Macedonia: alla ricerca del primo ministro
Ancora turbolenta la scena politica macedone, dopo il fallito referendum sull’autonomia locale, giungono come doccia fredda le dimissioni del premier Hari Kostov. Un fatto piuttosto insolito nella politica macedone, ora alle prese con la rielezione di un nuovo premier
Sembra che con la politica macedone non ci sia mai di che annoiarsi. A distanza di solo una settimana dalla conclusione del controverso referendum, che ha visto la comparsa dell’azione di salvataggio all’ultimo minuto con il riconoscimento del nome costituzionale di Macedonia da parte degli USA, il Primo ministro, Hari Kostov ha dato le dimissioni.
Il premier Kostov ha sottoposto la sua rinuncia finale al Parlamento, lunedì 15 novembre, avanzando come motivo il nepotismo e il perseguimento di interessi esclusivi di partito da parte del maggior partner albanese nella coalizione di governo, l’Unione democratica per l’integrazione (DUI). Kostov ha detto che questo tipo di comportamento è emerso con l’ostruzionismo alle riforme politiche ed economiche nel Paese, e che col tempo è diventato una pratica consolidata per governare, per di più assoggettando ogni tipo di competenza a condizioni e a contrattazione politica.
Kostov ha aggiunto che questa pratica potrebbe continuare anche in futuro finché qualcosa non accadrà per porvi fine. Egli ha argomentato che il partner albanese di coalizione impone un accordo sulla politica per una equa rappresentazione degli impiegati albanesi nella amministrazione pubblica oltre la soglia di rilevanza, e inoltre lo usa come alibi per approfittarne privatamente. Kosov ha precisato che le leggi sui terreni edificabili e sul budget sono degli esempi in questa direzione:
"Un dei partner di coalizione ha bloccato il passaggio di queste leggi sulla base di una presunta necessità di una conciliazione politica, che eventualmente incontrerà la richiesta di 15 nuovi posti di lavoro…", ha precisato Kostov mentre dava le dimissioni.
Hari Kostov, direttore della più riuscita banca macedone, la Komercijalna banka, giunse al posto di primo ministro nell’aprile di quest’anno, dopo che il suo predecessore, Branko Crvenkovski, fu eletto alla presidenza della Repubblica. Prima di ciò, Kostov riccoprì l’incarico di Ministro degli Affari Interni per un periodo di 18 mesi. Entrambi questi appuntamenti furono visti successivamente dalla opinione pubblica come una sorpresa e furono interpretati come motivati dalla sua personale stretta amicizia con l’attuale presidente Crvenkovski, che lo aiutò con una personale alleanza nei momenti di bisogno. Hari Kostov era visto come un banchiere di successo ed un esperto di economia, ma non come uomo attivamente presente nella politica, né ha mai avuto il supporto della base del partito. Cosa che gli ha procurato delle difficoltà nell’agire e una maggiore facilità nel lasciare.
Il partner di coalizione accusato, la DUI, ha ribattuto alle argomentazioni di Kostov. "Crediamo che le sue dimissioni siano affrettate", ha detto Teuta Arifi, portavoce di partito, "non vorremmo entrare in ulteriore commenti… nei due anni trascorsi abbiamo realizzato una cooperazione costruttiva con i nostri partner di coalizione, ci siamo messi alla prova nella lotta alla corruzione".
I partiti di opposizione hanno reagito differentemente alle dimissioni di Kostov. Il leader del maggior partito di opposizione VMRO-DPMNE, Nikola Gruevski ha detto che le dimissioni sono state una logica conseguenza dello stato delle cose nel Paese e che erano attese. Alcui hanno commentato che si è trattato di una irresponsabilità, mentre altri hanno chiesto le elezioni anticipate.
Abdulmenaf Bexheti, leader di uno dei partiti albanesi di opposizione, Partito per la prosperità democratica (PDP), ed ex ministro dei trasporti e delle telecomunicazioni, ha detto che "Il nepotismo assolutamente esiste, anche i posti da insegnate nella scuola primaria, durante l’assenza per maternità, sono riempiti con le liste dei membri di partito della DUI. Il primo ministro stesso ha ammesso, e anche la DUI, che questo classico ricatto è usato per impiegare la gente nella pubblica amministrazione".
