Tipologia: Recensione

Tag: Teatro

Area: Croazia

Categoria:

La recita dell’Amleto

Un’opera che mette alla berlina il potere e che nacque sulla scorta dei fermenti che sarebbero confluiti alla fine degli anni ’60 nella primavera croata. La recita dell’Amleto di Ivo Brešan, ora anche in italiano

29/11/2016, Francesca Rolandi -

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La recita dell’Amleto di Ivo Brešan è stata un’opera spartiacque nella storia del teatro croato e jugoslavo, sia per l’ampia popolarità che raggiunse che per le controversie che seguirono la sua prima messa in scena. A Silvio Ferrari – che ha all’attivo traduzioni dei grandi delle letterature dell’area, passando per Miroslav Krleža, Predrag Matvejević, Abdulah Sidran, Mirko Kovač e molti altri – va il merito di aver reso accessibile al lettore italiano un’opera di grande interesse rimasta praticamente sconosciuta in Europa al di fuori delle traduzioni in tedesco, polacco e francese.

Nato sulla scorta dei fermenti che sarebbero confluiti nella primavera croata, l’opera mette alla berlina il potere attraverso un meccanismo a scatole di metateatro all’interno del quale si intrecciano le questioni universali portate in scena dall’alfiere del teatro inglese William Shakespeare e le circostanze particolari – familiari all’autore – dell’entroterra dalmata della Zagora.

L’opera prende il via da una riunione nel villaggio di Mrduša Donja, ordine del giorno l’attività educativa e culturale della popolazione contadina. Per non essere da meno rispetto ai villaggi circostanti, Bukara, direttore della cooperativa e presidente della sezione del partito e Puljo, presidente della sezione del Fronte Popolare, decidono di mettere in scena l’Amleto, che il compagno Šimurina ha avuto l’occasione di vedere a Zagabria, quando vi si è recato per vendere il vino, ma di trasporlo nel mondo primitivo e corpulento dei contadini, degli istinti primordiali e della fame e di mutarne anche il contenuto per renderlo ideologicamente accettabile, trasferendolo dall’Inghilterra capitalista alla Jugoslavia degli anni della collettivizzazione. Il maestro Škunca, incaricato di curare la regia dell’opera, adeguandola alle esigenze del nuovo potere, rappresenta alla perfezione il ruolo dell’intellettuale a servizio dell’ideologia, seguendo l’assunto socialrealista dell’arte come ancella della rivoluzione in voga in Jugoslavia nel primo dopoguerra, sulla scorta delle teorizzazioni di Ždanov in Unione Sovietica.

La recita dell’Amleto vede i contadini di Mrduša Donja obbligati a svestire i miseri panni di ogni giorno per indossare quelli sfarzosi del rinascimento inglese. Ma alla messa in scena manca proprio il protagonista Amleto che, impersonato dal giovane Joko Skokić, accusa Bukara di avergli fatto imprigionare il padre imputandolo ingiustamente di malversazioni. La commedia sfocia in tragedia quando irrompe la notizia che il padre di Joko si è impiccato in carcere. Amleto rimane solo sulla scena mentre nella scena finale la danza popolare del kolo si trasforma in una sorta di sabba dei bassi istinti.

Per tutta la sua durata l’opera gioca su un doppio registro: da una parte il nuovo vocabolario farraginoso del partito, che appare essere un vuoto paravento per l’opportunismo e la corruzione, dall’altra le tinte sanguigne della parlata locale, ricca di espressioni grevi. Il registro basso, così tipico di quest’opera, restituisce una società volgare e primitiva, dove l’aspirazione alla giustizia esce sconfitta.

Scritta nel 1965 e portata in scena per la prima volta nel 1971, anno in cui vide anche la sua prima edizione a stampa, La recita dell’Amleto è stata messa in scena con oltre 500 repliche in Jugoslavia e nei paesi successori, mentre nel 1973 dall’opera è stato tratto un film, per la regia di Krsto Papić. Ivo Brešan, autore di drammi teatrali, ma anche di romanzi e sceneggiature – tra cui quella del film Come è iniziata la guerra sulla mia isola (1996), per la regia del figlio Vinko Brešan –, è stato insignito nel 2001 del premio alla carriera Vladimir Nazor ed è tuttora una voce critica nel dibattito croato interno.

Come ha ricordato Ivo Brešan in una recente intervista al portale Buka, il personaggio di Bukara ne La recita dell’Amleto era pensato come un doppio dello shakesperiano re Claudio, trapiantato nel mondo che l’autore conosceva da vicino, l’entroterra dalmata del dopoguerra, ma non traeva ispirazione da un personaggio in carne ed ossa. Tuttavia, i problemi nacquero dal fatto che, nella sua città, Šibenik, furono in molti a riconoscersi o ad essere riconosciuti nella figura di Bukara, attirando sull’autore una marea di critiche fino alla reazione del rappresentante della locale associazione dei combattenti partigiani che avrebbe minacciato di gettare una bomba sul palco. Un esempio da manuale della portata sovversiva della satira, pur in mancanza di riferimenti concreti.

Nelle sue diverse rappresentazioni teatrali, La recita dell’Amleto ha mantenuto un’estrema attualità e freschezza e ancora oggi appare un esempio di critica viscerale al potere nelle diverse circostanze politiche.

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