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La Macedonia scende in piazza contro la guerra all’Iraq

Centinaia di attivisti appartenenti a formazioni diverse hanno manifestato sabato 15 febbraio nella capitale macedone. Un reportage sulla manifestazione e le dichiarazioni di alcuni partecipanti.

17/02/2003, Redazione -

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È stato molto meglio di quanto uno si potesse aspettare. Di quanto io stesso di fatto mi fossi aspettato. Per il fatto che, nonostante tutti i recenti sondaggi, inclusi quelli su scala mondiale fatti dalla Gallup International, indicassero l’opposizione macedone alla guerra in Iraq saldamente posizionata oltre il 70%, i macedoni non sono conosciuti, in linea di massima, per la loro tradizione nel prendere parte alle proteste di piazza mirate ad esprimere il loro punto di vista su una questione. Salvo il fatto, naturalmente, di prendere in considerazione le manifestazioni durante le elezioni.

Secondo Vladmir Milcin, direttore esecutivo dell’Open Society Institute Foundation (ossia Soros), "ciò che è importante oggi non è il semplice numero, ma l’atto stesso. Stiamo ancora imparando che come cittadini abbiamo il diritto di uscire nelle strade e mostrare il nostro punto di vista e le nostre posizioni, e ciò segna l’importanza reale della manifestazione di oggi (15 febbraio). Inoltre, ho visto che c’erano anche gli anarchici, che apprezzo molto".

Infatti, ci sono stati tre differenti proteste organizzate nella capitale Skopje. Gli attivisti hanno iniziato alle 11.00 del mattino di fronte al Parlamento macedone (Sobranie), dove il Movimento antiglobalizzazione della Macedonia ha organizzato un punto di incontro che poi è diventato una marcia di protesta di fronte all’ambasciata britannica di Skopje. Il Movimento antiglobalizzazione è fondamentalmente un’organizzazione di estrema destra, guidata da persone che nutrono sentimenti decisamente ostili contro la NATO e contro l’Occidente,derivanti in genere da un vero o presunto ruolo della NATO e dell’Occidente durante la crisi del 2001 in Macedonia, con il conseguente rifacimento della vera natura dello stato macedone.

La seconda parte della protesta è stata organizzata dal movimento civico ‘Mirovna Akcija’ (Azione di pace), che ha guidato il corteo formatosi presso la fontana del parco urbano di Skopje e che poi è disceso lungo la strada che porta all’ambasciata USA, proseguito davanti al palazzo del Governo macedone e si è raccolto infine in Makedonija, la piazza principale della città.

Il corteo della Mirovna Akcija è stato pacifico e ben organizzato, con chiare direttive di comportamento, secondo le quali i partecipanti dovevano ‘stare con il gruppo’, ‘non insultare’, ‘non rispondere alle provocazioni’ e avvertire che ‘la protesta non è violenta’. Un’iniziale partecipazione di circa 200 persone è cresciuta sino ad un migliaio, quando è stata raggiunta l’ambasciata USA. A quel punto, un gruppo di manifestanti, in modo simbolico, ha lasciato ciò che loro stessi hanno definito "l’assistenza umanitaria dell’America", parecchie bottiglie di plastica segnate con la scritta ‘Oil’ (petrolio), che secondo gli attivisti indica la vera ragione che si nasconde dietro la propaganda bellica dell’amministrazione USA.

Tra i manifestanti c’era anche un gruppo di arabi filo-palistinesi, espatriati che attualmente vivono a Skopje, e un gruppo di bosniaci musulmani, che ha protestato contro il fatto che la guerra che si sta preparando è condotta contro i ‘fratelli musulmani’. Fra i vari slogan portati dai manifestanti ne spiccava uno che accusava il presidente macedone Boris Trajkovski di essere ‘il barboncino di Bush’, in segno di protesta sulla posizione di assenso data da Trajkovski al presidente americano nel merito della guerra in Iraq. I manifestanti hanno anche cantato lo slogan ufficiale della manifestazione: "Ne abbiamo abbastanza di guerre, ne abbiamo abbastanza di distruzione, lottiamo per la loro abolizione".

