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L’UE cambia l’umore dei croati

Un fiume di ottimismo inonda la Croazia, dopo il semaforo verde alle trattative dell’adesione con l’Unione europea. Alcuni analisti, però, mettono in guardia dall’eccessivo ottimismo, dichiarando che non è necessario affrettarsi, meglio essere cauti e realisti

11/10/2005, Drago Hedl - Osijek

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"Non conosco un solo pessimista che abbia realizzato il proprio scopo" – ha detto, mercoledì 5 ottobre, il premier croato Ivo Sanader, il giorno dopo che la Croazia ha ottenuto il semaforo verde per iniziare le trattative sull’adesione all’Unione europea. Il suo ottimismo si è allargato anche all’intero paese. L’apatica Croazia, che a causa della lunga attesa davanti all’ingresso dell’Unione e delle speranze di iniziare le trattative che più volte sono fallite, pensava che l’Europa non la volesse, e che avesse di nuovo l’intenzione di spingerla nella "nuova associazione balcanica", ha vissuto la decisione di Lussemburgo sull’inizio delle trattative come un vero trionfo nazionale.

L’ottimismo ha invaso anche i media croati. A volte critici verso il governo in carica e verso il premier, i giornali hanno trasformato Sanader nella "stella del giorno". I sondaggi sull’opinione pubblica, il giorno del "sì" di Lussemburgo, hanno mostrato che la popolarità di Sanader è cresciuta del 17 per cento. All’inizio di giugno soltanto il 38,6 per cento dei croati aveva un’opinione positiva del premier, mentre il 4 ottobre addirittura il 55,7 percento dei cittadini croati ha valutato Sanader positivamente. E’ cresciuta ancora di più la popolarità del Governo: mentre il 1° ottobre soltanto il 26,3 per cento degli esaminati aveva dato un voto positivo al governo, il giorno dell’inizio delle trattative con l’UE, la percentuale di quelli che sostengono il suo lavoro è salito addirittura al 46 per cento.

Si è animata anche la borsa croata: già il primo giorno dell’inizio delle trattative con l’Unione, il traffico in borsa ha superato gli 800 milioni di kune (circa 108 milioni di euro) ed è stato il più alto nella storia; sono state fatte transazioni cinque volte in più del solito, e il prezzo delle azioni ha iniziato a crescere vertiginosamente.

L’ottimismo si è spostato anche sui cittadini comuni, così se il il 4 ottobre avessero fatto il referendum sull’adesione all’Unione, addirittura il 63,5 per cento di croati avrebbe votato sì. Il drastico cambiamento dell’opinione pubblica lo si vede dal fatto che il 1° giugno di quest’anno per l’adesione all’Unione europea ha votato soltanto 43,6 per cento dei cittadini. "Sarà difficile che la mia generazione sentirà i benefici dell’entrata della Croazia nell’Unione europea, ma visto su una lunga scadenza, il vantaggio lo godranno i nostri figli e i nostri nipoti. I cittadini di tutti i paesi che sono entrati nell’UE non vivono peggio ma meglio di come vivevano prima di entrare nell’Unione. Così, spero, sarà anche con la Croazia", dice il sessantenne Josip Bosnjak di Osijek. Boris Vujcic, il vice del principale negoziatore della Croazia per l’adesione all’Unione europea con molto ottimismo ha detto che i croati già nel 2012 pagheranno in euro, e quindi ritiene che il paese potrebbe diventare membro dell’UE entro il 2009.

Non si ricorda che in Croazia ci sia mai stata questa piena di ottimismo, e gli analisti hanno ragione di considerare questo avvenimento, per la sua importanza, ma anche per il modo in cui è stato accolto fra la gente, uguale a quello del 15 gennaio del 1992, quando i paesi dell’Unione europea riconobbero la Croazia. Il presidente del Sabor Croato (Parlamento), Vladimir Seks, ospite alla televisione statale, ha detto che il 4 ottobre, per la sua importanza, è uguale alla data in cui la Croazia ha ottenuto il riconoscimento internazionale. Ma, si sentono anche voci che avvertono che l’euforia e l’ebbrezza presto lascerà il posto alla realtà delle dure trattative, così alla Croazia potrebbe essere fatale comportarsi come se fosse già tutto risolto e come se la questione di una veloce entrata del paese nell’Unione fosse un fatto compiuto.

La famosa commentatrice dello "Jutarnji list", Sanja Modric avverte così dei problemi coi quali Zagabria dovrà presto confrontarsi: "Alla Croazia, in queste 24 ore, non è successo assolutamente nulla: la Croazia non è diventata né uno stato con più successo, né più abile, né più competitiva, l’economia non ha migliorato i suoi indici, e il governo e il premier sono rimasti gli stessi di ieri. Ma i trend, dal nulla, sono cambiati drasticamente. L’unico fattore di tale cambiamento è l’ottimismo.

E l’ex premier croato Ivica Racan che nell’ultimo anno del suo mandato, nel febbraio 2003 ad Atene aveva consegnato la domanda per l’adesione della Croazia all’Unione, dice che dopo lo champagne arriverà il confronto con la realtà: "L’Unione europea non è la questione su cui passa o cade un governo, ma si tratta di questioni chiave come per esempio lo standard di vita, i posti di lavoro e lo sviluppo economico.

Che le trattative sui 35 capitoli con l’Unione saranno difficili non ne dubita nessuno. Già quest’anno inizieranno le trattative su sette capitoli, e gli esperti dell’UE avvertono che sarebbe saggio prima trattare i capitoli difficili, come per esempio quello sull’agricoltura. Proprio là la Croazia si aspetta le maggiori tentazioni e possibili maggiori resistenze, dato che i contadini croati fanno fatica a confrontarsi con l’agricoltura dei paesi dell’UE. L’insoddisfazione dei contadini sarà uno dei primi ostacoli che incontrerà il governo Sanader. L’agricoltura croata semplicemente non può essere concorrente di quella dell’Unione – sono poche le cose per l’esportazione, e i prodotti agricoli economici dell’UE hanno comunque invaso il mercato croato.

Ma, sulla Croazia, avvertono gli analisti, penderà sempre la spada di Damocle del paragrafo 12 del quadro delle trattative con l’Unione, contenente la clausola grazie alla quale in ogni momento Bruxelles potrà sospendere le trattative. Le ragioni per le quali ciò può accadere è la non collaborazione con il Tribunale dell’Aia, il serio allontanamento dagli standard democratici e la violazione dei diritti umani. L’Aia dunque continuerà ad essere l’obbligo della Croazia e Zagabria dovrà continuare a rafforzare i propri sforzi per localizzare dove si sta nascondendo il latitante generale Ante Gotovina, e quindi provvedere al suo arresto.

Quando inizierà lo screening della legislazione croata per vedere quanto sia compatibile con gli standard dell’Unione europea, e di conseguenza si apriranno anche i primi di 35 capitoli delle trattative, si vedrà quanto sono reali le previsioni che indicano quando quel voluminoso lavoro potrebbe essere concluso.

Gli analisti avvertono che non è necessario affrettarsi e desiderare scadenze irreali. L’importante è che la Croazia abbia aperto la strada verso la piena adesione all’Unione e bisogna lavorare in modo tale che sulla strada verso questo scopo niente possa esserle di ostacolo.

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