La ‘transumanza’ verso il Kosovo
Sui tavoli della diplomazia sono distanti. Ma tra Serbia e Kosovo c’è un legame molto forte: quello del mercato parallelo dei prodotti agricoli a dell’allevamento. Centinaia ogni mese i capi di bestiame che alla Vojvodina arrivano sino in Kosovo
Tratto da Dnevnik on-line
Selezionato e tradotto in francese da Courrier des Balkans e in italiano da Osservatorio sui Balcani
Il mercato parallelo dei prodotti agricoli rappresenta ancora un legame molto forte tra la Serbia e il Kosovo: il bestiame della Vojvodina continua a affluire verso il Kosovo, via Sangiaccato e Novi Pazar. Queste esportazioni illegali rappresentano, all’anno, un mercato di circa 50 milioni di euro. Le regole veterinarie impongono ora di marcare il bestiame per controllare questi traffici, la cui consistenza tenderebbe a diminuire.
Da informazioni raccolte da Dnevnik sono principalmente i vitelli e i manzi ad essere trasportati verso il Kosovo. I villaggi del Banato sono la principale "fonte d’approvvigionamento", e le vie di questo contrabbando sarebbero ben conosciute.
Gli intermediari della Serbia centrale operano nell’area del Banato, di Backa e di Srem e poi trasportano il bestiame sino ai loro colleghi di Tutin o Novi Pazar. Da là, attraverso tracciati di lunga data, il bestiame arriva sino in Kosovo. Secondo alcune stime il profitto ammonterebbe a circa 5000 euro per ogni camion.
La marcatura dei capi di bestiame ha reso più difficili questi traffici illeciti e gli intermediari hanno sempre meno lavoro, ma ciononostante il traffico non si è interrotto.
Secondo quanto afferma il presidente del Consiglio per l’agricoltura della Camera di commercio della Vojvodina, Djordje Bugarin, nessuno può affermare con certezza se vi siano o meno traffici illeciti con il Kosovo, ma ciò che invece è certo è che il bestiame serbo passa illegalmente i confini con la Bosnia.
"Se vi è qusto tipo di traffico, lo Stato deve intervenire, ma la cosa principale per gli allevatori è quella di ottenere un buon prezzo per il looro bestiame", afferma Bugarin. "E’ altrettanto importante avere certezze in merito alla vendita del bestiame, ma in questa situazione precaria, si deve innanzitutto avantaggiare il ritorno economico".
Il presidente del Consilgio per l’agricoltura della Camera di commercio della Serbia, Milan Prostran, constata che vi è senza dubbio traffico illegale verso la Bosnia, il Kosovo e il Montenegro, ma che è difficile stimarne l’entità.
Orecchie tagliate
La marchiatura del bestiame aveva come obiettivo quello di ridurre i traffici illeciti e questosi è in parte verificato, afferma Prostran. Ciononostante si sono verificati dei casi in cui anche il bestiame marcato è stato oggetto di traffico perché sono state recise le orecchie dei capi di bestiame, per cancellare tutte le tracce compromettenti.
Milan Prostran stima che il traffico di bestiame andrà riducendosi sempre più perché ristabilire l’ordine conviene sia allo Sttao che agli allevatori. "I traffci illegali distruggono il nostro sistema d’allevamento, ed il peggio in tutto questo è che i vitelli vengono esportati. Questi ultimi servono per la riproduzione e per avere una produzione di buona qualità. Se vengono venduti e rivenduti si capisce perché non siamo in grado di rimepire le quote d’esportazione previste dall’Unione europea …".
Milan Prostran aggiunge che non vi è vendita illegale di bestiame in Bulgaria e Romania o in Ungheria perché sono mercati ben organizzati. Là dove la situazione non è invece ben regolamentata o dove ci si comporta come se si fosse tutti "sotto lo stesso cappello" le vie illegali continuano ad essere predominanti.
Il direttore della Direzione repubblicana di medicina veterinaria, Dejan Krnjajic, ricorda che il Kosovo fa parte della Serbia e che tutti i regolamenti per il commercio validi per l’area centrale del Paese sono validi anche per il suo meridione. "Il preblema riside in alcune decisioni dell’Unmik, e noi non possiamo farci nulla", afferma Krnjajic aggiungendo che è convinto che il commercio illegale esiste, ma stia diminuendo sempre più.
Qualche anno fa più di 200.000 capi di bestiame venivano trasportati per vie illegali verso al sola Bosnia Erzegovina, ma la situazione attuale è senza dubbio milgiore, assicura la direzione di medicina veterinaria.
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