Macedonia del Nord: UE, sfida infinita
Dopo aver accolto il compromesso proposto dalla Francia, la Macedonia del Nord ha aperto i negoziati di adesione all’Ue. Per fare passi avanti, però, bisognerà cambiare la costituzione e superare l’opposizione della vicina Bulgaria
Ancora una volta, la Macedonia del Nord sta affrontando una sfida chiave nella sua storia recente: diciassette anni dopo aver ricevuto lo status di paese candidato, c’è finalmente una concreta possibilità per l’avvio dei negoziati per l’adesione all’Unione europea. Tuttavia, affinché il processo abbia inizio, deve prima essere attuata la cosiddetta "proposta francese" per superare i disaccordi con la Bulgaria, stato membro che ha ripetutamente posto il veto all’adesione di Skopje.
E’ dal 2020 che la Bulgaria invoca il diritto di veto per bloccare la richiesta della Macedonia del Nord: secondo Sofia, la lingua macedone è semplicemente il bulgaro sotto un altro nome, mentre la Macedonia del Nord non rispetterebbe i suoi legami culturali e storici comuni con la Bulgaria. Allo stesso tempo, Sofia chiede che la minoranza bulgara sia ufficialmente inclusa nella Costituzione della Macedonia del Nord.
La proposta di compromesso, presentata dalla Francia lo scorso 18 giugno durante la presidenza parigina dell’UE, ha offerto una serie di misure per superare l’attuale stallo, misure che sono state accettate dal governo macedone, mentre l’opposizione le ha respinte con fermezza.
Dopo che la proposta francese è stata approvata dal parlamento di Skopje, la Macedonia del Nord ha tenuto la sua prima conferenza intergovernativa con l’UE, ma solo come prima fase e introduzione all’avvio ufficiale. I negoziati effettivi con l’UE dovrebbero iniziare solo quando la Macedonia includerà la minoranza bulgara nella sua Costituzione, una mossa che richiede una maggioranza di due terzi in parlamento. Solo allora sarà possibile lo svolgimento della seconda conferenza intergovernativa e l’avvio effettivo dei negoziati con l’UE.
Nel corso dei negoziati, o meglio nel quadro negoziale, sono incluse anche le relazioni annuali sull’attuazione dell’accordo e dei protocolli con la Bulgaria. Ciò include il superamento delle controversie sulla storia, sui libri di testo, sull’incitamento all’odio e simili. La Bulgaria ha la possibilità di porre nuovamente il veto se non si raggiunge un accordo su queste questioni.
"Non sostengo che la nostra proposta sia perfetta, ma aprirà la strada al vostro percorso europeo. Come ogni accordo, anche questo si basa su compromessi ed equilibri", ha affermato il presidente francese Emmanuel Macron. "Questo accordo non mette in discussione l’esistenza ufficiale della lingua macedone, che è parte integrante della vostra identità".
Prima che la proposta venisse accettata, la presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen ha visitato Skopje e ha partecipato ad una sessione del parlamento dove ha chiesto ai deputati di accettare il compromesso proposto dalla Francia.
“Non c’è dubbio che la lingua macedone sia la vostra lingua. La rispettiamo pienamente ed è per questo che nella proposta francese la denominazione della lingua è ‘macedone’ senza alcuna condizionalità", ha affermato Ursula Von Der Leyen. “La proposta rispetta anche la vostra identità nazionale. Vi assicuro che le questioni bilaterali, come l’interpretazione della storia, non sono condizioni nei negoziati di adesione", ha aggiunto.
Il 19 luglio, però, il governo bulgaro ha rilasciato una dichiarazione unilaterale ricordando agli stati membri dell’UE di non riconoscere l’esistenza di una lingua macedone, che considera semplicemente una forma scritta regionale di quella bulgara.
Dall’inizio dell’estate le due principali forze politiche della Macedonia del Nord, i socialdemocratici (SDSM) attualmente al governo e l’opposizione di centrodestra VMRO-DPMNE, si sono duramente scontrate sulla questione. L’attuale governo non ha abbastanza voti per la maggioranza dei due terzi in parlamento necessaria per includere la minoranza bulgara nella Costituzione. La VMRO-DPMNE ha annunciato a gran voce che non permetterà coi suoi voti di modificare la Costituzione, paventando che la proposta consentirà alla Bulgaria di dettare l’agenda storica e politica del paese.
“Questo non è un negoziato e questo non è un quadro negoziale che garantisce il nostro futuro europeo. Questo è un quadro negoziale in cui o ci assimiliamo e ‘bulgarizziamo’ o non faremo mai parte dell’UE", ha affermato il leader del VMRO-DPMNE Hristijan Mickovski.
“Nella proposta francese abbiamo definito posizioni per un’accettazione chiara e inequivocabile della lingua macedone. Questo era il punto più importante per noi”, ha risposto il primo ministro Dimitar Kovacevski. “Voglio essere chiarissimo: la proposta pone le questioni storiche bilaterali al di fuori del quadro negoziale. Le questioni aperte con i vicini dovrebbero essere chiuse, ma avremo tempo per questo quando saranno dignitose ed eque per entrambe le parti", ha poi aggiunto Kovacevski.
Il 16 luglio il governo ha adottato la mozione approvata dal parlamento e ha ufficialmente deciso di accettare la proposta della presidenza francese. Il 19 luglio a Bruxelles, alla prima conferenza intergovernativa, il primo ministro Kovacevski ha letto la sua dichiarazione di apertura in lingua macedone.
Nei mesi di giugno e luglio, prima dell’accettazione della proposta francese, si sono svolte ripetute proteste davanti agli edifici del governo, del parlamento e del ministero degli Affari esteri. I manifestanti chiedevano di non accettare il compromesso. Durante alcune di queste proteste, vi sono stati scontri con la polizia, con feriti e manifestanti detenuti.
Secondo i manifestanti, la Macedonia del Nord è già stata ingannata dall’Unione europea quando Bruxelles aveva promesso che i negoziati con l’UE sarebbero iniziati subito dopo il superamento della "questione del nome" con la Grecia. Sebbene ciò sia accaduto nel 2018 con il cambiamento del nome costituzionale in Macedonia del Nord, i negoziati sono stati poi interrotti dal veto della Bulgaria.
Durante la protesta del 6 luglio, mentre i manifestanti marciavano in un quartiere albanese di Skopje, si è registrato anche uno scontro inter-etnico con lancio di pietre e oggetti. Diversi membri della comunità albanese hanno sparato in aria poi affermando che stavano difendendo se stessi e le loro proprietà da atti vandalici e tre persone sono state arrestate.
La VMRO-DPMNE insiste ora su un referendum contro la proposta francese, ma non specifica quale sarebbe il quesito referendario. Nel frattempo, sta cercando attivamente il sostegno politico di altri partiti in parlamento e ha iniziato a raccogliere firme per indire la consultazione.
Il premier Kovacevski ha affermato che il referendum proposto da VMRO-DPMNE è irrilevante poiché il paese ha ormai avviato i negoziati per l’adesione all’UE. Secondo lui, l’iniziativa sarebbe solo propaganda interna e VMRO-DPMNE dovrebbe chiarire se vuole vedere il paese nell’UE o meno.
Anche gli analisti sembrano divisi: alcuni ritengono che un referendum avrà un effetto negativo con rinnovate tensioni tra i cittadini e scarso impatto sul quadro negoziale. Secondo altri, però, non essendo stato chiesto ai cittadini un parere sulla proposta francese, l’unico modo per legittimare il compromesso sarebbe un referendum o elezioni anticipate.
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