Tipologia: Notizia

Tag:

Area: Serbia

Categoria:

L’estrema destra in Serbia

Oltre al noto Partito radicale serbo, il cui presidente si trova in cella nel carcere di Scheveningen accusato di crimini di guerra dal TPI dell’Aia, in Serbia esiste un sottobosco di movimenti e militanti dell’estrema destra, che, per quanto in numero esiguo, possono rappresentare una minaccia per la società. Vediamo chi sono

24/01/2005, Danijela Nenadić - Belgrado

L-estrema-destra-in-Serbia

Oggi il nazionalismo in Serbia, a confronto col periodo del regime di Slobodan Milošević, non è più istituzionalizzato né trova la sua sede ai vertici dello stato, ciò nonostante esso rimane ancora fortemente presente. Questo è testimoniato in modo più che convincente dai risultati elettorali conseguiti negli ultimi anni dal Partito radicale serbo, ma anche dai più recenti sondaggi, secondo i quali, oggi il partito di Voijslav Šešelj, accusato dall’Aia per crimini di guerra, è senza dubbio il più forte partito della Serbia.

Nonostante dal 2000 i Radicali abbiano cambiato retorica, sicché ora si battono per l’"ingresso della Serbia in Europa", nella campagne elettorali e nei dibattiti in parlamento questo "orientamento" è molto meno frequente, rispetto all’inaccettabilità del fatto che i Serbi vengano consegnati al Tribunale dell’Aia o rispetto alla critica dei rapporti della comunità internazionale con i Serbi del Kosovo.

Un’ulteriore storia riguarda poi lo "stato sociale di diritto" che i Radicali garantiranno se dovessero andare al potere. Ciò è inteso come uno degli elementi più importanti del successo dei Radicali alle elezioni in una Serbia economicamente provata, così che l’ex "punto d’appoggio" del loro nazionalismo in cui c’erano "i nemici numero uno incarnati dagli appartenenti alle altre religioni o nazioni", è stato modificato in "ingiustizia del grande mondo verso noi Serbi". Con ciò viene definita una versione ammorbidita del loro nazionalismo degli anni ’90, ma, secondo svariate opinioni, questo è, e rimane, pur sempre un ulteriore motivo per temere la "radicalizzazione della Serbia".

In modo particolare il nazionalismo rappresenta una seria minaccia nei territori etnicamente misti, soprattutto in Vojvodina, dove vivono gli appartenenti di oltre 20 comunità delle minoranze e dove i Radicali alle scorse elezioni hanno ottenuto singolarmente il miglior risultato, aggiudicandosi oltre due terzi dei deputati nel parlamento regionale.

Inoltre i Radicali, in alcuni comuni della Vojvodina, hanno stretto alleanze con i partiti delle minoranze, così per esempio nel Sangiaccato, dove a Novi Pazar hanno fatto una coalizione con il partito del ministro della Serbia e Montenegro, Rasim Ljajić, mentre all’opposizione è rimasto il partito nazionalista dei Bosgnacchi guidato da Sulejman Ugljanin.

I nazionalisti in Vojvodina, oltre che nei partiti, sono attivi anche attraverso alcuni movimenti: il Movimento popolare serbo "Svetozar Miletić" con sede a Novi Sad e il Movimento patriottico "Obraz", presente anche nel resto della Serbia. Alcuni mesi fa, sempre in Vojvodina, è spuntato pure un ramo del movimento nazionalistico ungherese "64 contee", che si batte per la "Grande Ungheria".

Se il movimento "Svetozar Miletić" in un certo modo rappresenta l’"élite intellettuale" del nazionalismo serbo – è composto da accademici e dottori in scienza perlopiù presenti nei comitati di difesa di Slobodan Milošević, Radovan Karadžić e Ratko Mladić – gli appartenenti di "Obraz" sono una sorta di "gorilla" che reagiscono non in modo particolarmente strategico, ma più che altro "di caso in caso", quando considerano che gli interessi serbi siano sotto minaccia.

Il movimento "Svetozar Miletić" è stato fondato nel 2001, e alla base dei suoi intenti dichiara la "salvaguardia della concordia e dell’unità in Serbia, attorno alla Serbia e per uno Stato serbo". Oltre ad essere favorevoli al ritorno della tradizione, al costituire forti relazioni con la Chiesa ortodossa serba e con chi è contrario all’autonomia della Vojvodina, questo movimento considera che la Serbia, il Montenegro, la Republika Sprska e gli ex territori delle Krajine Serbe, fondate in Croazia al tempo della guerra, "da sempre sono terre serbe", perciò dovrebbero essere accorpate in un unico stato.

