La lunga strada di Serbia e Montenegro verso l’UE
Bruxelles chiede a Serbia e Montenegro di armonizzare i loro sistemi economici prima di avviare un processo di adesione all’UE, ma nelle due repubbliche si preferisce una strategia di adesione lungo strade separate
Di V. P. Stevanovic – ("Ekonomist" Belgrado, 1 giugno 2004), pubblicato da Notizie est l’8 giugno 2004
Traduzione di Luka Zanoni
Non sono trascorsi ancora tre anni da quando i rappresentanti della Serbia e Montenegro si sono accordati per armonizzare i rispettivi sistemi economici, che solo i più grandi ottimisti credono che si riuscirà a fare qualcosa con l’armonizzazione del previsto Piano di azione. Le leadership politiche delle due repubbliche dell’unione (di Serbia e Montenegro, d’ora in poi SM – N.d.T.), sembrano sempre meno disponibili a risolvere in breve tempo i problemi rimasti irrisolti, mentre i rappresentanti della Unione Europea inviano messaggi drammatici, dicendo che la SM sta battendo il passo sulla via verso l’integrazione europea.
Dalla realtà non si può fuggire: l’unione delle due repubbliche è rimasta l’unico stato nella regione sprovvisto di uno studio ben definito sulla fattibilità dell’associazione all’UE. Non solo, ma l’elaborazione di tale studio non è nemmeno incominciata.
L’accordo sulle questioni ancora irrisolte relative all’armonizzazione dei sistemi economici delle due repubbliche, insieme alla questione della collaborazione con il Tribunale dell’Aia, rappresenta la base indispensabile per l’associazione della SM all’Unione europea. Più precisamente, uno Studio di fattibilità positivo è la condizione irrinunciabile per la firma dell’accordo di associazione e stabilità, e ciò rappresenta il primo passo sulla lunga strada per la candidatura e, è la nostra speranza, per l’integrazione nella società dei popoli europei. Per questo i messaggi giunti nelle scorse settimane dalla Commissione europea sono piuttosto preoccupanti. In particolare, i rappresentanti della Commissione europea fino ad ora hanno detto a più riprese che non desiderano avviare l’elaborazione dello Studio di fattibilità finché l’armonizzazione tra le nostre due repubbliche non sarà terminata e non si intensificherà la collaborazione con l’Aia, in caso contrario lo studio sarebbe di sicuro destinato a fallire.
Negli ultimi tempi, nonostante il Commissario europeo Chris Patten abbia deciso che lo Studio non debba essere realizzato se non si è sicuri che sarà positivo, si sente sempre più spesso dire che lo Studio, qualunque ne sia la valutazione, sarà elaborato il prossimo inverno, il che significa che al governo della Serbia e Montenegro sono rimasti solo pochi mesi per accordarsi sulle questioni ancora aperte.
Il piano di azione prevede che nei prossimi tre anni, ai quali eventualmente se ne potranno aggiungere altri due, la Serbia applicherà dei dazi più alti di quelli del Montenegro su 56 prodotti agricoli. Tra di essi vi sono: la carne di maiale, il grano, la farina, il mais, gli alimenti per bambini e alcuni ingredienti per l’alimentazione del bestiame, che il Montenegro non produce. Col tempo questi dazi verrebbero aumentati in Montenegro e diminuiti in Serbia, in modo tale che entro il periodo stabilito entrambi gli stati membri dell’unione avranno gli stessi dazi per i suddetti prodotti.
Tuttavia, non è sufficiente portare a termine solo l’armonizzazione di questi dazi. Bisogna unificare anche altri elementi, per esempio l’imposizione fiscale su 260 prodotti agricoli, risolvere le questioni irrisolte riguardo al riconoscimento delle licenze per le banche, armonizzare la registrazione delle aziende, occuparsi delle questioni relative alla libera circolazione dei servizi, del capitale, delle persone…
La realtà del Piano d’azione
Se si considera che perfino il più ottimistico degli scenari, di cui Ekonomist ha parlato nello scorso numero, prevede che la SM possa giungere a una firma per l’accordo di stabilizzazione e associazione non prima dell’inizio del 2006, l’unione statale potrebbe avviare solo allora i colloqui per il lungo e travagliato processo di adesione all’UE. Se si tiene presente che l’Unione europea dovrà già "digerire" dieci nuovi paesi appena entrati, e si considerano allo stesso tempo gli attuali ritmi di armonizzazione degli standard della SM con quelli europei, non è realistico aspettarsi che la unione statale possa aderire all’UE prima del 2010, mentre molti analisti pongono come termine realistico persino il 2014. Visto questo contesto, bisogna porsi la domanda se in questo momento una rapida armonizzazione delle relazioni è necessaria, oppure se il governo della Serbia, nonostante ribadisca che l’adesione è una delle questioni fondamentali, consideri come sua priorità la soluzione di altri problemi, come il sempre più alto deficit estero.
