L’odore del mare
La grande scoperta a portata di tutti, grazie alla lentezza e l’attenzione del camminare. Un libro in cui si assapora pienamente l’Adriatico e le altre sponde del Mediterraneo
Ogni giorno faccio il pendolare tra Rovereto e Trento. 12 minuti l’andata, 12 il ritorno. Una parentesi senza tempo in cui lo scorrere del paesaggio aiuta il pensiero e – a volte – spinge alla lettura. Oggi, dopo una giornata di lavoro, mi sono ritrovato in borsa “L’odore del mare”, inviatomi dall’amico Fabio Fiori. Un libro minuto, breve come sa essere un respiro. Ma che del respiro ha la medesima intensità.
Questi compagni di viaggio per noi pendolari sono preziosi. Si fa sempre infatti parte della stessa squadra, del su e giù, del qui e là. La ripetizione del gesto non è di per sé negativa. Può essere assai feconda per pensieri creativi, dissonanti, d’evasione. Ma serve uno spunto. E questo è garantito in modo magistrale da quest’ultimo libro di Fabio Fiori in cui l’autore narra del camminare lungo le rive mediterranee.
‘Camminando lungo le rive facciamo esercizio fisico e spirituale. Esercitiamo il nostro corpo, rapiti dalla bellezza del mare. Educhiamo la nostra sensibilità, incantati dalla magnificenza del mare. Al ritmo delle onde intoniamo quello del nostro cuore‘, scrive Fabio, nella prima pagina del suo libro. Le linee mobili delle creste segnano il finestrino. E nel mio sentire le camminate nei boschi si sovrappongono subito a quelle in riva al mare.
Poi Fabio non attende ad attirarci ancor più nell’intimo e fin dalle prime pagine svela una delle meraviglie dello stare in natura, dell’abitare il nostro corpo e ciò che lo circonda: la relazione con gli altri e tra generazioni. ‘Non me la ricordo più! Non me la ricordo più! Dice mia figlia che mi corre intorno mentre cammino sulla spiaggia, in uno di quei giorni in cui la nebbia trasforma l’Adriatico in un mare d’Oriente. Non ricorda più la nostra filastrocca marinara. Allora sono io a ripeterla ad alta voce. “Vado in riva al mare/ho voglia di viaggiare”. Le stringo la mano; silenzio, cinque passi, un salto, altri cinque passi. “Vado in riva al mare/ ho voglia di sognare” mi fa subito eco lei, trascinandomi in una danza fanciullesca‘. E poche righe dopo Fabio ricorda il nonno e questa volta era la sua la mano bambina e lui ad invitarlo a chiudere occhi ed orecchi per sentire il mare solo con il naso.
Non posso fare a meno di alzare lo sguardo dalla pagina e ritornare alla memoria delle giornate d’estate passate durante l’infanzia in Val di Gresta a fare il fieno. La sera tutti a casa, tenendosi forte alle sponde del cassone del trattore. E poi subito la sensazione viva dei miei figli tenuti per mano, guidandoli e facendosi guidare.
Il mare di Fabio Fiori non è però solo intimità ma anche viaggio. L’autore di “L’odore del mare” ci porta ad Itaca, ci fa dondolare su una grande altalena sull’Isola Lunga, poi siamo a Marsiglia e subito dopo ci fa navigare fino a Bombay lungo i ricordi di vecchi marinai, per approdare sfiniti sull’Isola di Pellestrina. Ogni paragrafo una diversa camminata.
Si badi bene, il suo non è uno sguardo estetizzante. Lungo le rive descritte incontreremo tutte le contraddizioni del presente. È un paesaggio reale quello che ci viene raccontato, non abbellito da alcun tramonto. Ma che diventa mito attraverso la narrazione del quotidiano, del procedere con lentezza. Un’estetica dell’umanità in natura. Il suo “L’odore del mare” racconta di un viaggio alla portata di tutti. Proletario. Perché parte dalla punta dei piedi.
Prima di scendere dal treno ricevo un Whatsapp da Fabio “Spero tu riesca a evocare il piacere di una passeggiata in riva, anche a Trento!”. Molto di più caro Fabio, il tuo libro riesce ad evocare i piaceri, i sapori e l’essenziale delle esperienze vissute pienamente da ciascuno di noi, di quelle dell’infanzia, come di quelle dell’età adulta.
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