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La NATO in Serbia

A Belgrado scoppia la bufera dopo la firma dell’Accordo con la NATO per il passaggio dei suoi militari sul territorio della Serbia e Montenegro. Il settimanale Vreme mette a nudo le strumentalizzazioni politiche su un accordo che a suo tempo aveva firmato anche Milosevic

01/08/2005, Redazione -

La-NATO-in-Serbia

Di Dejan Anastasijevic, Vreme, 28 luglio 2005 (tit. orig. Prolaz kroz nesporazum)

Traduzione per Osservatorio sui Balcani: Ivana Telebak

A seguito delle preoccupate segnalazioni dei lettori del nostro portale, che ringraziamo per la sollecitudine, segnaliamo che l’accordo tra la Nato e la Repubblica Federale di Jugoslavia cui si fa riferimento nel testo di Vreme che presentiamo nella versione italiana è consultabile via internet sul sito del governo della Republika Srpska alla pagina http://www.vladars.net/lt/zakoni/aneks_2.html in basso: Sporazum izmedu Savezna Republike Jugoslavije i Sjeveroatlanskog pakta (NATO) o tranzitnim aranzmanima za operacije mirovnog plana (OB)

Il contrasto che è scoppiato due settimane fa, dopo la visita del segretario generale del Patto nord atlantico Jaap de Hop Scheffer a Belgrado, non si è ancora placato. Durante la visita Scheffer si è incontrato separatamente col presidente federale Svetozar Marovic, col presidente della Serbia Boris Tadic, col premier Vojislav Kostunica e col ministro degli esteri Vuk Draskovic. Ovviamente, si è parlato soprattutto del generale latitante Ratko Mladic la cui l’assenza è tuttora di ostacolo per l’ingresso della SCG (Serbia e Montenegro, ndt.) nella Partnership per la pace e nella NATO. Nella stessa occasione Draskovic e Scheffer hanno firmato un accordo con il quale si permette ai soldati della NATO la libera circolazione sulle strade della Serbia, prima di tutto nel caso ci siano dei seri disordini in Kosovo. Ma, mentre per alcuni un tale accordo rappresenta un passo in più verso l’integrazione della SCG nella più forte alleanza militare, per gli altri rappresenta un atto di tradimento, o quantomeno una violazione della procedura e dell’autorizzazione del ministro federale. Il blocco patriotico, con a capo il Partito radicale serbo, ha già iniziato la procedura per la revoca di Draskovic, con l’appoggio dei socialisti che minacciano il rovesciamento del governo se il ministro non dovesse essere sostituito. E mentre Draskovic e il ministro della difesa Prvoslav Davinic cercano costantemente di spiegare i lati positivi dell’accordo, il Governo non mostra alcuna intenzione di difenderli; anzi, dalle dichiarazioni di alcuni ministri si potrebbe concludere che siano inclini ad essere d’accordo con i patrioti. Sebbene per adesso non ci siano segni che il Governo si stia preparando ad annullare l’accordo, sembra che Draskovic per l’ennesima volta si sia trovato in un vortice politico, al centro di un affaire pompato e, stando agli indizi, montato.

Nonostante l’accordo sia stato firmato il 18 luglio, c’era bisogno che passassero alcuni giorni per sollevare la bufera. E’ successo soltanto quando alcuni giornali belgradesi hanno iniziato a pubblicare alcune parti dell’accordo, spesso accompagnate da libere interpretazioni e da una forte dose di sensazionalismo. Ciò che è risultato più evidente per una parte dell’opinione pubblica locale sono le disposizioni secondo le quali i soldati della NATO possono, senza pagare, usare le strade, le ferrovie e gli aeroporti sul territorio della SCG; che non saranno sottoposti ai controlli doganali e di polizia; e infine, che godranno dell’immunità rispetto agli organi della polizia locale e degli organi legali, il che vuol dire, per esempio, che se provocassero un incidente stradale, non potranno essere messi in prigione né i tribunali della SCG potranno fargli un processo.