Il presidente Crvenkovski ha espresso il suo disappunto per le dimissioni, "è accaduto in un momento in cui credo che il Governo avrebbe dovuto usare un nuovo impulso nel conseguire la sua politica… cioè, era stata creata una atmosfera favorevole, sia internamento che a livello internazionale, dopo il riconoscimento da parte degli USA e dopo il referendum, e la si poteva usare per avvantaggiare la Macedonia". Secondo il presidente macedone, gli argomenti addotti dal primo ministro dovrebbero essere un motivo in più per continuare anziché per cedere.
L’ufficio vacante del primo ministro segna un altro temporaneo ritardo nel processo politico del Paese – la scelta di un leader per il maggior partito di governo, i Social Democratici.
Con l’elezione del loro ex leader ed ex primo ministro, Branko Crvenkovski alla presidenza, quest’ultimo ha dovuto abbandonare la sua posizione di parte perché incompatibile con le funzioni da presidente. Kostov è entrato come esperto leader di governo, e il partito ha continuato ad essere guidato dai suoi tre vice presidenti. Ora con le dimissioni di Kostov, la necessità di nominare un nuovo primo ministro si aggiunge alla elezione del leader di partito. Ecco perché si deve fare in fretta.
Solitamente il leader del maggior partito del parlamento riceve pure il mandato per la formazione del governo. Il presidente Crvenkovski ha un breve periodo di 10 giorni, dal momento dell’accettazione delle dimissioni del premier, a partire quindi dalla scorsa settimana, per dare mandato al governo.
La fine della scorsa settimana è stata caratterizzata da intesi colloqui all’interno della leadership di partito, per stabilire chi saranno in candidati per il nuovo posto di leader del partito. I socialdemocratici hanno fissato per il 25 novembre un congresso straordinario per eleggere il loro nuovo presidente. Il week end è stato sfruttato per raccogliere le reazioni e le proposte dalle locali branche del partito, mentre nella notte di lunedì la presidenza si è riunita e martedì sera si è svolto un meeting con il Comitato centrale, dal quale è atteso che escano i nomi dei candidati che concorreranno al posto di leader. Mercoledì il nome dovrebbe essere noto. Chiunque venga eletto dal congresso con la maggioranza dei suoi 700 delegati.
Si tratta di nulla più che un regolare processo per i Social Democratici che sin dalla loro fondazione nei primi anni ’90 hanno lavorato sotto la leadership di un solo uomo: Crvenkovski. E in generale per il Paese, se non per la regione, dove l’esperienza delle successioni nel partito sono piuttosto insolite e poco praticate. Molto spesso la ambizione per il potere viene risolta attraverso il frazionamento che porta alla secessione e alla formazione di partiti più piccoli. C’è una scarsa esperienza di cessione del potere. Di solito accade quando qualcuno rassegna le dimissioni, il che è già piuttosto raro (Kostov è il primo premier macedone ad averlo fatto), oppure quando muore.
Ecco perché questa ricerca del leader è limitata e non facile, inoltre aggravata dal fatto che deve essere fatto in fretta. Due candidati sono certi, l’attuale ministro della difesa Vlado Buckovski e il membro del parlamento Tito Petkovski, che per anni ha guidato una frazione all’interno del partito. I nomi dei due candidati più nominati sono stati annunciati lunedì dopo l’incontro con la presidenza, il ministro per l’euro-integrazione, Radmila Sekerinska, e una sorpresa all’ultimo minuto, Jani Macraduli.
Il nervosismo regna tra le fila del partito, nessuna informazione viene data con assoluta certezza, spetterà alla Commissione centrale verificare la votazione. Dopo di che i candidati avranno un giorno di lavoro sulla loro nomination.
La guida dei Socialdemocratici concorda sul fatto che una volta eletto il nuovo leader del partito deciderà se ricevere il mandato del nuovo governo direttamente oppure se mantenere la posizione di leader di partito e consegnare il mandato ad un collega. A questo punto ogni cosa indica che il nuovo leader dei Social Democratici sarà anche il nuovo primo ministro.
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