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L’Islam in Bosnia dopo l’11 settembre

Tra secolarizzazione e spinte islamiste. L’opzione dell’SDA di Izetbegović. Il rapporto con il mondo arabo durante e dopo la guerra. Concludiamo con questo articolo la serie di tre pubblicati sull’argomento.

15/03/2004, Redazione -

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Da Zenica, scrive Esad Hećimović

L’undici settembre ha cambiato il modo in cui molti funzionari americani e occidentali vedono la Bosnia e i Balcani. Una delle vittime dell’undici settembre è stata infatti l’immagine dei Bosniaco Musulmani agli occhi di molti osservatori occidentali. Contemporaneamente alla guerra globale contro il terrorismo, e all’intervento dell’esercito americano in Afghanistan e Iraq, diverse lobby in Occidente hanno tentato di modificare il modo di considerare i Balcani. Tra loro ci sono anche quelli che durante le guerre degli anni ’90 hanno sostenuto leaders serbi come Radovan Karadžić, Ratko Mladić e Slobodan Milošević, poi incriminati dal Tribunale dell’Aja per genocidio in Bosnia Erzegovina. D’altro canto, ci sono anche quelli che contestano acriticamente l’esistenza di qualsivoglia forma di radicalismo, o di qualsiasi legame con crimini di guerra o terrorismo, da parte delle forze che durante la guerra hanno difeso i Bosniaci Musulmani in Bosnia Erzegovina (BiH).

Uno dei rari ricercatori che si occupano dell’area balcanica, e che ha prodotto una immagine equilibrata ed obiettiva degli avvenimenti, è l’autore francese Xavier Bougarel. Durante, e dopo, la guerra in Bosnia Erzegovina, Bougarel ha condotto un lavoro di ricerca di anni sull’Islam politico nel Paese. La sua ricerca, per la maggior parte, s’ è indirizzata alla applicazione politica e nazionale dell’Islam in Bosnia Erzegovina nel corso degli anni ’90. Rispetto alla questione dell’Islam bosniaco come di un "autentico" Islam europeo, Bougarel ha dichiarato a Osservatorio che si tratta di una idea "allo stesso tempo accurata e fuorviante. Prima di tutto, rispetto a quanto è avvenuto durante la guerra, è importante sottolineare che i Bosgnacchi (Bosniaco Musulmani) non sono meno Europei dei Serbi, dei Croati o dei Francesi, e che non ci sono religioni "autoctone" o religioni "importate" in Europa. Inoltre, la società bosniaca è molto secolarizzata e occidentalizzata. Le istituzioni religiose islamiche in Bosnia Erzegovina hanno dovuto definire un loro nuovo ruolo come rappresentanti di una "minoranza religiosa" già alla fine del XIX secolo, e hanno dovuto affrontare un processo di laicizzazione autoritaria nel corso di cinquanta anni di comunismo. Sotto questo aspetto, l’esperienza dei Bosniaco Musulmani e delle loro istituzioni religiose può contribuire ad una comprensione migliore e imparziale delle sfide rappresentate dalla cosiddetta "nuova presenza islamica" in Europa Occidentale – afferma Bougarel."

Allo stesso tempo, questo autore ricorda che "l’Islam bosniaco non ha mai rappresentato una realtà monolitica: negli anni ’30, ad esempio, alcuni leaders religiosi accettarono il concetto europeo di modernità, mentre altri lo rifiutarono. Definendo semplicemente l’Islam bosniaco come un "Islam europeo", si rischia di sottostimare o di ignorare del tutto le profonde trasformazioni e gli accesi dibattiti che hanno coinvolto la popolazione bosniaca e le istituzioni religiose. Questo è il caso, ad esempio, che si verifica quando alcuni intellettuali o giornalisti presentano Alija Izetbegović come il "vero" rappresentante dell’Islam bosniaco in quanto "Islam europeo e tollerante". A mio parere, Alija Izetbegović era piuttosto il rappresentante di una specifica corrente all’interno dell’Islam bosniaco, cioè dell’Islam politico o, meglio, dell’islamismo. Inoltre, la nozione di un "Islam europeo e tollerante" implicitamente contrappone nell’insieme l’Islam europeo all’Islam non europeo (e non tollerante). In un certo senso, si tratta di una regressione all’Orientalismo, in base al quale tutto quanto non è "Occidente", tutto quanto non è "Europa" è retrogrado e oppressivo. Le analisi dei recenti cambiamenti intervenuti a livello religioso nell’Islam in Bosnia Erzegovina in termini di innocuo (leggi: apolitico) Islam locale e "sufi" versus un dannoso (leggi: politico) Islam importato e "wahhabbita", rappresentano un indiretto riflesso della tradizione orientalista. La realtà, ovviamente, è molto più fluida ed intricata."

Indubbiamente, i principali rappresentanti ufficiali della comunità islamica in Bosnia Erzegovina oggi sono legati a doppio filo all’SDA (Stranka Demokratske Akcije, Partito dell’Azione Democratica, ndt) in quanto principale partito nazionale e politico dei Bosgnacchi. La rinascita islamica e il rinnovamento della idea nazionale bosgnacca sono strettamente collegate. Questi processi sono iniziati alla fine degli anni ’80 del secolo scorso, al tempo della liberalizzazione della società socialista e dell’inizio della dissoluzione della ex Jugoslavia. Da parte bosgnacca, questo processo è stato condotto da un gruppo di intellettuali religiosi, musulmani, che negli anni ’40 e ’50 erano membri della organizzazione "Giovani Musulmani" (Alija Izetbegović, Salih e Omer Behmen) e i loro (allora) giovani seguaci della Facoltà di Scienze Islamiche a Sarajevo (Hasan Čengić, Džemaludin Latić, Mustafa Spahić). La maggior parte di questi attivisti religiosi è stata condannata nel corso del cosiddetto "Processo di Sarajevo", nel 1983. Con la fondazione dell’SDA, questi attivisti sono stati coinvolti in maniera decisiva nella formazione della identità nazionale bosgnacca, dopo la dissoluzione sia del socialismo che della Jugoslavia, alla fine degli anni ’80 e all’inizio degli anni ’90. Tuttavia, quando questo processo di dissoluzione a livello ideologico e statuale ha portato alla guerra in Bosnia Erzegovina, si sono manifestate caratteristiche anche diverse della influenza islamica.