Cosa ci faranno

La stampa del boulevard (tabloid, ndt.), che durante la siccità estiva è sempre assetata di scandali e di affaire, non ha esitato un attimo a qualificare l’accordo "vergognoso", persino traditore, con sensuali descrizioni sulla prepotenza alla quale si stanno preparando i soldati della NATO, in modo impunibile, nei confronti della popolazione impotente. La deputata della SCG Gordana Pop-Lazic ha previsto che "In Serbia presto passeggeranno i soldati della NATO senza uniformi, ma con le armi, che potranno ucciderci dietro ogni angolo". Alcuni si sono "ricordati" che la motivazione per i bombardamenti nel 1999 era il rifiuto della nostra delegazione di firmare l’accordo di Ramboullet, apparentemente proprio perché vi erano contenute alcune decisioni simili all’accordo firmato da Draskovic (Milosevic nella sua difesa all’Aia ha sottolineato spesso che l’accettazione di tali condizioni avrebbe significato concedere un’occupazione della Serbia). Invano il vice del ministro della difesa Pavle Jankovic ha spiegato che i soldati della NATO dovranno annunciare ogni loro passaggio sul territorio della SCG, e che la decisione sull’immunità non li proteggerà dal fatto che nei loro Paesi potranno essere processati per i crimini che eventualmente commetteranno qua: la parola "tradimento", per l’ennesima volta messa in circolazione, di nuovo ha diviso l’opinione pubblica in patrioti e gli altri, spostando la discussione oltre i limiti della buona educazione e della sanità mentale.

L’opinione pubblica, invece, è stata maggiormente confusa dalle reazioni del Governo, che per l’ennesima volta si è mostrato non informato. Dopo le reazioni sommesse sotto forma di dichiarazioni che di questo accordo sono venuti a conoscenza solo a firma avvenuta, il Governo in modo categorico ha smentito di aver mai deciso sull’accordo: "Nessun ministero, né il Ministero della giustizia, né il Ministero delle finanza né il Ministero degli affari interni, ha fornito un parere positivo sull’accordo con la NATO, né ha visto la versione definitiva di tale accordo", ha detto il 22 luglio Srdjan Djuric, il capo dell’Ufficio del Governo per la collaborazione con i media. Il ministro Davinic, invece, ha affermato il contrario: "La bozza dell’accordo è stata inviata ai ministeri competenti dei due stati membri della federazione statale, dunque alla Serbia e al Montenegro, al Ministero della giustizia, al Ministero delle finanze e alla Dogana, visto che si trattava di alcuni privilegi dell’immunità coi quali tali ministeri debbono essere d’accordo. Sono state ricevute anche le risposte positive da parte di tali ministeri. In base a ciò il Ministero degli esteri ha proposto di approvare la piattaforma per le trattative con la NATO", ha detto Davinic. Dal gabinetto di Draskovic è arrivata una nota per rammentare che il giorno dopo la firma dell’accordo, alla riunione dedicata alla situazione del Kosovo, Marovic, Tadic, Kostunica e il presidente del Centro di coordinamento Nebojsa Covic hanno appoggiato l’accordo. Il Governo ha smentito anche questo, lo stesso ha fatto anche Covic, che all’inizio affermava come Draskovic avesse violato la procedura, per dire poi che il capo della diplomazia della SCG "è una vittima politica di qualcuno".

Lettere e cartoline

Da quanto detto sopra si potrebbe concludere che la sostanza del disaccordo sia duplice: da una parte, per molti è in discussione lo stesso contenuto dell’accordo, che ai soldati della NATO dà il diritto che, secondo le interpretazioni dei patrioti, può essere ottenuto soltanto da una forza d’occupazione; per gli altri, il problema innanzitutto sta nella procedura, e si riduce all’interpretazione che Draskovic con la propria iniziativa ha firmato dei documenti senza chiedere e senza consultarsi con il governo.

