Tipologia: Notizia

Area: Croazia

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L’estrema destra croata perde terreno

Unione Democratica Croata (HDZ) e Partito Croato dei Diritti (HSP) rinunciano all’estremismo neo-ustascia. Formazioni minori, contrarie all’Europa e alla collaborazione con l’Aja, si contendono la guida dell’estrema destra, ma hanno scarso seguito nel Paese. Alcune azioni ed attentati dimostrano tuttavia la vitalità delle posizioni radicali. Battaglia a colpi di dinamite sui simboli del ‘900

01/02/2005, Drago Hedl - Osijek

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Dopo la morte, nel dicembre del 1999, di Franjo Tudjman, primo Presidente della Croazia, la sua Unione Democratica Croata (HDZ) si è mossa verso il centro-destra smettendo di flirtare con il movimento ustascia e con le pagine nere della recente storia della Croazia. Questo ha portato ad un radicale riassestamento della scena politica croata. L’area che era stata coperta da questo partito per anni, e che comprendeva una ampia porzione dello spettro politico – dal centro alla destra estrema – si è ristretta considerevolmente negli ultimi anni.

Le politiche europeiste del Primo ministro Ivo Sanader, che è subentrato a Franjo Tudjman alla guida dell’HDZ, hanno implicato un repulisti all’interno del partito ed un cambio radicale della sua immagine pubblica, in modo potesse essere riconosciuto in Europa quale moderno partito di centro-destra.

L’atteggiamento conciliante ed aperto alla collaborazione nei confronti delle minoranze (in particolare quella serba ed italiana), il rifiuto del neo-ustascismo, la promozione di una piena collaborazione con il Tribunale dell’Aja, il rispetto dell’indipendenza dei media e dei diritti umani – cioè l’accettazione dei principi fondamentali che rendono moderna l’Europa – hanno trasformato l’HDZ, nonostante le critiche che le possono ancora essere mosse, in un moderno partito di destra.

Anche il Partito croato dei diritti (HSP) ha abbandonato le posizioni di estrema destra, rinunciando pubblicamente all’ustascismo, alla diffusione dell’odio nei confronti delle minoranze ed in qualche modo mutando la propria retorica nei confronti del Tribunale dell’Aja. La destra estrema, almeno per quanto riguarda i partiti politici, è quindi divenuta un fenomeno marginale e senza grande influenza sulla scena politica croata. Lo spazio dello spettro politico prima occupato dall’HDZ e dall’HSP è ora coperto, per la maggior parte, da partiti piccoli e poco significativi, incapaci di ottenere seggi in Parlamento.

Questi ultimi sono stati fondati spesso da fuoriusciti dell’HDZ. Tra questi ad esempio Ivic Pasalic, un consulente di lungo corso di Franjo Tudjman, o Tomislav Mercep, persona al centro di molte storie, sinora mai provate, legate a crimini di guerra. Tra loro anche individui insoddisfatti come ad esempio il figlio maggiore di Tudjman, Miroslav, in passato a capo di tutti i servizi segreti croati. Pasalic ha fondato il Blocco croato (HB), Mercep il Partito civile croato (HSP) e Miroslav Tudjman la Vera rinascita croata (HIP). Nessuno di questi partiti gode di un effettivo supporto né da parte degli elettori né in Parlamento, come è emerso chiaramente alle recenti elezioni presidenziali nelle quali erano schierati candidati sia dell’HB che dell’HPS.

Ivic Pasalic, candidato del Blocco croato, nonché presidente del partito, ha ricevuto l’1,82% dei consensi, il candidato dell’HSP, Tomislav Petrak, lo 0,12% ed il generale in pensione Ljubo Cesic Rojs, recentemente espulso dall’HDZ, e ben conosciuto come feroce oppositore all’estradizione dei sospettati di crimini di guerra al Tribunale dell’Aja, ha ottenuto solo l’1,85% dei consensi. La "destra hardcore", un termine utilizzato dai suoi stessi leader, ha subito un enorme fiasco.

