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La Georgia schiacciata dalla crisi greca

Le comunità rurali della Georgia dipendono dalle rimesse, sia come fonte di valuta estera che per coprire i costi di base. La Banca Mondiale stima che nel 2010-2014 le rimesse rappresentavano il 12% del PIL georgiano

24/07/2015, Joseph Larsen -

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(Originariamente pubblicato da Eurasianet  il 13 luglio 2015, titolo originale Georgians Squeezed by Greek Crisis )

La Grecia e l’Unione europea potrebbero aver raggiunto un accordo di salvataggio per la crisi finanziaria della nazione mediterranea, ma gli effetti del crollo economico del paese si estendono verso Est.

La Georgia è tra gli stati ex-sovietici colpiti dall’effetto a cascata della crisi economica greca. Ci sono circa 250.000 georgiani che vivono e lavorano in Grecia, e che hanno trasferito in media circa 14,6 milioni di dollari al mese ai parenti a casa durante la prima metà di quest’anno.

“Un sacco di persone sono dipendenti dal denaro greco”, dichiara Sopho Otiashvili, uno studente di legge georgiano la cui madre ha vissuto e lavorato in Grecia per 10 anni. Con 204.780.000 dollari nel 2014, la Grecia è la seconda più grande fonte di rimesse della Georgia dopo la Russia, secondo la Banca nazionale della Georgia. Questa cifra si riferisce solo alle rimesse ufficiali, mentre un rapporto pubblicato nel 2011 dall’Economic Policy Research Center di Tbilisi (EPRC) stima che le rimesse non dichiarate ammontano al 40% del bilancio ufficiale.

La maggior parte dei georgiani che hanno un impiego in Grecia sono donne che lavorano in posizioni poco qualificate, come ad esempio personale d’albergo, cameriere e aiuti domiciliari. Cercano lavoro all’estero a causa della mancanza di opportunità di lavoro ben pagato, dal momento che il reddito medio pro capite in Georgia è pari a circa 380,91 dollari mensili (855,9 laris), un sesto circa della media in Grecia.

Molte famiglie georgiane dipendono dalle rimesse quale fonte di valuta estera e per coprire le spese di base – compresi generi alimentari, carburante e affitto. Tra 2010 e 2014, le rimesse hanno rappresentato il 12% del Prodotto Interno Lordo della Georgia, calcola la Banca Mondiale. A partire dal 2011, dichiara l’EPRC, un abitante georgiano su nove (dei circa 4,5 milioni di abitanti della Georgia), integra il proprio redditto grazie a rimesse provenienti dall’estero.

“Le rimesse principalmente tornano indietro a georgiani meno qualificati, ad aree rurali con il 40-50% di disoccupazione”, ha detto Chase Johnson, ricercatore associato presso la Scuola Internazionale di Economia dell’Università di Tbilisi.

Dal momento che l’economia della Grecia vacilla, la quantità di denaro che viene rispedito in Georgia si è ridotta. Nel mese di maggio, l’ultimo mese per il quale sono disponibili dati, le rimesse dalla Grecia alla Georgia si sono ridotte, secondo la Banca nazionale della Georgia, a 15,3 milioni di dollari, per un calo del 14% rispetto allo stesso mese del 2014.

“Molti lavoratori specializzati greci sono stati declassati nel mercato del lavoro e costretti ad accettare lavori nei servizi”, ha osservato Johnson . “Altri georgiani sono stati invece esclusi dal settore dei servizi, fatto che incide sulle loro rimesse”.

La seconda metà del 2015 si preannuncia molto più dura. Il 30 giugno il governo greco ha imposto requisiti fiscali rigorosi che limitano i prelievi bancomat a 60 euro e che bloccano i trasferimenti di denaro all’estero. “Anche se mia madre avesse voluto mandarci dei soldi, non avrebbe potuto”, ha detto Otiashvili.

La crisi in Grecia non è l’unico fattore problematico per lavoratori georgiani: le rimesse alla Georgia sono diminuite rispetto all’anno passato; il lari ha perso un quarto del suo valore rispetto al dollaro dal novembre 2014; si prevede che la crescita del PIL per il 2015 sarà solo del 2% (ossia la metà rispetto alle previsioni iniziali); i salari sono bassi, mentre i prezzi al dettaglio per questo paese import-dipendente sembrano essere in aumento.

La disoccupazione ufficiale in Georgia si attesta al 12,4%, ma le stime non ufficiali sulla disoccupazione sono di gran lunga superiori.

Molti lavoratori georgiani in Grecia (tra cui la madre di Otiashvili) stanno prendendo in considerazione di lasciare il paese ospitante, ma non sono particolarmente desiderosi di tornare in Georgia. “Molte di queste donne hanno più di 50 anni”, ha detto Irina Guruli, project manager presso l’EPRC. “Queste donne non hanno molte possibilità di lavoro [ ben retribuito ] in Georgia”.

Un reflusso di migranti non è attualmente previsto, e, a quanto pare, non è ancora iniziato. “Il governo georgiano non ha ancora alcun piano riguardo a queste persone che tornano a casa”, ha detto Teona Chanturia, una specialista di pubbliche relazioni presso l’Ufficio del ministero della Diaspora in Georgia. I funzionari del ministero della Diaspora si recheranno a breve in Grecia per accertamenti.

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