La giornata del ricordo a Sarajevo
Il presidente della comunità ebraica bosniaca, Jakob Finci, parla dei recenti episodi di antisemitismo avvenuti in Bosnia Erzegovina. Il commento di Finci sulla delicata situazione dei Bosniaco Musulmani dopo l’11 settembre. La presenza di Greta, ebrea bosniaca sopravvissuta ad Auschwitz e all’assedio di Sarajevo, alla giornata del ricordo nella capitale bosniaca
Alcuni episodi avvenuti negli ultimi giorni sembrano segnalare una crescente ondata di antisemitismo in Bosnia Erzegovina. E’ così?
Jakob Finci: Secondo il recente rapporto del Dipartimento di Stato Americano sull’argomento, pubblicato il 5 di gennaio di quest’anno, c’è una crescita dell’antisemitismo in Bosnia Erzegovina e sfortunatamente credo che questo sia vero. A volte tuttavia non è facile distinguere l’antisemitismo dalla opposizione alla politica di Israele. Negli ultimi due anni, durante l’intifada in Medio Oriente e il deteriorarsi delle relazioni tra le autorità palestinesi e lo Stato di Israele, alcune delle reazioni che qui sono state dirette contro Israele hanno assunto un significato di antisemitismo. In Bosnia c’è una grande popolazione musulmana, molti cittadini di qui sono a favore della parte palestinese, ma allo stesso tempo tenendo presente che la comunità ebraica è presente in Bosnia Erzgovina da oltre 500 anni posso dire con orgoglio che la comunità ebraica è molto ben integrata nella società bosniaca, senza essere assimilata. E’ quindi difficile affermare che ci sia un vero antisemitismo qui come quello apparso in Francia, in Germania o anche negli Stati Uniti in questi giorni. I pochi incidenti che sono dunque capitati qui in Bosnia come la dissacrazione del cimitero ebraico, un episodio che secondo la polizia è stato commesso da un gruppo di minorenni, non possiamo definirlo vero e proprio antisemitismo. Sui monumenti non c’erano svastiche o altri segni ma solo danneggiamenti.
Quando è successo questo episodio?
Jakob Finci: Alcuni mesi fa, nel settembre 2004. Queste azioni possono quindi essere definite antisemite ma allo stesso tempo incidenti provocati da minorenni.
Per quanto riguarda gli avvenimenti recenti, l’articolo apparso sulla rivista SAFF e il servizio mandato in onda da TV Alfa?
Jakob Finci: Su TV Alfa, durante il mese del Ramadan, è andato in onda un programma con la presenza di un Imam proveniente dal Sangiaccato, una regione a maggioranza musulmana nella Serbia del sud. Questa persona affermava nella sua preghiera che era giunto il momento di fermare gli Ebrei, di smettere di acquistare articoli il 10% del cui prezzo andrebbe direttamente a Israele, coma la Coca Cola o altri prodotti, e che i nemici principali dei Musulmani sono tutti i Cristiani e specialmente gli Ebrei, che non c’è soluzione per i Musulmani senza la Jihad, cioè la guerra santa contro tutti gli infedeli.
Lei pensa che questi incidenti possano essere considerati come un segnale della radicalizzazione della comunità islamica in Bosnia?
Jakob Finci: Possono essere definiti radicalizzazione, ma allo stesso tempo credo che dopo l’11 settembre negli Stati Uniti ci sia una situazione particolarmente difficile per i Bosniaco Musulmani. Fino all’11 settembre sono stati in un certo senso "protetti" dagli Americani, ma dopo quella data, senza che ci fosse alcuna colpa personale da parte dei Bosniaco Musulmani, sono diventati "nemici" come tutti gli altri Musulmani, e questa islamofobia che è in crescita non solo negli Stati Uniti ma in tutta Europa è certamente tra i fattori all’origine di alcuni dei problemi di cui stiamo parlando.
Avete ricevuto attestati di solidarietà in quanto comunità ebraica dopo questi incidenti dalle altre comunità religiose bosniache, i Musulmani, i Cristiano Cattolici e gli Ortodossi?
Jakob Finci: Ufficialmente no, ma tra qualche giorno ci sarà un incontro e probabilmente per la fine della settimana sarò in grado di dire qualcosa di più sulla questione. Per il momento non ci sono stati segnali di sostegno o solidarietà o altro da parte delle altre comunità religiose.
Questo è un fatto molto strano…
Jakob Finci: Sì… Anche l’Olocausto molti anni fa non è cominciato con delle azioni, ma con delle parole, ed è un peccato che nessuno dei nostri amici nelle altre comunità religiose abbia reagito apertamente, ma speriamo che un giorno ci saranno espressioni di solidarietà per la comunità ebraica di Sarajevo e della Bosnia Erzegovina.
Esiste ancora il Consiglio Interreligioso di Bosnia Erzegovina?
Jakob Finci: Sì, è ancora in vita e questa settimana terrà un incontro. Per questo ho detto che verosimilmente per la fine settimana sarò in grado di rispondere a questa domanda in modo migliore sulla base delle dichiarazioni e dei commenti che proverranno dalle altre comunità religiose.
La settimana scorsa è stato celebrato in tutto il mondo il giorno della memoria. A Sarajevo cosa è successo?
Jakob Finci: C’è stata una cerimonia molto bella organizzata dalla comunità ebraica, dalla Ambasciata d’Italia e dalla associazione "Dante Alighieri" di Sarajevo, con diversi interventi e la proiezione del film "Greta" che racconta la storia di una ebrea sopravvissuta ad Auschwitz, Greta, che è anche sopravvissuta a Sarajevo. Lei era presente ed è intervenuta alla manifestazione. Si è trattato di una commemorazione molto intensa. Purtroppo è stata organizzata solamente dalla Ambasciata d’Italia e da questa associazione di amicizia italo-bosniaca, la "Dante Alighieri", insieme alla comunità bosniaca ma senza la partecipazione delle autorità locali. Allo stesso tempo però il Presidente della Presidenza bosniaca si è recato ad Auschwitz, e ritengo si sia trattato di un gesto importante.
Paravac?
Jakob Finci: Sì, e naturalmente ci sono state molte reazioni rispetto alla presenza di Paravac dato che lui aveva affermato in una precedente intervista di essere molto orgoglioso del fatto che suo padre fosse un Cetnico, il che significa che combatteva dalla parte dei Nazisti durante la seconda guerra mondiale. Oggi ci sono grandi discussioni non solamente in Bosnia ma anche in Serbia sui Cetnici, se erano antifascisti o piuttosto dei collaborazionisti. Alla fine della guerra il capo del movimento cetnico, Draza Mihajlovic, fu impiccato in quanto criminale di guerra. In questi giorni tuttavia, in Serbia, hanno dichiarato che Cetnici e partigiani sono uguali quanto a ruolo e rispettive posizioni, combattenti per la libertà. Questo certo ha creato molte controversie rispetto alla presenza di Paravac ad Auschwitz.
Vedi anche:
Il silenzio assordante sull’antisemitismo in Bosnia Erzegovina
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