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La fabbrica di bambini

Una vera "fabbrica illegale di bambini". Secondo gli inquirenti, la clinica Sabyc di Bucarest raccoglieva ovociti per inseminazione in vitro senza autorizzazione, per clienti israeliane e tedesche. Le "donatrici", giovani di etnia rom, erano pagate qualche centinaio di euro per operazioni a rischio

22/07/2009, Mihaela Iordache -

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Una vera è propria "fabbrica illegale di bambini" è stata scoperta in pieno centro a Bucarest. Da dieci anni la clinica Sabyc realizzava fertilizzazioni in vitro senza l’autorizzazione dell’Agenzia nazionale per i trapianti.

In cambio di 800-1000 lei (190-280 euro) la Sabyc raccoglieva ovociti da donne di etnia rom e li utilizzava per la fertilizzazione in vitro. Oltre 60 persone (di cui 30 cittadini israeliani) tra medici, impiegati e clienti sono indagati dai magistrati della Direzione per la criminalità organizzata e terrorismo (DIICOT) nel dossier raccolto sul traffico di ovociti.

Due medici israeliani, il proprietario della clinica Harry Mironescu e suo figlio Yair Miron, insieme alla responsabile dei rapporti con i clienti, la romena Cecilia Borzea, sono sospettati di essere a capo di una rete internazionale di traffico di cellule umane e sono stati messi agli arresti.

La clinica Sabyc è stata fondata da una famiglia di medici israeliani nel 1999 e ufficialmente qui sono state realizzate duemila inseminazioni artificiali, nonostante il fatto che la struttura non fosse autorizzata. Secondo la stampa romena i clienti della Sabyc erano coppie provenienti da Israele e dalla Germania, ma sul sito della clinica è indicata anche l’Italia come paese di provenienza.

I futuri genitori pagavano tra 10mila e 15mila euro mentre le giovani donne donatrici (18-30 anni), per la maggior parte di etnia rom e con una situazione materiale precaria, ricevevano al massimo 280 euro, in base al numero delle cellule raccolte. Per poter "donare" le donne dovevano subire iniezioni ormonali per due settimane dopo di che, sotto anestesia totale, gli ovuli venivano espiantati.

Secondo un comunicato della DIICOT "in qualità di medico specialista ginecologo e dirigente de facto di una clinica privata, Harry Mironescu ha costruito le basi per un traffico di cellule umane. Ha usufruito dell’appoggio del figlio Yair Miron in qualità di unico associato e dei rapporti con medici in Israele, specialisti nell’applicazione delle tecniche sulla riproduzione assistita."

Altri medici hanno subito l’interdizione a lasciare la Romania. Quando i magistrati e i gendarmi sono entrati nella clinica Sabyc, hanno trovato trenta donne israeliane in attesa di essere fertilizzate in vitro. Oltre alle clienti, saranno interrogate a breve centinaia di donatrici. Nel corso del sequestro è stato scoperto un vero e proprio archivio di ovociti e sperma che non era stato dichiarato alle autorità e un registro dove i donatori anonimi non venivano registrati per nazionalità. 

Fonti vicine agli investigatori spiegano che ci sono forti sospetti che i dati relativi alle donatrici siano stati falsificati. Secondo il giornale Romania Libera se la donatrice era bruna, con gli occhi marroni, al cliente veniva detto che era bionda con gli occhi azzurri. Nel corso delle perquisizioni i magistrati hanno sequestrato oltre 200mila euro trovati nella clinica privata e una Lamborghini Gallardo, proprietà del figlio del proprietario. L’agenzia di stampa Mediafax scrive che i soldi sequestrati rappresentano le somme pagate dalle clienti venute da Israele.

Non è per la prima volta che gli ovuli romeni vengono utilizzati "per l’export". Anche nel 2005 una clinica, anche stavolta creata da un cittadino israeliano, è stata accusata di aver esportato embrioni congelati per donne straniere. Per il presidente del Collegio dei medici della Romania, il professor Vasile Astărăstoae, le donatrici dovevano sopportare operazioni paragonabili a quelle "eseguite dai medici nazisti ad Auschwitz".

Si tratta di persone vulnerabili e in stato di povertà, sottoposte a pratiche mediche senza essere informate preventivamente sui rischi che correvano. L’accordo che firmavano, sostiene Astărăstoae, conteneva infatti termini medici difficili da comprendere.

Dal 2006 al 2008 una commissione del Collegio ha indagato sulla Sabyc, chiedendo l’anno scorso la chiusura della struttura in quanto questa "violava le norme elementari dell’etica medica", racconta ancora Astărăstoae .

L”inchiesta aveva inoltre rilevato che i medici israeliani non avevano alcun diritto di praticare la medicina in Romania e nessun medico romeno che lavorava presso la clinica specializzato per la fertilizzazione in vitro, una pratica medica che cadeva sotto l’ombrello di un protocollo di collaborazione del 1979 tra la "Repubblica Socialista della Romania" e Israele, un programma di ricerca, collaborazione culturale e scientifica.

Mentre lo scandalo assume dimensioni internazionali, parla anche il direttore esecutivo dell’Agenzia nazionale per i trapianti (ANT), il dottor Victor Zota, secondo quale la clinica Sabyc aveva richiesto tre anni fa l’autorizzazione ad operare, ma non era riuscita a raggiungere i criteri tecnici necessari per poter ricevere l’accredito desiderato. Eppure il permesso è infine arrivato proprio la settimana scorsa.

Zota spiega che i sospetti sull’attività del centro medico sono nati a partire dal 2007. "Abbiamo fatto molte ispezioni e ogni volta trovavamo solo il 50% del personale e apparecchiature mediche in cattivo stato di conservazione. Durante l’ultima ispezione", ha dichiarato il direttore dell’Agenzia nazionale dei trapianti, "la clinica aveva però raggiunto tutti i criteri di funzionamento".

Il giornale Romania Libera, citando ancora Zota, ricorda che la legge romena prevede che ogni trapianto di cellule debba avvenire a titolo gratuito, e senza vantaggi di natura materiale.

Secondo l’agenzia YnetNews l’ambasciata israeliana a Bucarest è in contatto con le autorità giudiziarie e le forze dell’ordine romene per seguire la sorte dei trenta cittadini israeliani coinvolti nello scandalo degli ovuli e ha già ingaggiato avvocati per assisterli. Al momento in Romania esistono nove unità sanitarie autorizzate ad utilizzare tessuti e cellule umane a scopo terapeutico.

Ma l’industria del traffico di ovuli diretti a donne israeliane è diventato negli ultimi anni un fenomeno in costante crescita. Questo avviene soprattutto in strutture sanitarie estere, in quanto la legge israeliana vieta la donazione di ovuli e spesso le donne che vogliono sottoporsi ad inseminazione in vitro si recano in cliniche private in Romania, Ucraina, Cipro, Spagna e altri paesi europei.

E non è nemmeno per la prima volta che la Romania è coinvolta nel traffico di materiale genetico. Nel 2005 la BBC realizzò un’inchiesta su un traffico di embrioni ordinati via posta in seguito alle confessioni di una giovane di 19 anni, donatrice di ovuli alla clinica Global Art, che in seguito all’espianto si è dovuta confrontare con seri problemi di salute.

In seguito alle indagini delle autorità romene si scoprì allora che la GlobalArt era impegnata nel traffico di embrioni e sperma umani e che oltre 400 donne avevano donato ovuli in cambio di 200-300 dollari.

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