La Fenice ad Andrićgrad

Il prestigioso teatro veneziano ha avviato una collaborazione con Emir Kusturica per realizzare una versione teatrale del romanzo di Ivo Andrić, Il ponte sulla Drina. Il progetto, tuttavia, è fortemente contestato dalle associazioni delle vittime di Višegrad, dove l’opera dovrebbe essere presentata nella data simbolo del 28 giugno 2014

09/04/2013, Rodolfo Toè - Sarajevo

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Non è facile muoversi nel complesso scenario balcanico. Se ne sta accorgendo in questi giorni il sovrintendente del teatro La Fenice di Venezia, Cristiano Chiarot, che ha visitato due settimane fa Banja Luka in compagnia di Milorad Dodik e del regista sarajevese, ormai "naturalizzato" serbo, Emir Kusturica.

Dopo Monica Bellucci, un altro pezzo d’Italia ha deciso di legare la propria immagine a quella dell’entità serba di Bosnia Erzegovina. Il famoso teatro veneziano ha infatti avviato una collaborazione con Kusturica per realizzare entro il 2014 due opere liriche: una nuova versione dell’Otello e, soprattutto, il primo riadattamento del romanzo più noto di Ivo Andrić, scrittore jugoslavo premio Nobel per la letteratura nel 1961: Il ponte sulla Drina.

La collaborazione può destare stupore, ma ha le sue ragioni. Non sono giorni semplici per il teatro italiano, costretto a far fronte alla crisi economica e al taglio dei contributi pubblici. Anche i sovrintendenti più capaci, come Chiarot, devono ricorrere a qualche stratagemma pur di far quadrare i conti. Un partenariato con Kusturica, regista di fama mondiale, deve essere sembrata una soluzione ideale.

Il 26 marzo scorso Chiarot ha visitato Banja Luka per firmare una lettera d’intenti, e si è detto molto soddisfatto del progetto. "Siamo molto felici per questa possibilità di lavorare insieme", ha dichiarato il sovrintendente durante la conferenza stampa preparata a margine dell’incontro con l’artista e il presidente dell’entità serba di Bosnia, Milorad Dodik. "Saremo in grado di offrire al nostro pubblico un nuovo tipo di spettacolo nel nostro teatro".

I veneziani metteranno così a disposizione materiali, logistica e artisti. L’opera, tuttavia, e quindi soprattutto il libretto e le musiche, obbedirà ai desiderata di Kusturica.

Emir Kusturica e Andrićgrad

Kusturica, raggiante, ha sottolineato come questo tandem possa segnare, definitivamente, l’inizio di un "rinascimento culturale" in Republika Srpska. L’offerta della Fenice giunge, per il regista, in un momento molto delicato, allorché il declino politico del suo mecenate, Milorad Dodik, sembrava preludere all’abbandono dei progetti intrapresi negli ultimi anni, in primis la costruzione di Andrićgrad, città a tema ispirata anch’essa all’opera di Andrić, edificata – non senza polemiche – a Višegrad, e il cui costo complessivo è stato valutato tra i dieci e i dodici milioni di euro.

Chiarot, tuttavia, potrebbe trovarsi già in un prossimo futuro a pentirsi della koinè con Kusturica. La popolarità di quest’ultimo è infatti indubbia, ma rappresenta un’arma a doppio taglio, essendo la sua una figura molto controversa, quantomeno ad est di Trieste. Già ai tempi della realizzazione del pluripremiato Underground, come è noto, egli aveva fatto parlare di sé per le sue posizioni sempre più filo-serbe e da molti giudicate revisioniste rispetto alle guerre nei Balcani degli anni’90.

Negli ultimi anni questo lato di Kusturica è emerso prepotentemente, insieme al suo accresciuto impegno politico. Lo stesso 26 marzo, giorno in cui ha apposto la propria firma alla lettera d’intenti con il teatro italiano, Kusturica ha ricevuto dal Principe Alessandro II di Karađorđević la nomina a membro del Consiglio della corona serba. Solo qualche giorno dopo, Emir ha espresso la propria volontà di realizzare un film sul traffico illegale di organi in Kosovo, proposta che gli è valsa critiche e la reazione stizzita dell’opinione pubblica di Priština, che è arrivata a chiedere che l’artista venga dichiarato ‘persona non grata’ entro i propri confini.