Con la caduta dell’Impero Ottomano, i Bosniaco Musulmani avevano perso il collegamento con le correnti più significative, dal punto di vista ideologico, nel mondo islamico. Questi legami ideologici hanno cominciato a rinnovarsi a partire dagli anni ’70 e ’80, in primo luogo attraverso contatti personali a livello di funzionari religiosi. Poco dopo l’inizio della guerra in Bosnia Erzegovina, verso la fine del 1992, è cominciato un importante scontro tra i principali Paesi islamici e musulmani per esercitare una influenza decisiva sulla popolazione musulmana della Bosnia Erzegovina. Questo conflitto si è svolto in primo luogo tra l’Arabia Saudita e altri Paesi arabi, ha coinvolto l’Iran e la Turchia, e gruppi e movimenti islamici.

Dopo l’11 settembre del 2001, molti hanno cercato di presentare una diversa immagine dei Bosniaco Musulmani fondando le proprie affermazioni sulla grande influenza esercitata dagli ex volontari e missionari islamici stranieri, che erano giunti in Bosnia Erzegovina durante o direttamente dopo la guerra. Sui media occidentali, questi sono abitualmente presentati come Al Qaeda, ma questa non è una denominazione che loro abbiano mai utilizzato in Bosnia Erzegovina. I loro capi, come lo sceicco Anwar Shaban, già direttore dell’Istituto Culturale Islamico di Milano, o lo sceicco Imad Al Misry, fondamentale teorico e ideologo della gioventù islamica attiva, hanno parlato nel corso degli anni del movimento "Sahva", parola araba che indica la rinascita islamica. "Gli scrittori islamici contemporanei descrivono questo movimento con la parola "sahva", che sottintende il risveglio della fede che Allah ci dona al giorno d’oggi. Scrive molto su questo tema Muhammed Kutub, fratello di Sejjida Kutub. Ho menzionato di passaggio lo scrittore Muhammed Kutub e nessuno ha diritto di paternità sulla "sahva". E’ il volere di Allah che questa si manifesti in vari luoghi, ed è nostra cura fare in modo che venga messa in collegamento. Così si giunge al suo sviluppo e sotto questo aspetto anche alla sua difesa – ha dichiarato lo sceicco Anwar Shaban nella sua ultima intervista." Il 14 dicembre 1995, fu ucciso dalle forze speciali di polizia croate nei dintorni di Žepče. Il suo ruolo, in Bosnia, è stato rilevato dallo sceicco Imad Al Misry fino alla sua deportazione in Egitto nell’ottobre del 2001.

La influenza diretta dei missionari islamici stranieri in Bosnia Erzegovina è dunque terminata. Il loro ruolo è stato preso da giovani studenti bosniaci che, dopo aver terminato gli studi in Arabia Saudita, Giordania e altri Paesi, sono ritornati in Bosnia. L’obiettivo principale di questi gruppi, oggi, è quello di sviluppare una base di sostegno all’interno del popolo bosgnacco. In questo momento non sono interessati a provocare un qualsiasi tipo di frattura tra i Bosniaco Musulmani. A partire dai recenti errori, hanno imparato che un confronto di questo tipo è molto dannoso per diffondere le idee del loro movimento. Invece del confronto, in questo momento cercano di costruire solidarietà con la comunità, vittima in Occidente della isteria e paranoia antiislamica a seguito dell’11 settembre. Alla fine del 1995, le principali organizzazioni islamiche umanitarie e missionarie hanno proclamato che la guerra era finita, e che quindi ora era tempo di indirizzare la maggior parte delle attività verso la educazione islamica, dato che l’istruzione riveste una funzione decisiva nella formazione di una nazione. Per questo motivo, la maggior parte delle attività di questi gruppi islamici, dopo la guerra, è stata indirizzata al proselitismo attraverso attività di educazione islamica. Questa attività conferma che il processo di formazione della identità nazionale e religiosa non è ancora concluso. Bougarel ha nuovamente ragione. Non è possibile fare una chiara divisione di ruoli tra sostenitori di un Islam "tradizionale" e "importato" nella analisi dell’Islam bosniaco oggi, perché in questo modo si farebbe un ulteriore errore. I cosiddetti "tradizionalisti" sono spesso inclini ad un utilizzo politico e nazionale dell’Islam, e d’altro canto i sostenitori della "Sahva" non sono più stranieri, ma anche Bosgnacchi.(3-fine)

Vedi anche:

– L’Islam nei Balcani. Conversazione con Nathalie Clayer

– La Bosnia nella lotta globale al terrorismo

– Mujaheddin in Bosnia

– Il nuovo Islam balcanico

– Islam e Balcani: al di là dei luoghi comuni

– Izetbegovic, il ‘nemico essenziale’

Vai agli articoli sul caso Ballarò:

La Bosnia di Ballarò

La Bosnia di Ballarò-2

La Bosnia di ballarò-3

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