Il Movimento antiglobalizzazione e i gruppi della Mirovna Akcija si sono poi incontrati nella piazza principale con il terzo corteo di protesta, organizzato dall’Helsinki Committee for the Human Rights di Macedonia, sotto lo slogan "La guerra è la risorsa degli incompetenti".
A differenza degli altri gruppi di manifestanti, l’Helsinki Committee ha richiesto una manifestazione senza striscioni e slogan, in modo da esprimere l’opposizione alla guerra con la sola presenza fisica alla manifestazione.
A Mirjana Najcevska, presidentessa dell’Helsinki Committee di Macedonia, abbiamo chiesto qual’è la sua opinione in merito alla manifestazione, ed ella ha risposto: "La domanda è ora se essere o meno soddisfatti di qualcosa. Ciò che volevamo vedere concerne quanto la società civile macedone fosse pronta ad uscire ed esprimere il proprio favore o dissenso riguardo le azioni del proprio governo. Ahimè, da ciò che possiamo vedere, il grado della consapevolezza civica è ancora a basso livello di attiva partecipazione o di accettazione di ciò che sta accadendo attorno a noi".

Complessivamente circa 1.500 persone (ma questa è una stima ottimistica) si sono incontrate nella piazza. La polizia non ha reso note le sue statistiche sul numero dei partecipanti. In generale, la polizia era piuttosto visibile, non ci sono stati incidenti.

La manifestazione, su iniziativa del Movimento Antiglobalizzazione, ha stilato una dichiarazione che invita a interrompere qualsiasi attività che possa condurre alla guerra. La dichiarazione sarà presentata alle autorità macedoni e ai corpi diplomatici in Macedonia.

Le dichiarazioni di alcuni partecipanti

Vladimir Milcin ha detto: "Penso che sia importante mostrare l’opposizione a questo ultimo tentativo di distruggere definitivamente la posizione e il ruolo dell’ONU nel mondo. Penso che sia orribile e che ciò sia la minaccia dello stabilirsi del monopolio di una singola egemonica potenza nel mondo, cosa che potrebbe avere terribili conseguenze. Credo che questa manifestazione dia un perfetto senso, rispetto alla sua dimensione, del fatto che si tratti solo di un primo passo".

Il rappresentante del Macedonian Social Forum ha detto: "Non siamo stati coinvolti nell’organizzazione della manifestazione, ma vi abbiamo preso parte. Per quanto concerne il numero dei manifestanti, possiamo dire che ha abbondantemente ecceduto le nostre aspettative. Ci aspettavamo inoltre che l’Heslinki Committee usasse la propria autorità per raggruppare un certo numero di persone. La Macedonia ha già mostrato, così come hanno provato i sondaggi, che la maggioranza della popolazione si oppone a questa guerra".

Uno dei partecipanti alla manifestazione, che ha preferito rimanere nell’anonimato, ha detto: "Non faccio parte di alcuna organizzazione che ha dato vita alle manifestazioni. Tuttavia ho sentito che c’erano delle manifestazioni e ho deciso di prendervi parte. Non credo che la guerra sia la soluzione per ogni problema, molto meno dei problemi stessi, e credo che sia solo un enorme spreco di soldi ed energie. Se i soldi che verranno usati per questa guerra venissero usati per combattere la povertà nel mondo, il mondo stesso sarebbe un posto decisamente migliore in cui vivere. Sono scettico, tuttavia, sulle nostre capacità di cambiare le politiche delle grandi potenze, ma ciò non significa che debba rimanere in silenzio e non esprimere la mia opposizione".

A Mirjana Najcevska dell’Helsinki Committee abbiamo infine chiesto di commentare gli attacchi provenienti da alcuni rappresentanti stranieri in Macedonia, i quali hanno obiettato che l’Helsinki Committee protesta sì contro la guerra all’Iraq, ma non protesta contro il modo in cui la gente irachena viene trattata dal regime di Saddam Hussein e il Comitato non fa richiesta del rispetto dei loro diritti umani. La Najcevska ha detto: "Ho già risposto a questi attacchi. L’Heslinki Committee di Macedonia, attraverso l’Helsinki Federation, ovviamente è molto interessato alla situazione dei diritti umani della popolazione irachena. Comunque, si potrebbe benissimo argomentare che il diritto alla vita è unico, se non il diritto umano elementare, e quindi anche il diritto di non essere bombardati da una potenza straniera".

Vedi anche:
Montenegro: contro la guerra davanti al consolato USA
Guerra in Iraq, le tre condizioni della Bulgaria

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