La piattaforma politica della destra estrema in termini generali riprende la maggioranza degli elementi già utilizzati da Tudjman per dirigere l’HDZ dalla sua fondazione (alla fine degli anni ’80) alla guerra svoltasi tra il 1991 ed il 1995. Inoltre, oltre a flirtare, come già menzionato, con i movimenti neo-ustascia (come è risultato chiaro dalle manifestazioni organizzate per celebrare lo Stato indipendente di Croazia, creato dagli ustascia grazie al supporto dei nazisti tedeschi durante la Seconda guerra mondiale), la questione della sovranità della Croazia viene posta come principio fondamentale. L’Unione europea viene di conseguenza percepita con forte scetticismo, come una seria minaccia alla sovranità croata e all’indipendenza nazionale. L’estrema destra si oppone duramente anche alla collaborazione tra la Croazia ed il Tribunale dell’Aja; Ante Gotovina, generale indiziato di crimini di guerra, attualmente latitante, è visto come un eroe nazionale; e la minoranza serba è ancora percepita come il nemico pubblico numero uno.

Nonostante la destra estrema non abbia in Croazia un grande influenza sulla vita politica, alcuni incidenti dimostrano come vi sia qualcuno che ancora la sostiene. L’erezione di monumenti dedicati ai due criminali ustascia Mile Budak e Jure Francetic; la distruzione di un monumento all’ex Presidente della Jugoslavia e guida nella lotta antifasicta, il croato Josip Broz Tito, nella sua natia Kumrovec; la manifestazione a Zara, città della costa adriatica, dei vecchi ustascia, l’affissione di un gran numero di poster inneggianti al generale Ante Gotovina sono segnali che indicano come al Croazia moderna non si sia ancora liberata di questi fenomeni tipici dell’estrema destra.

I commentatori politici in Croazia concordano sul fatto che tali fenomeni siano extra-istituzionali e che quindi non vi sarebbero partiti politici che possano essere identificati con tali correnti. Ma chi si nasconde dietro a tali azioni i cui organizzatori riescono sempre a sfuggire alla polizia? Si ritiene di tratti di gruppi politici marginali, che non godono del supporto dell’opinione pubblica, e che quindi utilizzano metodi al limite del terrorismo.

Davor Gjerno, analista politico di Zagabria, ritiene che gli eccessi prodotti dall’estrema destra non trovano fondamento in concetti politici ben definiti come, per esempio, la resistenza all’integrazione della Croazia nell’Unione Europea. Stima però che questi gruppi di estrema destra in questo modo dimostrano tutta la loro insoddisfazione con le politiche adottate dal Primo ministro Sanader, al quale non vengono perdonate la distanza presa dal movimento usatscia, la politica conciliante nei confronti delle minoranze ed il supporto a favore della collaborazione con il Tribunale dell’Aja.

Andjelko Milardovic, a capo del Centro studi di scienze politiche di Zagabria, ritiene vi sia un conflitto tra due diverse concezioni. Quella europeista, supportata dal governo Sanader, e quella della destra radical populista che rifiuta l’Europa. "Questo è accaduto anche in altri Paesi in transizione, come ad esempio la Slovacchia, ma assume forme più radicali in Croazia", sottolinea Milardovic, aggiungendo che il fatto che più del 50% dei cittadini croati sostengano l’integrazione nell’UE induca a pensare che i nazionalisti radicali non riusciranno ad interferire con questo processo.

Sempre secondo gli analisti non è pericoloso per la democrazia croata il fatto che nessuno, perlomeno nessuno dei partiti che operano legalmente sulla scena politica, attualmente controlli questa estrema destra. Gli osservatori aggiungono inoltre che più s’avvicinerà il giorno in cui la Croazia farà parte dell’Unione Europea, più queste forze d’opposizione si indeboliranno, anche se nessuno può escludere atti estremi come quello che, alla fine dell’anno scorso, ha portato alla distruzione del monumento di Tito a Kumrovec, in risposta alla rimozione di poster inneggianti ad Ante Gotovina a Zara.

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