Legge sui Balcani: le Regioni protestano
Una lettera della Conferenza dei Presidenti delle Regioni a Berlusconi: per la cooperazione decentrata nei Balcani mancano gli Accordi quadro col Ministero degli Esteri, e anche i fondi sono a rischio.
A fine luglio sono state rese pubbliche le linee di indirizzo del Governo per l’attuazione della legge 84 del marzo 2001 sulla ricostruzione dei Balcani. E subito sono scattate le prime proteste.
In una lettera del primo agosto scorso Enzo Ghigo, Governatore del Piemonte e Presidente della Conferenza dei Presidenti delle Regioni e delle Province Autonome, ha sollevato nei confronti del Governo alcuni nodi problematici di non poco conto: nella sostanza, l’insieme delle regioni italiane vuole avere garanzie di un proprio coinvolgimento nell’attività di cooperazione decentrata e di ricostruzione del sud est Europa.
In questi dieci anni di esperienze balcaniche, in effetti, è cresciuta la capacità degli enti regionali – ma anche di province e comuni – nel proporsi sulla scena internazionale rendendosi protagoniste di relazioni stabili e durature con territori omogenei di quell’area. Ma ancora gli strumenti per supportare e coordinare dal centro tale azione stentano a divenire operativi.
Nello specifico, il Governatore del Piemonte si lamenta soprattutto per la mancanza degli Accordi quadro tra le Regioni e il Ministero degli Affari Esteri. Ciò impedirebbe loro di utilizzare i fondi per le attività di cooperazione allo sviluppo, una delle due gambe su cui si regge legge. Al contrario per l’altra metà, quella destinata all’internazionalizzazione delle nostre imprese e gestita dal Ministero delle Attività Produttive, gli Accordi ci sono da tempo e vanno solo integrati sullo specifico punto della ricostruzione nei Balcani. "Sarebbe allora necessario procedere quanto prima alla loro stipula – scrive il Presidente Ghigo – prevedendo che in essi siano già contenute disposizioni operative". E avanza anche una proposta: "eventualmente, per maggiore semplicità e rapidità, si potrebbe stipulare un solo Accordo di programma complessivo tra Regioni e Ministero degli Affari esteri".
La seconda lamentela sollevata dai Presidenti delle Regioni riguarda i fondi per la cooperazione decentrata. La legge 84 infatti su questo punto è formulata male, garantendo risorse specifiche fino al 2003 (14 miliardi di vecchie lire all’anno, finora ancora inutilizzati) ma ricavate da un Fondo finanziato solo per il 2001 e il 2002. La richiesta esplicita è dunque "di prevedere nella Legge finanziaria 2003 il rifinanziamento della legge 84 per l’anno 2003". Ma con le difficoltà economiche attuali, nulla a riguardo è garantito.
Il rischio a quel punto sarebbe che le attività di cooperazione decentrata delle Regioni, previste espressamente dalla legge ma fin qui inattuate per la mancanza delle linee di indirizzo, già a gennaio si troverebbero prive di risorse proprie… E con ciò una delle novità principali nel campo dell’intervento internazionale, appunto quell’azione decentrata che le stesse linee di indirizzo del Governo individuano come strategica per l’intervento italiano nei Balcani, si troverebbe senza sostegno statale.
Si vedrà nelle prossime settimane come risponderà il Governo alle richieste delle Regioni, e noi certamente seguiremo ancora la vicenda. Sapere quale orientamento prenderà l’attuazione della legge 84, infatti, è determinante per tutto il mondo della cooperazione italiana impegnato nell’area e più ancora per le comunità locali con cui è in relazione.
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