Quando si tratta del contenuto dell’accordo, bisogna ripetere qualcosa che molti dei partecipanti al dibattito evidentemente hanno scordato: accordi con la NATO molto simili a questo sono stati firmati in due occasioni durante il governo di Slobodan Milosevic: a Dayton e a Kumanovo. Dunque, Milosevic già a Dayton aveva permesso all’alleanza occidentale di camminare per la Serbia in lungo e in largo con tutti i privilegi doganali e altri privilegi, includendo anche l’immunità (lo stesso ha fatto anche la Croazia). Soltanto lui sa perché non ha voluto firmare il documento di Ramboullet nel 1999, ma non può certo essere a causa della clausola sul libero transito attraverso la Serbia, visto che li ha accettati ancora nel 1996. E infine, ha accettato l’accordo di Kumanovo, le cui parti (includendo anche il permesso per il libero passaggio) sono state prese alla lettera da quello di Ramboullet. Così viene fuori che Draskovic per la terza volta ha autorizzato qualcosa che da tempo esisteva, e che finora non dava fastidio a nessuno.

Le decisioni sul libero passaggio delle truppe e sui privilegi sono parte della procedura standard per ogni missione della NATO e dell’ONU, e fino ad ora l’alleanza non ne ha mai abusato. La NATO, richiamandosi a Dayton e a Kumanovo, poteva anche fino ad ora spostare le proprie truppe attraverso il territorio della SCG, cosa che tra l’altro a volte ha fatto, in modo discreto e senza nessun problema. Il fatto che la leadership politica della NATO abbia offerto alla SCG un accordo particolare con il quale si difendono dei diritti già ottenuti, in realtà è solo il segno della loro buona volontà e il segnale che la SCG è intesa come un partner serio. Il fatto che una parte della SCG non si percepisca come tale rappresenta un problema a parte.

Quando si tratta della procedura, le cose, come sembra, sono un po più complicate. Le affermazioni del Ministero della giustizia e delle finanze di non sapere nulla dell’accordo sono state smentite con una serie di documenti del Ministero degli esteri, dai quali si vede che la bozza dell’accordo è stata consegnata già all’inizio dell’anno, e che è stata chiesta l’opinione del Ministero della giustizia riguardo l’immunità, e del Ministero delle finanze riguardo l’affrancamento dalla dogana. Sul quotidiano "Danas" sono state pubblicate anche le risposte di suddetti ministeri, che principalmente si riducono al fatto che l’accordo va bene, ma con le richieste di eventuali lievi modifiche. Il Ministero della giustizia, invece, restituisce il colpo con la pubblicazione (di nuovo su "Danas") della sua lettera del 4 maggio di quest’anno, dove si elenca una serie di nuove osservazioni rispetto l’accordo e si richiede la sua "completa revisione professionale".

Effetti collaterali

Il premier Kostunica, quale figura di maggiore responsabilità nel Governo, fino alla pubblicazione di questo numero non si è fatto sentire, nonostante il suo partito abbia emesso una comunicazione molto severa in cui si dice che Draskovic ha trasgredito la procedura, ma in modo cauto si evita la critica del contenuto dell’accordo. Ciò potrebbe essere il segnale che il Governo non ha intenzione di usare il diritto costituzionale per proporre al parlamento di non ratificare l’accordo, o di annullarlo unilateralmente. La sopravvivenza dello stesso Draskovic è un po’ incerta, dato che è in disaccordo con il Governo su tutta una serie di questioni, a partire dalla partecipazione dei Serbi kosovari alle istituzioni fino alle accuse di Draskovic che il Governo ha cooptato "l’apparato criminale" di Milosevic nell’amministrazione giudiziaria, nella polizia e nella BIA (servizio di intelligence serbo, ndt.), invece di smantellarlo.

