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Macedonia, la fuga di Gruevski

L’ex primo ministro della Repubblica di Macedonia, Nikola Gruevski, condannato a due anni di carcere per l’acquisto illecito di una limousine di lusso, è fuggito in Ungheria in cerca di asilo politico. Lo scandalo sta avendo un impatto rilevante sulla scena politica regionale

20/11/2018, Ilcho Cvetanoski - Skopje

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In seguito alla misteriosa fuga dal paese dell’ex premier Nikola Gruesvki la gente comune e i giornalisti si sono fatti diverse domande: la fuga è stata organizzata sfruttando la logistica e i contatti del governo? Fa forse parte di un accordo tra governo e opposizione affinché i parlamentari del VMRO-DPMNE votino i cambiamenti costituzionali in linea con l’accordo di Prespa con la Grecia? O forse, come in un film di James Bond, Gruevski è riuscito a superare in astuzia tribunale, polizia e governo stesso?

Rotta, logistica e dettagli della fuga sono stati oggetto quindi di pesanti speculazioni. Fino allo scorso 13 novembre, quando l’ex primo ministro si è rivolto al pubblico tramite la sua pagina Facebook ufficiale , nessuno sapeva dove fosse finito. Nel suo post, Gruevski ha detto di aver ricevuto "innumerevoli minacce di morte" e di essere quindi andato a Budapest, dove "ha chiesto asilo politico alle autorità ungheresi". Ora, il mistero si sta lentamente svelando.

La via di fuga

Al momento ci sono poche informazioni verificate, per lo più provenienti da funzionari di polizia di Montenegro e Albania. Secondo gli ultimi indizi, Gruevski avrebbe viaggiato su auto diplomatiche attraverso Albania, Montenegro e Serbia prima di entrare in Ungheria. Per tutto il viaggio sarebbe stato accompagnato da diplomatici ungheresi provenienti dalle ambasciate nei rispettivi paesi. L’unico mistero è come abbia lasciato la Macedonia e poi, dopo aver attraversato vari paesi, sia entrato in Ungheria.

Come evidenziato dalla polizia albanese e montenegrina, Gruevski ha attraversato legalmente il confine albanese-montenegrino con la sua carta d’identità alle 19.11 dell’11 novembre. Poiché la Macedonia ha accordi bilaterali con tutti i paesi non-UE balcanici per l’attraversamento dei confini con documenti d’identità, la confisca del passaporto non ha impedito a Gruevski di viaggiare liberamente nei Balcani.

La polizia albanese ha confermato che il politico è stato trasportato in veicoli diplomatici ungheresi e accompagnato da diplomatici dell’ambasciata di Tirana fino al confine montenegrino. Ciò corrisponde alle informazioni ufficiali delle autorità ungheresi , secondo cui Gruevski, pur senza menzionare il paese coinvolto, avrebbe chiesto asilo politico presso una rappresentanza diplomatica dell’Ungheria al di fuori della Repubblica di Macedonia. Secondo la polizia albanese, si è trattato dell’ambasciata di Tirana.

Dopo essere entrato in Montenegro, Gruevski è stato nuovamente raggiunto da diplomatici ungheresi, questa volta dall’ambasciata di Podgorica. La stessa notte è stato trasportato in Serbia, dove lo aspettavano gli omologhi dell’ambasciata di Belgrado. Qui finiscono le informazioni ufficiali. Finora non ci sono informazioni su come sia riuscito ad attraversare il confine macedone-albanese e quello serbo-ungherese, in particolare il secondo, per il quale serve un passaporto valido.

Secondo speculazioni, sarebbe entrato illegalmente in Albania in una zona intorno alla città di Debar. Per quanto riguarda il confine ungherese, l’ipotesi più gettonata è invece che sia stato trasportato da Belgrado a Budapest con un lussuoso jet privato utilizzato dall’élite governativa e del business ungherese.

Falle nel sistema

Ad oggi, non c’è una sola dichiarazione ufficiale del governo macedone riguardo al fine settimana durante il quale l’ex primo ministro è riuscito a lasciare il paese e arrivare in Ungheria, sotto la protezione di Viktor Orban.

Poiché Gruevski ha perso l’ultimo appello il 9 novembre e l’inizio della detenzione era previsto il 12 novembre, la fuga era uno scenario altamente possibile, ma ovviamente non per le istituzioni macedoni. Invece di dare risposte chiare, il primo ministro Zoran Zaev e il ministro dell’Interno Oliver Spasovski, hanno incolpato i tribunali della fuga di Gruevski. Tuttavia, analisti ed esperti di sicurezza concordano che spetta alla polizia sorvegliare le persone condannate e proteggere i confini, soprattutto considerando che, in quanto ex primo ministro, Gruevski aveva un servizio di sicurezza 24/7.

