Tipologia: Notizia

Tag:

Categoria:

Macedonia, elezioni alle porte

Si avvicinano le elezioni anticipate in Macedonia, previste per domenica 5 giugno. Nikola Gruevski e il suo VMRO vengono dati in vantaggio da tutti i sondaggi, ritenuti invece truccati dalla principale forza di opposizione, l’SDSM. La speranza è quella di consultazioni corrette e senza episodi di violenza

02/06/2011, Risto Karajkov - Skopje

Macedonia-elezioni-alle-porte

Alla seconda settimana di campagna elettorale, si avvicina il momento di decidere chi sarà a capo della Macedonia per i prossimi quattro anni. Il 5 giugno i cittadini potranno dire la loro.

I partiti politici sono bene addentro la gara; i loro rappresentanti stanno percorrendo il Paese in lungo e in largo, senza lesinare promesse e accuse reciproche. Come sempre, le strade sono in corso di rifacimento e le città costellate di cantieri: il governo sta, se così si può dire, lavorando sodo.

La comunità internazionale osserva in silenzio

A differenza di quanto avvenuto in passato, la comunità internazionale finora è rimasta in silenzio, limitandosi a qualche sporadica dichiarazione di speranza in elezioni libere e svolte correttamente. Da un certo punto di vista, questo silenzio può essere considerato un buon segno: significa, semplicemente, che non c’è nessuna urgenza di intervenire. D’altro canto, però, l’assenza di interventi somiglia a una strategia attendista.

Ultimamente, il governo guidato dal primo ministro Nikola Gruevski si è distinto per la sua intolleranza al dissenso, ma non c’è ancora stata una forte reazione internazionale a riguardo. Recentemente gli Stati Uniti hanno iniziato a lanciare i primi segnali di preoccupazione; tuttavia, in base a quanto dichiarato nell’ultimo rapporto annuale pubblicato dall’Unione Europea, il Paese continua ad essere conforme agli standard democratici.

Le elezioni costituiranno un test. Se funzioneranno, senza le solite irregolarità e i soliti episodi di violenza, il Paese guadagnerà credibilità internazionale; in caso contrario il nuovo governo, anche in base a chi risulterà vincitore, potrebbe iniziare il proprio mandato con scarso grado di legittimazione. Ciò significherebbe fare un passo indietro nel processo di integrazione Euro-Atlantica del Paese.

I terribili precedenti

Il corretto svolgimento di elezioni libere non sembra un processo naturale per la Macedonia. Gli episodi di violenza nel giorni delle elezioni sono stati la regola piuttosto che l’eccezione nella ancora breve (20 anni) tradizione democratica del Paese. Sono volati proiettili, persino nei quartieri centrali di Skopje, e ci sono state anche diverse vittime. Fenomeni come l’apertura anzitempo delle urne elettorali, l’intimidazione degli elettori, etc. sono ormai considerati irregolarità “minori”.

Il Paese è stato oggetto di serie critiche dopo le vergognose elezioni anticipate del 2008, avvenute in un grave clima di violenza. Fortunatamente, la Macedonia ha dato una migliore immagine di sé durante le elezioni presidenziali e locali dell’anno successivo.

I politici macedoni tendono a minimizzare, dichiarando che questi incidenti avvengono regolarmente in poche, piccole circoscrizioni elettorali, ma senza forti conseguenze. Il che può anche essere vero, ma è anche vero che altri tipi di brogli sono invece molto diffusi. I pubblici ufficiali sono sottoposti a particolare pressione e viene loro richiesto di presentare liste di “amici, parenti e conoscenti” che assicurano il proprio voto, di solito ai partiti al potere, a livello locale e nazionale. I funzionari che non hanno un contratto fisso sono particolarmente vulnerabili a questo tipo di ricatto.

Posto che le votazioni procedano bene, la domanda è: chi riuscirà a formare un governo? Il primo ministro Gruevski e il suo partito di destra VMRO-DPMNE sono restati al posto di comando per gli ultimi quattro anni. Gruevski è andato al potere grazie alle elezioni del 2006 consolidando poi il proprio potere con le elezioni anticipate del 2008. Le consultazioni del 2008 furono indette a seguito di un vero trauma politico, generato dal veto espresso dalla Grecia al summit NATO di Bucarest nella primavera del 2008, quando la Macedonia si è vista negare l’accesso all’Alleanza Atlantica.

Negli ultimi due anni il VMRO, insieme al suo partner minore albanese, l’Unione Democratica per l’Integrazione (DUI) ha ottenuto una maggioranza senza precedenti in parlamento. Tuttavia, Gruevski ha ceduto alle insistenti richieste avanzate dall’opposizione social-democratica (il partito SDSM) di tenere presto nuove elezioni. Le regolari consultazioni avrebbero dovuto avere luogo nella seconda metà dell’anno successivo.