Fino ad ora i rappresentanti della Commissione europea hanno sostenuto nelle loro dichiarazioni la tesi secondo cui la strada verso l’Europa, per la Serbia e Montenegro, è aperta solo se le due repubbliche la percorreranno come unione statale, e pertanto Bruxelles farà il possibile per aiutare entrambe le repubbliche a risolvere i problemi rimasti, in particolare quelli riguardanti l’armonizzazione, con con la precisazione che l’Europa non è in grado di fornire anche la volontà politica per la loro risoluzione.
I negoziatori della SM hanno sfruttato il fatto che l’Unione abbia tenuto a battesimo la creazione della unione SM, per chiedere che i rappresentanti europei durante le trattative tralasciassero alcune questioni ancora aperte, affermando che la SM, nonostante i problemi irrisolti, sta proseguendo sulla strada dell’armonizzazione. Questa posizione, però, non è accettabile per l’Europa e i commissari lo hanno ribadito più volte.
Inoltre non bisogna dimenticarsi che nell’UE esistono mercati reciprocamente armonizzati, che si differenziano l’uno dall’altro molto di più delle economie di Serbia e Montenegro, che la questione dell’armonizzazione dei sistemi delle due repubbliche è, quindi, più politico che economico. A conferma di questa tesi va anche il fatto che il precedente governo serbo era già sulla via per mettersi d’accordo con il Montenegro sull’armonizzazione. Dall’altra parte, dalle dichiarazioni dell’attuale governo, prima di tutto quelle del ministro delle finanze Mladjan Dinkic, si riscontra che tale desiderio politico, oggi, si è notevolmente indebolito. Sempre più di frequente i rappresentanti dei due governi affermano che l’armonizzazione è una perdita di tempo prezioso e che le due repubbliche dovrebbero prepararsi separatamente alla candidatura per aderire alla UE.
Revisione
L’adattamento delle dogane in Serbia, come afferma il governo serbo, aumenterebbe ulteriormente il già alto deficit del commercio estero. Da qui probabilmente anche l’intenzione di Dinkic di proporre una revisione del Piano di azione.
Commentando le richieste del ministro serbo delle finanze per una revisione del Piano di azione a causa delle enorme debito che la Serbia si ritroverebbe ad avere in seguito alla riduzione delle tasse doganali, il ministro delle relazioni economiche interne della SM, Amir Nurkovic, ha affermato che i dazi non possono essere aumentati, non solo a causa delle relazioni con il Montenegro, ma anche a causa dell’Unione europea, che non lo consentirà. "È passato il tempo in cui si poteva decidere unilateralmente anche a nome dell’altro stato membro", dice Nurkovic. Ricordando che una tale motivazione delle relazioni è sbagliata, Nurkovic ha fatto riferimento anche al fatto che l’accordo sui dazi per i 56 prodotti agricoli è un problema unico e irrisolvibile, perché ogni soluzione al di fuori di qunto previsto dal Piano d’azione va a danno dei due stati membri. "Ogni paese che avvia un processo di adesione alla UE paga un prezzo, ma a noi ne impongono due", afferma Nurkovic e aggiunge che "noi dobbiamo pagare un prezzo per la reciproca armonizzazione di due sistemi totalmente differenti, e nel periodo successivo attuare anche l’armonizzazione dei nostri dazi con quelle dell’UE".
Quindi, poiché non c’è una volontà politica sufficiente per risolvere la questione dell’armonizzazione secondo quanto previsto dal Piano d’azione, non è da escludersi non solo che la SM rimanga senza Studio di fattibilità, ma anche che esso abbia esito negativo. Se dovesse accadere qualcosa di simile, forse non sarà poi così tragico. In particolare per via del fatto che in autunno ci saranno dei cambiamenti nella Commissione europea, e quindi il nuovo commissario potrebbe avere una maggiore comprensione per i progetti di un’associazione all’UE perseguita da Serbia e Montenegro in via separata. Vista da questa posizione, l’armonizzazione non è del tutto necessaria, almeno non in questo momento in cui l’adozione di misure di segno diverso potrebbe, per quanto solo in parte, preservare la debole economia serba. Rimane aperta la questione se il costo di una nuova battuta d’arresto nell’integrazione, che porterebbe con sé la chiusura del mercato serbo, potrà essere compensato dallo stimolo all’economia locale generato da tale chiusura
Vedi anche:
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