Lotta alla pirateria o censura?
In Bulgaria viene chiuso il principale sito di condivisione gratutita di file su internet. Se per le autorità si tratta di una stretta nella lotta contro la pirateria, molti critici intravedono nell’operazione una nuova forma di censura
Il 16 marzo scorso, su ordine del ministro degli Interni bulgaro, è stato limitato l’accesso al sito "arena.bg", dal quale, attraverso la tecnologia "peer-to-peer" è possibile scaricare gratuitamente musica, film, videogiochi e software. Lo stesso giorno la polizia ha arrestato Elian Geshev, proprietario del sito. Tutti i provider hanno ricevuto l’ordine di impedire l’accesso ad arenabg.com, motivando la richiesta con l’accusa di violazione del diritto d’autore commessa dagli utilizzatori del sito. Geshev è stato trattenuto in arresto per 72 ore, in seguito all’operazione condotta parallelamente dalla Procura di Sofia e dalla Direzione Generale Antimafia. La polizia ha perquisito quattordici uffici nel giro di una settimana, requisendo computer e altre apparecchiature tecniche. I proprietari di due dei maggiori provider in Bulgaria, "data.bg" e "bol.bg" hanno deciso di propria iniziativa di chiudere i propri "torrent".
Nel frattempo, però, arena.bg è stato riaperto, e il tribunale di Sofia ha ordinato il rilascio di Elian Geshev, dopo aver ritenuto che non esistono gli estremi del reato.
Da alcuni mesi, in Bulgaria, la polizia ha stretto la morsa sulla cosiddetta pirateria in rete. Nel gennaio 2006 è stato creata un’istituzione interministeriale preposta ad occuparsi del copyright, il Consiglio per la Protezione della Proprietà Intellettuale, guidato dal ministro della Cultura. Allo stesso tempo, era stata lanciata una campagna mediatica intitolata "La pirateria è criminale".
L’operazione contro il peer to peer, però, ha sollevato molte critiche tra gli utenti della rete, che hanno più volte accusato la polizia di calpestare i diritti civili e di ignorare le modalità legali dell’uso delle nuove tecnologie, come il download di software condivisi. Dopo gli avvenimenti di marzo, in Bulgaria la spaccatura tra chi vuole misure più restrittive in difesa dei diritti d’autore e chi invece sostiene i diritti degli utenti, si è visibilmente allargata.
La chiusura di arena.bg e di altri siti equivalenti si è rivelata una misura particolarmente impopolare. Centinaia di ragazzi hanno protestato contro queste misure in una manifestazione tenuta nello Juzhen Park di Sofia. I manifestanti hanno definito l’operazione delle forze dell’ordine come inadeguata e comica, sostenendo che il tentativo di filtrare le informazioni disponibili in rete è una prerogativa degli ultimi regimi comunisti esistenti. "Non siamo criminali", "E’ un nostro diritto", "Mafia", e "La pirateria non è criminale, ma i politici sì", sono stati alcuni degli slogan che hanno accompagnato la protesta.
Secondo alcuni critici, la chiusura di un website da parte delle autorità bulgare è comparabile con quello che succede in Cina, Iran, Tajikistan e altre "democrazie avanzate".
Solo contro chi scarica più di dieci terabyte
"Le azioni della polizia non sono state dirette contro gli utenti, ma contro gli amministratori dei siti e contro chi ha scaricato più di dieci terabyte", ha dichiarato Svetoslav Vasilev, vice direttore della procura di Sofia. Ma questo limite è "un doppio standard inaccettabile", secondo l’organizzazione "Internet Society". Bisogna notare che, durante lo svolgimento dell’operazione di polizia, il sito arena.bg non è stato chiuso, visto che nel frattempo era stato trasferito negli Usa. Ma l’idea di "filtrare" l’accesso al sito ha reso furiosi gli utenti. "Non è altro che censura", è il parere di Veni Markovski, membro del direttivo di "Internet Society". Allo stesso tempo, la polizia non sembra molto interessata a occuparsi dei venditori di CD pirata in piazza Slaveykov, nel cuore stesso di Sofia.
"La legge non può permettere l’uso gratuito in internet di opere protette dal diritto d’autore", ha dichiarato ad Osservatorio Georgy Damyanov, capo della direzione "Copyright e Diritti Correlati" del ministero della Cultura. Ogni giorno vengono caricate sui siti torrent grandi quantità di materiale senza alcun consenso degli autori. Secondo Damyanov, lo stato dovrebbe rendere evidente la sua decisione nel combattere questo fenomeno e prendere una posizione di fermezza. "Adesso, è molto importante vedere come reagirà il sistema giudiziario", ha poi aggiunto.
L’ultima direttiva europea al riguardo, approvata a larga maggioranza a marzo dal parlamento di Strasburgo e in attesa di essere votata in Consiglio, ha dato un giro di vite contro chi copia e distribuisce illegalmente cd e dvd a scopi commerciali, ma ha sollevato da ogni rischio chi scambia musica e film per uso personale.
Filtrare l’accesso ai siti? E’ come disturbare la trasmissione di Radio Free Europe!
Elian Geshev, il proprietario di arena.bg, è stato fermato una prima volta nel maggio 2006. Gli era stata imposta una cauzione di 10mila leva (5mila euro), che poi il tribunale ha ritirato. Abbiamo avuto l’occasione di intervistare il "re dei pirati" nella sua auto, perché come ci dice, "un ufficio non ce l’ho, il mio ufficio è casa mia". E’ ossessionato dalle possibilità che internet offre a livello lavorativo e di business. "Conosco giovani esperti informatici bulgari che guadagnano 10mila dollari al mese lavorando da casa", ci dice. E’ convinto che la polizia bulgara non abbia personale esperto nel settore, "perché nessuno che ha vere capacità lavorerebbe per 500 leva al mese (250 euro)".
Secondo Geshev la condivisione dei file e la tecnologia "peer-to-peer" non sono una violazione del diritto d’autore. "Tramite internet non si può ricevere un DVD, e le informazioni disponibili in rete hanno altri parametri tecnici, non è mai come sedere in una sala cinematografica". Anche per Geshev l’operazione condotta dalla polizia è un semplice caso di censura, paragonabile a quelle della "milizia" comunista prima della caduta del muro, e con il disturbo tecnico che veniva effettuato allora nei confronti delle trasmissioni di Radio Free Europe. Geshev ha anche denunciato il fatto che ufficiali di polizia avrebbero tentato di mercanteggiare con lui la chiusura di arena.bg.
"Non è altro che una campagna orchestrata da "Amotera", una compagnia off-shore registrata nelle Isole Vergini", ha concluso Geshev. Amotera offre legalmente film protetti dal copyright, scaricabili a pagamento per 1,20 leva l’uno, film che possono essere poi visionati per 30 giorni. "E’ una guerra su commissione contro i torrent", hanno scritto alcuni media. E’ interessante far notare che la stessa polizia ha indicato Amotera come una possibile alternativa legale al download di film protetti da diritti d’autore. La compagnia aveva recentemente denunciato l’attività di arena.bg.
"La condivisione di file per uso personale non è pirateria. Si parla di pirateria nei casi di un’attività che rechi un profitto commerciale", ci ha detto ancora Geshev, " e proibire questa tecnologia è una guerra persa in partenza, è come tentare di ingabbiare il Danubio…Internet non è uno spazio fisico, non è bulgaro. Il mio sito è legale negli Usa, e ho venticinque amministratori. Lotterò per il mio sito nei tribunali bulgari, e se necessario, anche a Strasburgo".
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