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La Macedonia allo specchio II

Dopo gli incidenti di due settimane fa, in Macedonia si torna a votare in molti collegi. La situazione politica letta da Daut Dauti, analista ed editorialista e da Zidas Daskalovski, docente di scienze politiche all’Università di Skopje e presidente dell’Institute for Research and Policy Making

13/06/2008, Risto Karajkov - Skopje

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Queste elezioni sono state descritte da più parti come le peggiori che la Macedonia abbia mai avuto. Quali conseguenze potrebbero portare sul piano interno e su quello internazionale?

Le conseguenze sono prevedibili: queste elezioni danneggeranno il percorso di integrazione europea, visto che la Commissione aveva detto chiaramente che, oltre agli otto criteri fissati per dare inizio ai negoziati, anche l’esito delle elezioni sarebbe stato preso in considerazione. Un’altra conseguenza sarà l’aggravarsi dei contrasti all’interno del mondo politico albanese in Macedonia, cosa che non contribuisce certo alla stabilità del paese, un aspetto della questione da tenere bene in mente. Nel complesso ci si può aspettare un ritardo nel processo di avvicinamento non solo all’UE, ma anche alla Nato, con ulteriori complicazioni riguardo al contrasto con la Grecia sulla questione del nome.

Queste consultazioni sono state pessime non solo in termini di perdita di immagine per la Macedonia, ma anche per quanto riguarda i risultati elettorali emersi, che forse alla fine non risponderanno alle aspettative. Il primo ministro Gruevski ha ripetuto di volere elezioni anticipate per poter contare su un governo più stabile. Forse ha scelto davvero il momento giusto, ma non è detto che l’esecutivo che andrà a formare sarà necessariamente più solido.

Nel frattempo, si continua a rimandare e non si affrontano questioni importanti. La diatriba del nome con la Grecia avrebbe dovuto essere affrontata sulla base di un consenso bipartisan, le elezioni, invece, hanno portato a un’ulteriore polarizzazione, e ad accuse reciproche su chi sarebbe stato disposto a cedere e a cambiare il nome dello stato. Il risultato, poi, che almeno per quanto riguarda i numeri dovrebbe dare a Gruevski una larga maggioranza, può rivelarsi un’arma a doppio taglio. Ora tutti diranno "hai la maggioranza assoluta, un governo stabile, devi assumerti anche la responsabilità più piena". Gruevski, poi, negli ultimi due anni ha avuto un atteggiamento molto flessibile verso le richieste degli albanesi. I problemi restano irrisolti, e la possibilità di affrontarli dipenderà in larga parte da quale tra i partiti albanesi entrerà nell’esecutivo.

Domenica prossima le elezioni verranno ripetute nelle circoscrizioni in cui il voto è stato annullato dalla Commissione Elettorale Centrale. Vista la rivalità tra i due maggiori partiti in campo albanese, DPA (Partito democratico degli albanesi) e DUI (Unione democratica per l’integrazione), quali sono le possibili opzioni per la formazione di un nuovo governo?

Le opzioni che Gruevski ha per formare un nuovo governo sono due: o prende il vincitore in campo albanese, probabilmente il DUI, oppure la formazione che sente più vicina dal punto di vista programmatico, cioè il DPA. Chi rimarrà escluso non la prenderà bene. Se Gruevski decide di scaricare il DPA, il partito sarà sicuramente furioso, se invece dovesse decidere di non coinvolgere il DUI, dato per probabile vincitore tra le formazioni albanesi, allora si riproporrà la questione della legittimità rappresentativa.

Credo che Gruevski sia anche messo sotto pressione dalla comunità internazionale, che preme affinché prenda a bordo il vincitore in campo albanese. Dopo le ultime elezioni, non ero d’accordo con le argomentazioni del DUI, secondo cui il partito albanese più votato avesse automaticamente diritto ad entrare nell’esecutivo. Niente, nella costituzione o in termini di legge, lo impone. D’altra parte, però, Gruevski, durante il suo mandato, ha potuto toccare con mano la necessità di avere a disposizione la maggioranza dei voti dei deputati albanesi. L’ostruzionismo in parlamento ha avuto successo perché il governo non aveva la cosiddetta "maggioranza di Badinter" per passare determinati atti legislativi, in Macedonia c’è bisogno della maggioranza dei voti dei deputati albanesi oltre alla maggioranza semplice. Il DPA ha promesso a Gruevski di riuscire a fornirgli tale maggioranza, ma non è riuscito a portare dalla sua parte il PDP Partito per la Prosperità Democratica, terza formazione in campo albanese, che era in coalizione con il DUI. Stavolta, Gruevsi sa che ha bisogno della maggioranza dei voti albanesi. Se la soluzione sarà una coalizione con DPA più PDP, con il solo DPA o con il DUI, è questione di numeri in parlamento. Semplicemente Gruevski non può permettersi lo stesso tipo di impasse sperimentato durante la precedente legislatura, e in questo senso non ha troppo spazio di manovra. Forse spera che alla fine il DPA uscirà vincitore…ma molte delle irregolarità in queste consultazioni, che piaccia o meno, sono state messe in relazione con questo partito, e sono state in qualche modo preannunciate, se solo metaforicamente o meno oggetto di discussione, dalle affermazioni del suo leader Menduh Taci, che in una dichiarazione resa pochi giorni mesi prima del voto ha detto che elezioni anticipate avrebbero significato "un massacro" all’interno della comunità albanese.

Quindi, come dicevo, Gruevski non ha molto spazio di manovra. Sulla stampa circola ora l’idea di una grande coalizione, in grado di includere sia DPA che DUI. Vista la rivalità tra i due partiti, però, non sono molto convinto della fattibilità di questa strada. In questo caso, il partito di Gruevski dovrebbe rinunciare a molti ministeri, per poter offrire qualcosa ai due partiti albanesi. Secondo me, anche la funzionalità di un governo del genere sarebbe tutta da dimostrare. Comunque, la storia ha dimostrato che talvolta governi tecnici e grandi coalizioni prendono vita.

Potrebbero esserci nuove violenze durante la ripetizione del voto di domenica?

La cosa più importante è che la ripetizione del voto di domenica prossima proceda regolarmente, senza incidenti. Gli albanesi di Macedonia provano grande vergogna per quanto accaduto. I credo che stavolta si possa escludere al 99% violenza ai seggi elettorali. Sono convinto che entrambi i partiti albanesi si sforzeranno di dimostrare responsabilità, anche per dimostrare che ad essere responsabile di brogli e irregolarità è il proprio avversario politico. Il problema non è legale o tecnico. Il problema esiste a livello dei partiti, e nasce dalla tolleranza dimostrata da certe istituzioni governative rispetto a quanto fanno questi stessi partiti, soprattutto se parte del governo, o perché ritengono che intervenire possa causare problemi ancora più gravi. Da parte del governo c’è stato il tentativo di trovare un equilibrio stabile nel corso degli anni scorsi, ma è certamente da stigmatizzare il fatto che ci siano state vittime durante il processo elettorale.

Leggi l’intervista con Zidas Daskalovski, docente di scienze politiche all’Università di Skopje e presidente dell’Institute for Research and Policy Making

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