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La Croazia divisa tra Unione Europea e Stati Uniti

Disorientamento del governo di Zagabria sulla crisi irachena, mentre il parlamento protesta per essere escluso dalle decisioni e la maggioranza dei Croati è a favore della pace

07/03/2003, Drago Hedl -

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La Croazia è tra gli Stati firmatari della dichiarazione di Vilnius, che la impegna insieme ad altri Paesi dell’Europa centrale ed orientale a "contribuire ad una coalizione internazionale diretta a imporre le disposizioni della risoluzione 1441 e a disarmare l’Iraq in caso questo Paese non ottemperi alla risoluzione stessa" ("In the event of non-compliance with the terms of this resolution 1441, we are prepared to contribute to an international coalition to enforce its provisions and the disarmament of Iraq").
Allo stesso tempo, Zagabria sta bussando alle porte dell’Unione Europea, e cerca di non contrariare la posizione franco-tedesca sulla crisi irachena.
Pubblichiamo da Osijek una analisi di Drago Hedl sul recente vagabondare diplomatico dei politici croati, pressati anche da una opinione pubblica che per la stragrande maggioranza si dichiara a favore della pace.
I politici croati hanno mostrato disorientamento, distrazioni diplomatiche e mancanza di risolutezza nella presente controversia sulla guerra in Iraq.

Il ministro degli Esteri Croato Tonino Picula in un primo tempo ha firmato la dichiarazione del gruppo di Vilnius, in base alla quale Zagabria sembrava sostenere gli Stati Uniti. Ben presto tuttavia, la opinione sul sostegno agli Stati Uniti all’interno della Unione Europea è divenuta controversa. Il presidente francese Jacques Chirac si è indirizzato con risentimento ai Paesi dell’Europa centrale ed orientale che avevano firmato la Dichiarazione – tra di loro anche la Croazia – i quali, secondo il rappresentante dell’Eliseo, avrebbero fatto meglio a stare zitti. Chirac ha dichiarato altresì di ritenere il sostegno di questi Paesi agli Stati Uniti "infantile e pericoloso". Questo ha provocato una confusione totale in Croazia.
La dura presa di posizione francese unita alla circostanza che anche la Germania si oppone fermamente alla guerra in Iraq hanno causato un grande allarme a Zagabria, dato che la Croazia ha presentato proprio nei giorni scorsi la sua richiesta di candidatura a membro della Unione Europea. Senza il sostegno francese e tedesco, sarebbe impossibile per la Croazia fare il propri o ingresso nella UE.

Questo è il motivo per cui, subito dopo l’ammonimento di Chirac, il ministro degli Esteri croato ha annunciato la volontà di aderire alle decisioni del Consiglio Europeo relative all’Iraq.
Nello stesso giorno, tuttavia, l’ambasciatore degli Stati Uniti a Zagabria Lawrence G. Rossin ha espresso un ammonimento nei confronti della Croazia.

"Non ci sono indicazioni evidenti relative ad una intenzione del governo croato di ritirare la propria firma dalla dichiarazione del gruppo di Vilnius. Se questo accadesse, si tratterebbe di una azione patetica, e non vedo alcun motivo per cui il governo croato dovrebbe ritirare la propria firma e cessare il proprio sostegno nei confronti degli Stati Uniti – ha dichiarato l’ambasciatore Rossin."
Pressata da entrambi i lati, di fronte ad una opinione pubblica croata avversa al sostegno incondizionato nei confronti degli Stati Uniti – come hanno dimostrato le manifestazioni contro la guerra che hanno avuto luogo in diverse città croate – Zagabria ha cercato disperatamente l’equidistanza.

In questa situazione, il primo ministro croato Ivica Racan ha ricevuto un messaggio informale da parte degli Stati Uniti che richiedeva appoggio logistico da parte della Croazia. Il governo si è riunito in fretta, e mercoledì 26 febbraio ha tenuto una sessione speciale alla presenza del presidente Stjepan Mesic. La riunione ha concluso che agli Stati Uniti sarà concesso di sorvolare la Croazia, e agli aerei di trasporto civili sarà permesso di atterrare e di rifornirsi agli aeroporti croati. Questa prima richiesta da parte degli Stati Uniti è stata limitata, e non comprendeva la permanenza di truppe americane o della Nato in territorio croato, né la richiesta di utilizzare i porti o gli aeroporti del Paese.
Quello stesso giorno, il primo ministro croato Racan ha informato i rappresentanti del parlamento croato sulle decisioni. Il parlamento ha mostrato disappunto per il fatto che decisioni di una tale importanza fossero state prese al di fuori del maggior organo politico della Croazia. Tuttavia, il governo ha ricevuto sostegno per le decisioni prese.

"Il governo ha fatto la cosa giusta. La Comunità Democratica Croata (HDZ) comprende le richieste degli Americani, dal momento che le armi di distruzione di massa sono una minaccia per tutti – ha dichiarato Ivo Sanader, presidente dell’HDZ, l’attuale partito di opposizione che, secondo i sondaggi, al momento godrebbe del sostegno della maggior parte dell’elettorato."
Solo i rappresentanti del Partito Croato dei Diritti e del Partito Social-Liberale Croato si sono dichiarati contrari alla decisione.

"Siamo contrari ad offrire agli Americani il nostro spazio aereo. Il governo si è allineato agli Stati Uniti nel sostenere una azione che non è legale senza una decisione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite – ha dichiarato Vlado Jukic, rappresentante del Partito Croato dei Diritti."
Il governo ha tuttavia promesso che nel caso di inizio delle ostilità in Iraq, e in particolare nel caso di una possibile escalation e di nuove richieste da parte degli Stati Uniti nel senso di una ulteriore assistenza da parte di Zagabria, tutte le decisioni passeranno per il Parlamento.

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