L’eredità di Andrić

Il regista sembra in qualche modo volersi appropriare dell’eredità culturale di Ivo Andrić. Un tentativo che è stato prevedibilmente criticato da altri media della regione, come quelli croati ("Kusturica ha rapito Ivo Andrić", titolava qualche mese fa Jutarnji List), ma anche da giornali serbi come ‘Politika’ che, senza mezzi termini, ha definito il progetto di Andrićgrad come "l’incontro sfortunato tra un’immaginazione limitata e la scarsa conoscenza del passato".

Per quanto riguarda la versione teatrale dell’opera dello scrittore jugoslavo, l’impressione è che Kusturica stia tentando di volgere a proprio vantaggio la buona fede e la sostanziale ignoranza che dall’estero (in questo caso, dall’Italia) si nutre nei confronti della storia dei Balcani occidentali, e soprattutto della Bosnia Erzegovina. Un esempio su tutti è la data "suggerita" da Kusturica per la première dell’opera, che dovrebbe avvenire proprio ad Andrićgrad (Višegrad) il 28 giugno 2014. Una data come qualsiasi altra, probabilmente, agli occhi di un gruppo di impresari teatrali italiani. Giornata fondamentale per il popolo serbo, sia dal punto di vista religioso con la commemorazione del giorno di San Vito, sia da quello storico che rimanda, oltre ad altri eventi, alla sconfitta della piana dei merli in Kosovo nel 1389, e pregna di significati simbolici per i nazionalisti.

La petizione e l’imbarazzo della Fenice

La notizia del coinvolgimento del teatro veneziano nel progetto di Kusturica è stata ripresa dai giornali bosniaci e ha scatenato una comprensibile indignazione nella Federazione di Bosnia Erzegovina.

"La Fenice dovrebbe rifiutarsi di collaborare con Kusturica", ha dichiarato ad Osservatorio Hikmet Karčić, dell’associazione Udruženje Čuprija (associazione ‘Il Ponte’) che da anni si batte in difesa di coloro che a Višegrad subirono la pulizia etnica durante la guerra degli anni ’90. "La Fenice è un teatro prestigioso, di fama mondiale. Non dovrebbe sostenere progetti come questo, in una città dove donne e bambini sono stati bruciati vivi nelle proprie case, dozzine di ragazze violentate, e centinaia di uomini sgozzati e gettati nel fiume. Ancora oggi, le autorità si rifiutano di riconoscere quello che è avvenuto nella città. Al contrario, stanno usando il libro di Ivo Andrić – che resta comunque finzione, anche se si rifà ad eventi storici – per giustificare quello che i fascisti serbi fecero qui, negli anni novanta. Quello di Kusturica è un progetto", ha concluso Karčić, "sostenuto dalle autorità della Republika Srpska, che ha come obiettivo finale la falsificazione della memoria storica per impedire la riconciliazione".

La Udruženje Čuprija ha anche promosso una petizione per chiedere alla Fenice di ritirare il proprio sostegno . "Secondo le nostre stime – sottolineano gli organizzatori – crediamo che circa diecimila mail siano ormai arrivate alla Fenice. Abbiamo deciso di promuovere questa raccolta perché pensiamo che i direttori del teatro non siano consapevoli della pessima immagine che danno di loro stessi in Bosnia Erzegovina, attraverso questa collaborazione".

In fondo, sembra che questo scivolone di Chiarot sia soprattutto una gaffe non desiderata e imprevista. Per ora il teatro non ha reagito alle critiche giunte dalla Bosnia Erzegovina, chiudendosi in un silenzio totale. Le mail non hanno ricevuto risposta, e sul sito della Fenice non ci sono notizie del viaggio a Banja Luka. Lo stesso nome di Kusturica, del resto, non compare da nessuna parte.

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