Inoltre, mentre i media e la polizia cercavano Gruevski nei suoi appartamenti a Skopje, nel quartier generale del partito VMRO-DPMNE e nelle macchine che lasciavano l’edificio, Zaev specificava in modo del tutto comico che le istituzioni avrebbero potuto definire Gruevski latitante solo nel caso si fosse trovato al di fuori del paese. In un’altra conferenza stampa, Zaev ha dichiarato che Gruevski avrebbe dovuto far sapere se aveva lasciato volontariamente il paese, alludendo ad un possibile rapimento.

Nel frattempo, Gruevski si muoveva liberamente attraverso i Balcani, con la sua carta d’identità, in veicoli diplomatici ungheresi. Solo il 13 novembre, dopo che Gruevski aveva svelato su Facebook di essere in Ungheria, le istituzioni macedoni hanno emesso un mandato Interpol su di lui. Ovviamente, era troppo tardi. Zaev ha annunciato un’indagine ufficiale su possibili negligenze da parte delle istituzioni.

Concessioni per l’accordo di Prespa?

Indipendentemente dal risultato dell’indagine, secondo alcune speculazioni il governo era ben consapevole del piano di Gruevski. Diversi elementi supportano queste teorie. Il 24 agosto, quasi tre mesi prima della spettacolare fuga, la rivista politica macedone Fokus aveva pubblicato un articolo investigativo su Gruevski, dicendo che il governo di Zaev era disposto a permettere a Gruevski di fuggire in Ungheria in cambio del sostegno dei parlamentari VMRO-DPMNE all’accordo con la Grecia. Dopo la fuga, l’autore dell’articolo ha detto in uno show televisivo che i suoi informatori erano alti funzionari VMRO-DPMNE.

Un altro fattore è che un piano così complesso deve essere accuratamente preparato, e quindi è quasi impossibile che non fosse notato dalle agenzie di sicurezza, soprattutto perché Gruevski aveva un servizio di protezione 24/7. Inoltre, negli ultimi mesi Gruevski aveva svuotato tutti i suoi conti in Macedonia.

L’Ungheria è una meta logica di fuga, indipendentemente dalle ultime speculazioni sul fatto che il paese di Orban sia una tappa intermedia verso la Russia, la Turchia o la Bielorussia. I legami commerciali tra i due paesi sono stretti: la compagnia aerea low cost ungherese Wizz Air ha ricevuto sussidi per milioni di euro dal governo Gruevski; la Macedonian Telecom è stata acquistata da Magyar Telekom, ora controllata da Deutsche Telekom; capitale ungherese è entrato di recente in diversi media filo VMRO-DPMNE. inoltre altro fattore chiave sono le relazioni amichevoli esistenti tra Orban e Gruevski.

Infine anche due alti funzionari della polizia segreta coinvolti nello scandalo intercettazioni, fuggiti dalla Macedonia in Grecia con falsi passaporti bulgari, hanno tentato di recarsi in Ungheria. Sulla strada per Budapest, sono stati scoperti in un aeroporto greco con passaporti falsi. Ora vivono in Grecia, sostanzialmente senza rischiare di essere estradati in Macedonia.

Dopo la fuga

Gruevski, che è stato primo ministro dal 2006 al 2016, è il principale imputato in altri quattro casi giudiziari di alto profilo, legati al suo progetto di totale occupazione delle istituzioni che si è intensificato durante la seconda parte della sua era. "Nessuna giustizia, nessuna pace!", era il motto principale dietro la protesta studentesca del 2014 e la rivoluzione colorata del 2015, un evento che alla fine ha portato alle dimissioni di Gruevski.

La fuga fa parte del continuum di impunità per i politici di alto livello, uno dei maggiori problemi della società macedone. Diversi primi ministri sono stati sospettati o processati per uso improprio di fondi statali e per altri reati, ma non sono mai finiti in prigione. Con una sorta di regola non scritta, sin dall’indipendenza, il primo ministro in carica non persegue mai i reati dei predecessori, a prescindere dalla loro appartenenza politica: cosa che ha provocato completa sfiducia nelle istituzioni e nello stato di diritto.

L’atteggiamento rilassato del governo, pur con diversi segnali che lasciavano intravedere la possibile fuga di Gruevski, ha sicuramente facilitato il suo piano di fuga. Per questo, oltre che per non aver mantenuto la maggior parte delle sue promesse elettorali, Zaev pagherà un alto prezzo politico. È ovvio che il suo principale obiettivo politico è stato ed è chiudere le questioni aperte con i vicini – prima l’accordo di buon vicinato con la Bulgaria e ora l’accordo di Prespa con la Grecia – ma questo non lo giustifica per aver mancato di fare giustizia e per non aver contribuito a ripristinare la fiducia nelle istituzioni e nello stato di diritto.

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