L’animosità ossessiva tra Gruevski e la sua nemesi, il leader dell’SDSM Branko Crvenkovski, ha decisamente avuto un ruolo importante. Gruevski spera che la sconfitta si traduca nella fine della lunga carriera politica di Crvenkovski (che è stato premier per due volte, presidente una volta è tiene saldamente le redini del proprio partito). Anche la mancanza di intesa con la DUI, partner nella coalizione governativa, ha contribuito a questa decisione. Inoltre, Gruevski vuole giocare le sue carte mentre è ancora in sella, e tutto fa pensare che abbia buone chances.

Il VMRO in testa nei sondaggi

Tutti i sondaggi suggeriscono che il VMRO e Gruevski sono in vantaggio. L’SDSM sostiene e sinceramente spera, che i sondaggi siano ampiamente truccati oppure che non costituiscano lo specchio delle vere intenzioni degli elettori perché la gente, semplicemente, ha paura di rispondere in maniera sincera.

La Macedonia è un paese piccolo, poco più di una parrocchia dove tutti si conoscono tra loro, specialmente fuori dalla capitale; quella della paura potrebbe essere un’ipotesi verosimile. Eppure, i risultati dei sondaggi sono comunque un dato su cui riflettere.

Sembra quindi realistico attendersi, a scanso di enormi sorprese (come quella del 2004, quando gli Stati Uniti riconobbero improvvisamente il il nome costituzionale della Macedonia facendo esplodere l’euforia nazionale), che il VMRO avrà la meglio sull’SDSM il 5 giugno. Resta da vedere se riuscirà a formare un governo.

Un governo di coalizione macedone-albanese si configura come un tacito patto per mantenere la stabilità politica del paese. Gruevski è appena uscito da una sorta di crisi coniugale con il DUI e sembra inverosimile vederli nuovamente riuniti dopo il 5 giugno. I due partiti si riunirebbero nuovamente soltanto in mancanza di una scelta migliore. D’altra parte, le sue relazioni con il maggiore partito d’opposizione, il Partito Democratico degli Albanesi (DPA) di Menduh Taci, sembrano essere messe duramente alla prova, dopo che, nel 2008, Gruevski ha preso la decisione (probabilmente giusta) di scaricare il DPA (accusato di essere il principale responsabile delle violenze elettorali) e di coalizzarsi con la DUI.

Come si sente dire in questi giorni, sembra che il VMRO abbia una capacità di formare coalizioni a marce ridotte. Al contrario l’SDSM, forte del ruolo di opposizione e non obbligata a discutere con nessuno ad eccezione del VMRO, sembra più avvantaggiato nella formazione di possibili coalizioni, e questo potrebbe rivelarsi un enorme vantaggio politico.

Tuttavia, tutto dipende dall’esatto numero di seggi che si aggiudicherà ciascuno dei due partiti. Non sappiamo dove ci porterà la matematica, e persino uno o due seggi potrebbero fare la differenza. Ciò significa che l’importanza dei piccoli partiti risulterebbe enormemente accresciuta. Ma, al tempo stesso, ciò significa anche un governo meno stabile.

Assenza di vere alternative

Nel frattempo il VMRO ha portato avanti una campagna molto “anti-Branko Crvenkovski”, sottolineando che le elezioni potrebbero segnare la definitiva uscita di scena dalla politica di un “barone della transizione”. Il modo in cui il partito di governo ha basato la propria campagna elettorale, puntando su feroci critiche all’opposizione, somiglia francamente a un’ossessione. Normalmente, infatti, succede il contrario. Tuttavia, ciò risulta meno strano quando si considerano tutti gli aspetti dell’acrimonia con cui il VMRO affronta ogni tipo di dissenso o opposizione.

Questa strategia potrebbe ritorcersi contro il partito di maggioranza, poiché molti la considerano quanto meno di cattivo gusto. Tuttavia, è vero che anche la riluttanza di Crvenkovski a lasciare le redini del potere viene considerata altrettanto ossessiva. Rifiutandosi di ritirarsi dalla scena, Crvenkovski ha scaricato il suo bagaglio politico sul proprio partito: controllando in maniera decisa l’SDSM, Crvenkovski ha impedito al partito di effettuare una seria riforma interna e di creare una nuova leadership.

Di fatto, all’annuncio di nuove elezioni, Crvenkovski ha annunciato che non avrebbe fatto parte del nuovo governo, proponendo invece la candidatura di una sua stretta collaboratrice, Radmila Sekerinska.

Le dichiarazioni di Crvenkovski non significano, tuttavia, che il leader dell’SDSM si ritirerà dalla politica. Alcuni analisti sostengono che si tratti soltanto di una mossa strategica, per scaricare la responsabilità di un’eventuale sconfitta. Tuttavia, se perde, Crvenkovski dovrà incassare un duro colpo. Se vi sopravviverà o meno politicamente resta da vedere.

Queste elezioni, più di altre, sembrano centrate sulla scelta di un leader più che di un programma politico. E i cittadini macedoni, stanchi e delusi, sono forse più consapevoli che mai che, in fondo, vi sia ben poco da scegliere.  

editor's pick

latest video

news via inbox

Nulla turp dis cursus. Integer liberos  euismod pretium faucibua

Possono interessarti anche