai Balcani)

Dopo il grosso, grasso, matrimonio balcanico della mia migliore amica e alcuni giorni spesi intorno a Skopje, è arrivato il momento di esplorare il resto del paese. Così ho noleggiato un’auto e dopo aver imprecato per un buon venti minuti immaginando un’intera settimana su strade (balcaniche) senza cambio automatico, ho imboccato l’autostrada "Madre Teresa". Prossima fermata: il parco nazionale di Mavrovo.

A questo punto dovreste sapere che scelgo le mie destinazioni in modo piuttosto insolito, dall’andare in un luogo perché il suo nome mi risulta simpatico all’impostare l’app di Google Maps a caso. Questa volta ho deciso di recarmi al lago di Mavrovo per cercare la desolata chiesa di San Nicola, che viene sommersa per metà durante la stagione invernale dando l’impressione di fluttuare nelle

onde. Evidentemente la pioggia del giorno precedente non era abbastanza, ed una volta arrivata al parco di Mavrovo quella che ho trovato non era altro che una chiesa bloccata nel fango. Impressionante in ogni caso.

Il monastero di San Jovan Bigorski

Da lì mi sono diretta verso un’altra chiesa, quella di San Jovan Bigorski (Il monastero di San Giovanni Battista). Questo sito fu edificato nel XI secolo, ma i recenti restauri lo fanno sembrare nuovo e lucente.

Ci sono arrivata qualche istante prima della messa serale, incappando in una dozzina di tonache nere che si affrettavano nel cortile di ciottoli al suono delle campane.

Una volta che i preti con una lunga barba se ne sono andati, il monastero è diventato improvvisamente calmo e c’ero solo io a girovagare tra quei vicoli ripidi ed ammirare quella magnifica vista sulla valle, mentre il sole scompariva dietro le montagne boscose del parco di Mavrovo.

Lazaropole

Mi sono messa di nuovo in cammino, dirigendomi verso Lazaropole dove avevo prenotato una notte in una guesthouse tradizionale ottomana. Sarebbe stato il primo posto dopo una settimana dove avevo acqua calda e un bagno privato, perciò non vedevo l’ora di arrivarci. Suppongo che sia stata proprio l’acqua calda il motivo che mi ha spinto – malgrado le mie ragionevoli esitazioni – a raggiungere il villaggio di Lazaropole lungo tortuose e ardue strade di montagna. Lazaropole è un pittoresco e fiabesco villaggio di montagna, conosciuto per la freschezza della sua aria, che gli abitanti locali rivendicano come la più salubre di tutti i Balcani.

E’ una popolare località montana, ma quando l’ho raggiunta, c’eravamo solo io ed il proprietario della guesthouse, e più tardi, un suo amico che era lì per per festeggiare il compleanno. Tanto gentile che mi ha invitata ad unirmi al loro tavolo per un bicchiere di vino rosso macedone.

Gari

Gari è un villaggio che dista qualche minuto di macchina da Lazaropole, sul lato opposto della strada principale. È una sorta di città fantasma. Per tutta la mattina non ho incontrato nessuno, anche se ho intravisto qualche camino in funzione nella parte alta del villaggio.

Qui molte case stanno andando in rovina, ma in un modo quasi affascinante. Da ogni parte del villaggio si può sentir mormorare il fiume. Il giorno era piuttosto nuvoloso, e ciò mi dava ancor di più la sensazione di un luogo dimenticato dalla società moderna.

Vevcani (anche conosciuto come il posto in cui finalmente ho ottenuto il mio passaporto balcanico)

Sono sicura che conoscete almeno un viaggiatore che si vanta costantemente dei timbri che ha sul passaporto. Io ho sempre parlato del timbro sloveno che ho ottenuto quando mi hanno rinnovato il passaporto mentre abitavo lì. Aveva reso più interessante il mio passaporto italiano, aggiungendovi un pizzico di balcanico, che rende sempre un po’ più intriganti le cose.

Questo fino a quando non ho avuto il primo vero passaporto balcanico da parte della Repubblica Indipendente di Vevčani (ebbene sì, ho guidato sotto una tempesta fino a Vevcani solo per avere un passaporto falso, si può aggiungere anche questo alla lista dei metodi insoliti con cui scelgo le mie destinazioni).

Vevčani, un minuscolo stato nato nel 2002, si trova appena fuori del parco nazionale del Mavrovo, un’ora di guida da Ohrid. La sua bandiera è gialla e rossa, come quella macedone, ma al posto dei soli raggi, la bandiera della Repubblica di Vevčani ha l’intera sagoma del sole.

Il paese stesso è molto bello, noto per le sorgenti di acqua e, inutile dirlo, per il patriottismo dei suoi cittadini. Visto che pioveva a dirotto non sono riuscita a raggiungere le sorgenti sulla montagna ma ho visitato la chiesa di San Nicola, che è tutta affrescata e davvero magnifica.

Tetovo

Se ti dirigi verso nord, ovvero guidando dal Parco Nazionale di Mavrovo verso Skopje, puoi fare una sosta a Tetovo. Io mi sono fermata a Tetovo perché volevo visitare la moschea decorata, che è magnifica quanto avevo immaginato. Proprio davanti alla moschea si trova un hamman, che non ho potuto visitare perché chiuso per restauro.

Mi è piaciuto specialmente il mercato di Tetovo: qui, per la prima volta, ho visto in vendita degli animali. L’intero mercato era rude e genuino: scommetto di essere stata l’unica straniera che vagava in quell’area.

Ma la cosa che più mi è piaciuta di Tetovo è l’atmosfera balcanica che emana la città. Case non intonacate, più trattori che auto, donne velate ed il traffico senza regole che io amo molto, anche se questo mi ha costretto a lasciare l’auto praticamente all’uscita dell’autostrada, credendo ragionevolmente che Tetovo non era quel tipo di città in cui mi vedevo guidare.

E per giunta senza cambio automatico.

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