Questo stato ideale non viene chiamato apertamente "Grande Serbia", ma la sostanza del loro agire politico è proprio quella. Questo movimento ha ottenuto dei mandati in molti comuni e partecipa al governo, perciò si considera molto più serio e pericoloso di "Obraz". Nel movimento "Svetozar Miletić", compaiono i nomi di professori, accademici e altri noti intellettuali tra cui: Dragan Nedeljković, Milorad Ekmečić, Vasilije Krestić, Kosta Čavoški, il direttore dell’Archivio della Vojvodina Pavle Stanojević e altri.

Il movimento "Obraz", conosciuto per aver picchiato i partecipanti al Gay Pride di Belgrado nel 2001, si mostra principalmente con scritte sui muri a contenuto nazionalista o nelle campagne contro gli omosessuali, mentre nei raduni pubblici i suoi membri sempre più di frequente insistono sull’affermazione della religione ortodossa, come l’unica giusta, e della patria, così come insistono sulla necessità che la Serbia venga definita mediante la Costituzione non come stato dei suoi cittadini, ma bensì come "stato del popolo serbo e degli altri che vi abitano".

Benché non sia facile stabilire delle connessioni dirette fra "Obraz" e la Chiesa ortodossa serba, questo movimento si considera in qualche modo un ramo dei "giustiniani", l’ala dura della Chiesa ortodossa serba, in cui vi fanno parte numerosi e influenti vescovi come Irinej Bulović, il vescovo Atanasija e altri.

"Obraz" ha organizzato più volte delle campagne contro i diritti degli omosessuali, considerando che un tale tipo di amore sia innaturale e senza religione, e ai suoi membri piace il richiamo ai valori introdotto dall’ex vescovo serbo Nikolaj Velimirović.

È difficile dire con precisione quante e quali conseguenze abbiamo i movimenti nazionalistici sulle relazioni intra-nazionali nei territori misti, vero è però che sono di norma presenti e urlano ad ogni minima "situazione critica".

Così è stato qualche mese fa quando hanno partecipato agli attacchi contro gli Ungheresi in Vojvodina. Situazione che i Radicali, i membri di "Obraz" e quelli di "Svetozar Miletić" hanno interpretato come una storia inventata alla vigilia delle elezioni locali. Anche se non è possibile negare interamente questa argomentazione, tenendo presente che ha sicuramente e ulteriormente omogeneizzato l’elettorato ungherese, i sunnominati movimenti hanno di fatto negato che gli incidenti si siano verificati in un periodo ravvicinato, tale che alcune famiglie ungheresi sotto pressione e sotto le tensioni interetniche si siano trasferite dalla Serbia.

I membri di "Obraz" hanno persino affermato che tutto era "parte di un piano" volto a dare un’errata immagine della situazione in Vojvodina. Non di rado hanno sostenuto che pure gli Ungheresi non sono minacciati dai Serbi in Vojvodina e che non sono di frequente attaccati come invece è il caso dei Serbi che vivono nei territori a maggioranza ungherese.

Il discorso delle minoranze nazionali ungheresi sulla minaccia e sulla sempre più diffusa intolleranza verso gli Ungheresi era difficile da negare, ma la storia è stata politicamente surriscaldata da Jožef Kasa, al punto di portare alla questione della creazione relativamente veloce della corrente nazionalista del movimento "64 contee" a Subotica. Questo movimento, che era l’analogo ungherese di "Obraz", si batte per la costituzione dei territori dell’ex impero ungherese, ossia per la creazione della "Grande Ungheria".

All’incontro nella città ungherese di Mali Iđoš, tenutosi nell’ambito del concerto del gruppo rock "Karpatija" alla fine di ottobre, in modo chiaro sono stati propagandati i cambiamenti di frontiera e l’annessione della Vojvodina all’Ungheria. All’incontro ha partecipato anche il politico ungherese Laslo Torockai, che è stato presto cacciato dalla Serbia, e dalle sue idee hanno preso la distanza pure i funzionari ungheresi.

In conclusione, in Serbia esistono ancora partiti e movimenti nazionalisti, diversi e meno visibili che al tempo del potere di Milošević. Sanno fanno sentire con altri pretesti, non esclusivamente legati alle questioni nazionali, così che non di rado sono in grado di offuscare il loro sostanziale orientamento nazionalistico.

Ad ogni modo, oltre ai Radicali, che sono gli unici ad avere una reale forza politica, per quanto riguarda i movimenti "Svetozar Miletić" e "Obraz" non si può dire che siano una effettiva forza politica, per quanto siano una seria minaccia per la società civile della Serbia e nella società ogni "atmosfera infuocata sotto il profilo nazionale" contribuisce al loro sviluppo. E di tali situazioni in Serbia non ce ne sono poche.

editor's pick

latest video

news via inbox

Nulla turp dis cursus. Integer liberos  euismod pretium faucibua

Possono interessarti anche