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Macedonia, non terroristi ma migranti clandestini

Il 3 marzo scorso sette persone vennero trucidate dalla polizia macedone. "Una cellula di terroristi di Al Qaeda" la giustificazione del governo. Un giornale greco trova le prove che non andò così. Un articolo tradotto da NE.

21/05/2002, Redazione -

di Kosta Popovski – ("Utrinski Vesnik" Skopje, 8 maggio 2002)

Nell’articolo "Boskovski vuole diventare Bushkovski", pubblicato in Notizie Est Balcani #537 dell’8 marzo scorso,
avevamo riferito nei dettagli dell’uccisione di sette cittadini stranieri da parte di forze della polizia
macedoni, delle contraddittorie spiegazioni delle autorita’ di Skopje, nonche’ del sospetto che si
trattasse di un massacro propagandistico compiuto sulla pelle di sette semplici emigranti asiatici. Nei giorni
scorsi il quotidiano greco "Eleftherotipia" ha pubblicato un ampio servizio su tali eventi,
raccogliendo testimonianze a conferma di questa ultima tesi. Ne riportiamo qui sotto il resoconto che ne fa il
quotidiano macedone "Utrinski Vesnik". Intanto, le indagini riguardo al caso languono: in due mesi, le
stesse autorita’ macedoni che con grande sicurezza avevano asserito immediatamente che i sette non erano
altro se non pericolosi terroristi islamici, non sono nemmeno riusciti a stabilire l’identita’ degli uccisi.
Va infine rilevato che ieri Carla Del Ponte e’ stata a Skopje e ha annunciato che il Tribunale dell’Aia aprira’ altre tre
inchieste riguardanti la Macedonia, su richiesta delle autorita’ macedoni. Tutte queste inchieste riguardano tuttavia la parte albanese e non altri casi
che potrebbero coinvolgere Boskovski, come si era pensato in un primo tempo – A. Ferrario

Il quotidiano greco "Eleftherotipia" ha scritto su tre pagine che i sette stranieri uccisi dalla polizia macedone il 3 marzo presso Rastanski Lozja, sei
dei quali pakistani e uno indiano, non erano "terroristi di Al Qaeda", come si afferma nella versione ufficiale macedone, bensi’ dei poveretti che, in parte
anche a piedi, stavano viaggiando da mesi verso la Grecia per raggiungere loro parenti che lavorano illegalmente ad Atene, scrive il giornale greco.

"Eleftherotipia" chiede al ministro degli esteri della Grecia, Iorgos Papandreu, di intervenire presso il governo macedone affinche’ i corpi degli
uccisi vengano trasportati in Pakistan e in India e vengano consegnati ai loro parenti. Alcuni fratelli e altri parenti degli uccisi che vivono ad Atene hanno
dichiarato a "Eleftherotipia" che le vittime, quando erano ancora vive, hanno viaggiato con grandi sofferenze per mesi attraverso la Turchia, la Bulgaria e
la Jugoslavia e hanno avuto di tanto in tanto cono loro contatti telefonici; tali parenti hanno anche inviato una volta dei soldi a Sofia al fine di
consentire al gruppo di continuare a viaggiare verso la Grecia. "Eleftherotipia" riporta nello stesso testo anche le dichiarazioni ufficiali
rilasciate dalle autorita’ macedoni all’inizio di marzo, nonche’ quanto la stampa macedone e straniera aveva scritto su tale caso, in merito al quale si
afferma nel testo che "e’ risultato strano a molti" e si aggiunge che gli USA non hanno accettato la versione ufficiale macedone
dell’uccisione. "Eleftherotipia", sotto il titolo "Crimine balcanico – la liquidazione di emigranti nella
FYROM" esprime la valutazione secondo cui si sarebbe trattato di un "massacro" con il quale "gli organi di
sicurezza della FYROM hanno voluto dimostrare la propria ‘attivita’ antiterroristica’ e, affermando di
fronte all’Occidente che tale paese e’ accerchiato da ‘terroristi musulmani’, hanno tentato ancora una volta
di stabilire un nesso tra la guerra in Afghanistan e la propria guerra civile tra slavo-macedoni (cristiani) e
albanesi (musulmani)". "Eleftherotipia" e’ riuscito a confermare l’identita’ degli uccisi sulla base di
fotografie scattate dalla polizia che si e’ procurato a Skopje e che, a quanto si afferma, sono state portate
ad Atene da un giornalista del "Wall Street Journal" che ha continuato a indagare sul caso. Ieri presso la
Sezione indagini del Tribunale di Skopje 2, dove e’ in corso l’indagine sulle uccisioni avvenute presso
Rashtanski Lozja, abbiamo ottenuto in via non ufficiale l’informazione che l’indagine e’ ancora in corso e che
il tribunale ottiene periodicamente dal ministero degli interni nuove informazioni su quanto e’ avvenuto presso
Rastanski Lozja e sui momenti che hanno preceduto e fatto seguito a tali fatti. Concretamente, si stanno
svolgendo indagini su quali materiali sono stati raccolti dalla polizia, ma tali materiali non sono
ancora stati completati in maniera sufficiente per dare il via a un’indagine processuale completa. Alla nostra
domanda se le persone uccise sono state idenficate e se qualcuno si e’ interessato dei loro corpi, ci e’ stato
detto di rivolgerci al ministero degli interni. Al ministero degli interni ieri gli ispettori addetti
all’antiterrorismo non sono stati disposti a darci informazioni riguardo al punto in cui si e’ arrivati
nello spiegare l’uccisione dei sette stranieri. Ci e’ stato detto che riguardo a questo caso sarebbe stato
preparato un comunicato ufficiale. Ieri siamo inoltre stati ufficialmente informati dal direttore del
cimitero di Butel che nella cappella si trovano ancora i corpi dei sette uccisi. Recentemente di tali corpi si
sono interessati anche diplomatici dell’ambasciata della Gran Bretagna a Skopje. Il 19 aprile, intorno
alle 20, sono giunte alla cappella due persone in un’automobile con targa diplomatica, che hanno mostrato
le proprie credenziali. Si trattava di John McBrian e di Ken Astman. Avevano un’autorizzazione dell’Ufficio
di pubblica sicurezza, firmata personalmente dal direttore Goran Mitevski, per l’effettuazione di
un’ispezione visiva dei corpi dei sette uccisi. …

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