La Croazia torna all’Hdz
I risultati sono chiari. Dopo quattro anni, la Croazia ritorna al punto di partenza. La timidezza della propria politica e la litigiosità interna tra le ragioni della sconfitta di Racan. L’Europa il banco di prova della nuova coalizione.
Il partito Hdz, Unione Democratica Croata, è il vincitore delle elezioni politiche tenutesi ieri in Croazia e sarà il suo presidente, Ivo Sanader, ad ottenere con ogni probabilità il mandato per la formazione del nuovo governo. La vittoria è chiara, secondo i risultati ancora non definitivi di questa mattina, l’Hdz avrebbe ottenuto 61 seggi al Sabor il Parlamento croato, ndr, mentre la Sdp 44. Secondo la Costituzione croata, il presidente della Repubblica deve affidare il mandato per la formazione del nuovo governo al partito che ha vinto, o alla formazione che possa assicurare una maggioranza parlamentare.
Ora, poichè è proprio l’Hdz, insieme ai partiti della coalizione (il Partito Social Liberale Croato e il Centro Democratico, con tre seggi), e molto probabilmente al Partito Croato dei Diritti (Hsp, che ha ottenuto 7 seggi), insieme ad altri probabili voti della diaspora, ad avere le maggiori probabilità di poter formare il governo, Mesic dovrà affidare il mandato a Sanader.
L’Hdz sta già festeggiando. Questa mattina, dopo le elezioni, è apparsa su tutti i manifesti elettorali di quel partito la scritta «Grazie». Sanader, fin dalle sue prime dichiarazioni, non ha avuto alcun dubbio sul fatto che sarebbe stato il proprio partito a formare il nuovo governo. Racan era visibilmente deluso, così come anche i suoi potenziali partner di coalizione Partito Popolare Croato (Hns), che ha preso 11 seggi, e Partito Croato dei Contadini, con 9 seggi.
Il centro sinistra, dopo quattro anni di governo in Croazia, si troverà infine all’opposizione. Malgrado in teoria questa mattina l’ipotesi della possibile formazione di un governo di centro sinistra non sia ancora del tutto scomparsa (non è ancora chiaro se Sanader riuscirà ad ottenere altri 10 seggi tra quelli spettanti alle minoranze nazionali, alla diaspora e tra i partiti dei pensionati, che hanno 3 seggi), sembra poco probabile che Mesic possa affidare un incarico a Racan, quand’anche il computo dei seggi dei partiti della sinistra, delle minoranze e dei pensionati potesse consentire la formazione di un governo. Sarebbe infatti rischioso giocare con la volontà espressa dall’elettorato, e queste operazioni solitamente hanno vita breve.
La Croazia si ritrova così dove era fino all’inizio del 2000. Gli opinionisti si stanno interrogando sulla possibilità che il centro destra guidato dall’Hdz interrompa le riforme avviate, o anche rallenti la strada verso l’Europa. Uno degli obiettivi principali del governo Racan era infatti l’ingresso della Croazia nella Unione Europea entro il 2007.
Malgrado Sanader si sia sforzato di convincere il mondo intero che il proprio partito è stato riformato e che non rappresenta più il vecchio Hdz nazionalista dei tempi di Franjo Tudjman, alcuni personaggi del suo entourage come Vladimir Seks, Andrije Hebranga o Branimir Glavas utilizzano ancora la stessa retorica nazionalista degli esordi. Costoro si oppongono ad ogni collaborazione tra la Croazia e il Tribunale Internazionale dell’Aja, e non ritengono che la Croazia avrebbe molto da guadagnare entrando in Europa.
Il primo test per Sanader sarà la buona collaborazione con il Tribunale dell’Aja. Il governo Racan non ha consegnato il generale Gotovina, asserendo di non sapere dove il latitante si trovasse. Ora, l’Aja ha annunciato la emissione di tre nuovi mandati di accusa contro cittadini croati e queste incriminazioni, già quest’anno, potrebbero trovarsi sul tavolo del nuovo premier. Il primo test della stabilità della coalizione potrebbe essere proprio come i potenziali partner di Sanader, Hsls-Dc (Social Liberali e Centro Democratico), e specialmente l’Hsp (Partito Croato dei Diritti), risponderanno sulla questione della collaborazione con l’Aja.
Anche la coalizione di Racan era stata messa alla prova sulla collaborazione con il Tribunale dell’Aja, e proprio per questo l’Hsls, oggi alleato di Sanader, aveva lasciato il governo.
Per la Croazia, in ogni caso, si apre un periodo molto interessante. La sinista cercherà di analizzare le ragioni della sconfitta, dovendo ora accettare il dato di fatto della delusione della gente nei confronti della sua politica titubante e dei contrasti interni espressi dalla coalizione, tutti elementi che hanno prodotto nei cittadini una sensazione di apatia e profonda disillusione.
Lo slogan della campagna elettorale di Sanader era «Facciamo muovere la Croazia». Resta da vedere se ci riusciranno.
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