Nonostante il destino dello stesso Draskovic, e gli indizi che l’accordo comunque rimarrà in vigore, non si può nascondere l’impressione che da questo affaire tutti siano usciti danneggiati, e che nessuno, eccetto i patrioti urlanti, abbia tratto un vantaggio. Il frastuono sollevato a causa di questo accordo certamente non è giunto fino alla sede della NATO a Bruxelles, dove è in questione se si possa tener conto seriamente di uno stato dove i leader chiave non hanno un minimo di comunicazione reciproca, e la stessa domanda è sollevata pure in seno all’UE. Inoltre, Belgrado con questo accordo involontariamente ha rinvigorito la tesi di Podgorica, che l’unione statale non è funzionale e che sarebbe meglio fare degli accordi con le repubbliche sovrane, cioè riconoscere al Montenegro l’indipendenza.

Così dall’accordo che avrebbe dovuto portarci un passo più vicini a Bruxelles è stato creato il masso in cui abbiamo inciampato e un nuovo motivo per una divisione interna e per litigi che portano la Serbia indietro. La speranza che una cosa del genere non si ripeta alla prima occasione probabilmente fa parte di un ottimismo smoderato.

Occhio alle differenze

L’accordo di Dayton (Annesso militare)

Articolo 2

Il Governo della Repubblica federale della Jugoslavia permetterà il libero transito via terra, attraverso le ferrovie, le strade, attraverso lo spazio acqueo e aereo, per tutto il personale, il carico, l’attrezzatura, le cose e il materiale di ogni genere, includendo le munizioni necessarie alla NATO per eseguire le operazioni, sul territorio della RF della Jugoslavia, includendo il territorio aereo e le acque territoriali della RF della Jugoslavia.

Articolo 3

Si esenta la NATO dal dover fornire la documentazione doganale, dalla registrazione e dall’emissione dei permessi. Alla NATO è permesso di usare gli aeroporti, le strade, le ferrovie e i porti senza dover pagare il pedaggio o qualsiasi altra spesa.

L’accordo di Rambouillet

Annesso A, punto 8

La NATO godrà, come le sue vetture, navi, mezzi aerei e attrezzature, di un libero ingresso e di un passaggio illimitato attraverso la FRJ includendo lo spazio aereo determinato e le acque territoriali. Ciò comprenderà, ma non si limiterà al diritto di accampamento, le manovre, la sistemazione dei soldati e l’uso delle terre o degli stabili necessari per il sostegno, per il training o le operazioni.

Punto 11

Alla NATO è permesso l’uso degli aeroporti, delle strade, delle ferrovie e dei porti senza dover pagare il pedaggio o qualsiasi altra spesa. La NATO, invece, non chiederà di essere esclusa dalle spese ragionevoli per i servizi specifici che richiede o riceve, ma non si permetterà che le operazioni e i movimenti dipendano da tali servizi.

(Nota: un testo identico è parte dell’accordo di Kumanovo e la Risoluzione 1244 del Consiglio di sicurezza dell’ONU)

L’accordo Draskovic- Hop Scheffer

Articolo 2

La Serbia e il Montenegro permettono un libero passaggio attraverso il territorio della Serbia e del Montenegro, includendo il territorio aereo e le acque territoriali della Serbia e del Montenegro via terra, sulle ferrovie, via acqua o via aria per tutto il personale e per ogni tipo di carico, di attrezzatura, di cose e di materiale, incluse le munizioni necessarie alla NATO per effettuare le operazioni.

Articolo 4

Gli organi della Serbia e del Montenegro facilitano con ogni mezzo adeguato tutti i movimenti del personale, dei mezzi e dei materiali attraverso i porti, gli aeroporti e le strade. La NATO non richiede di essere esentata dal pagamento di prezzi ragionevoli per i servizi richiesti ed offerti, ma non sarà consentito che vengano impediti i transiti a causa del pagamento di tali servizi.

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